14 marzo 2009

Quattro stagioni, l’unico doping che vogliamo

Dedicare questo spazio al commento di "temi d’attualità" è sempre una buona cosa. Ma la settimana in fondo ha offerto solo due notizie. La prima ha a che fare con "il campo" e riguarda il ko subito dalle squadre italiane in Champions League da parte delle rivali inglesi. La seconda ha a che fare con "la tristezza" e riguarda ancora una volta il doping.

Dedicare questo spazio al commento di "temi d’attualità" è sempre una buona cosa. Ma la settimana in fondo ha offerto solo due notizie. La prima ha a che fare con "il campo" e riguarda il ko subito dalle squadre italiane in Champions League da parte delle rivali inglesi. La seconda ha a che fare con "la tristezza" e riguarda ancora una volta il doping. Sull’arresto del ciclista Da Ros, per il suo presunto coinvolgimento in un traffico di sostanze proibite nelle palestre, avrei tanto da dire, ma è meglio aspettare che l’indagine dei Nas concluda il suo corso. Come stare, allora, su un tema di attualità? Un bell’assist me l’ha regalato l’altra sera l’allenatore di una squadra d’oratorio, raccontandomi un caso di…"doping quattro stagioni", dove ad alterare il risultato di una partita è stata una bella pizza di quella specialità. La vicenda, facile da sintetizzare, riguarda Giovanni, calciatore in erba dalle indubbie qualità tecniche, uno di quelli che, se vuole, è in grado di fare partita da solo. Purtroppo è un ragazzo "difficile", con alle spalle una situazione familiare a dir poco problematica, che si riflette in campo. In allenamento è presuntuoso, arrogante, come accade a chi sa di essere il migliore e pensa di potere fare quello che vuole. Ed ecco subentrare il…doping. La scorsa settimana Giovanni, al termine dell’allenamento, sfoggiando la solita arroganza litigata pesantemente con un compagno. Il Mister lo convoca e gli dice apertamente che starà in panchina. Giovanni reagisce replicando che in panchina non ci starà mai. Butta la borsa a terra e se ne va. La sorpresa arriva alla domenica. Giovanni arriva al campo, siede regolarmente in panchina, incoraggia i suoi compagni per tutto il tempo. Entra a un quarto d’ora dalla fine e realizza due gol da incorniciare. Tutti si chiedono cosa sia successo, perché un Giovanni così umile e sereno non si era mai visto. Poi si apprende che a cambiarlo, quindi a cambiare il destino della partita, è stata una bella pizza. Di fronte ad una birra e una "quattro stagioni" il mister è riuscito a fargli capire che lui e i suoi compagni gli vogliono bene, per davvero. Cosa gli abbia detto di preciso non si sa, solo chi si è trovato a parlare a quattrocchi con un ragazzo difficile può immaginarlo. Ciò che è certo è che quella pizza ha cambiato Giovanni. Evidentemente nel suo condimento c’era una sostanza "galvanizzante" rara ma non proibita. Si chiama attenzione, amore. Non diciamolo ai Nas, ma sembra sia un tipo di doping molto diffuso nelle nostre società sportive.

L'angolo del Presidente

Quattro stagioni, l’unico doping che vogliamo

Massimo Achini

Presidente Nazionale