Facciamo squadra per una politica sportiva illuminata
Sono ormai stati completati, con le elezioni del Presidente e della Giunta del Coni, i quadri di governo dello sport nazionale. Ho avuto l’onore di partecipare al Consiglio nazionale del Coni rappresentando gli Enti di Promozione Sportiva, una proposta sportiva, quindi, centrata principalmente sulla promozione della persona e dei valori ispirati alla solidarietà e all’inclusione. Sedere al tavolo di lavoro con i Presidenti di tutte le Federazioni sportive nazionali, è innegabile, mi ha molto emozionato. Per un attimo ho pensato ai tempi dell’oratorio, al curato, agli amici con i quali ho cominciato a vivere lo sport. Un flashback sulle tante realtà di base conosciute negli anni e che in questo momento di profonda crisi guardano al futuro con un misto di speranza, di fiducia e, inutile negarlo, di preoccupazione. Ho pensato al Csi e alle fatiche dei nostri Comitati, popolati di società sportive desiderose di ripartire e ottimiste nella possibilità di essere messe finalmente in condizione di ricominciare il loro cammino nella storia sociale nazionale.
Mi chiedo, ora però se saremo all’altezza di un compito così grande. Forse sì, ma solo se tutti lavoreremo con onestà e correttezza facendo ognuno la propria parte. Come Csi dovremo fare quello che siamo sempre stati capaci di fare: essere squadra, aiutarci reciprocamente, essere aperti e solidali. In questo modo riusciremo a costruire un rapporto di collaborazione con la politica nazionale e territoriale, facendo della nostra coesione una forza positiva, capace di porre al centro del dibattito politico-sportivo italiano il vero bene della società.
Lo sport è sempre più l’elemento cardine nel futuro della nostra comunità: aiuta nello sforzo educativo e formativo dei ragazzi, aiuta nei corretti stili di vita, aiuta nella socializzazione. È insomma, un dato culturale ben definito. Ma non possiamo essere soli: è indispensabile che la politica scenda in campo e si metta al servizio della proposta sportiva. Utopia? Affermazione pesante? Da sempre la politica pensa di avere un ruolo dominante, di guida, di essere chiamata a scrivere le regole. Ed è così, purché la politica sappia nutrire le proprie scelte con l’ascolto, valorizzando l’esperienza di chi lo sport lo vive, lo pratica, lo propone da decenni.
Ciò detto, non posso che confermare un fatto di per sé evidente: senza una politica illuminata e vicina lo sport da solo non può fare molto perché c’è il rischio che ognuno pensi al proprio vantaggio immediato, perdendo di vista l’orizzonte e l’obiettivo a lungo termine. Questo è un rischio che, dati i tempi che stiamo vivendo, non possiamo più correre.