Quella ferita che suscita l’impegno a ricominciare
Finalmente! Il ritornello ripetuto in queste giornate intense per la nostra Associazione. Come un nuovo modo di riabbracciarci dopo le lunghe settimane che ci hanno tenuto distanti. Finalmente la possibilità di tornare sui campi e rivederci in presenza. L’occasione è stata l’incontro degli Assistenti Ecclesiastici e il “WOW Festival”. Tuttavia un avverbio non è sufficiente a motivare e rimettere in cammino. Certo aiuta a ridare entusiasmo ma rischia di franare di fronte alle tante difficoltà che ancora ci stanno davanti. La ripresa è una conquista non semplicemente un’eredità acquisita; una tensione verso il nuovo e non l’esperienza del già dato; un desiderio che richiede coraggio di fronte al dubbio e la paura. Per ricominciare è necessario tornare a farci delle domande. Come ricordava il Cardinale Ravasi: “Il segno dell’interrogativo è un ricciolo, qualcosa che deve in qualche modo colpire, che deve in qualche modo incidere nella persona umana”. Nella domanda e soprattutto nella ferita che provoca si nasconde la motivazione all’impegno. Vorrei allora rivolgere anche voi, come una provocazione, le domande che mi hanno tenuto compagnia in queste giornate che abbiamo vissuto insieme. Più volte il nostro Presidente ci ha ricordato che del CSI ci sarà ancora bisogno, soprattutto adesso. Perché? Abbiamo vissuto un’estate piena di soddisfazioni sportive, ci siamo sentiti partecipi delle grandi vittorie, ammirati dai grandi talenti ma per la maggioranza dei ragazzi, anche se quello non sarà mai il traguardo, non può essere negato il desiderio di provarci e mettersi in gioco. Anche a loro deve essere garantito il diritto di giocare e sfidarsi con gli altri. Una seconda domanda suscitata dall’incontro con i confratelli sacerdoti e i tanti dirigenti presenti: perché è così bello ritrovarsi? Mi convinco sempre di più che l’amicizia, quella vera, non è semplicemente il condividere un po’ di tempo insieme ma il perdere tempo per l’altro, per ascoltare le sue parole, per rivedere il suo volto, a volte asciugare le sue lacrime o intrecciare sereni sorrisi. Nella terza domanda non c’è un rimprovero piuttosto un incoraggiamento: perché l’incontro associativo deve essere delegato al prete Assistente? Il CSI non è stato fondato dai preti e in questi anni ho conosciuto davvero tantissimi laici, uomini e donne, che nel loro impegno hanno dimostrato competenza e vera testimonianza. Da ultimo: era proprio necessario celebrare la Messa a conclusione delle nostre giornate insieme? Dovevamo ricordarci che nessuno di noi ha l’esclusiva del bene ma con tutti quelli che lo praticano possiamo, con tanto entusiasmo, dire: finalmente!