Oltre il Green pass l’azzurro speranza dei nostri atleti
Ho vissuto nella scorsa fine settimana momenti meravigliosi, come fossero il simbolo di un ritorno alla vita. La prova di atletica di Grosseto, per quanto un po’ limitata nel numero dei partecipanti, a seguito dell’opportuno rispetto delle regole sanitarie, è stata un successo che va al di là di ogni aspettativa.
Non era facile, perché il ritorno all’attività sportiva in questa situazione d’ incertezza e, in molti casi, addirittura di disorientamento, richiede tanta buona volontà, tanto coraggio e uno spiccato spirito di servizio. Abbiamo avuto concreti segnali di ripartenza e davvero posso dire di aver toccato con mano l’entusiasmo degli organizzatori e degli atleti in gara. Mi ha colpito la luce che ho visto nei loro occhi: una luce di rinascita, di ritorno allo sport che unisce, educa, integra, rende coese le comunità. Perciò mi sento in dovere di sottolineare che, pur seguendo con interesse tutte le posizioni espresse nel grande dibattito sui permessi, sull’uso del green pass e sui luoghi dove questo è d’obbligo, un’idea me la sono fatta. Capisco che non sia facile convincere chi la pensa diversamente, che ogni obbligo è una scalfittura, una lesione della libertà personale, ma temo, consapevole di non essere un esperto, che non ci siano altre strade. Abbiamo la possibilità di affidarci, per le nostre valutazioni, alle indicazioni degli scienziati, e da questo punto di vista non ci sono equivoci: le regole sono indispensabili per evitare tragedie maggiori, e in particolare per evitare di tornare ai tempi delle chiusure in casa, dei divieti di muoversi, dei divieti di fare sport. Spero che nessuno legga queste mie riflessioni come giudizi espressi verso chi non è concorde con il mio pensiero.
Mi basta però sottolineare che la fiducia nei nostri mezzi, la costanza, il desiderio di essere testimoni di una associazione che promuove lo sport per tutti alla fine si sta imponendo. Lo dimostra la manifestazione di Grosseto che ha rappresentato anche il giusto inizio: con razionalità, senza fughe in avanti, con qualche partecipante in meno. Meglio così, insomma, che iniziare di scatto per doverci poi fermare un giro di pista dopo.
Concludo con un grande abbraccio e un grazie a nome del CSI al mondo paralimpico. Con i suoi successi sta confermando a tutti che la disabilità non deve mai essere esclusa. E mi sia permesso infine ricordare che l’apertura allo sport dei disabili ha visto in campo il CSI praticamente da sempre, fin da quando provocava sorrisi di sufficienza.