Dal SOS piscine al Pnrr verso uno sport più sostenibile
Non so quali effetti abbia sortito la serrata dei gestori delle piscine di domenica scorsa, ma anche oggi vorrei riproporre l’attenzione sulla situazione, a dir poco allarmante, che stanno soffrendo gli impianti natatori, ma non solo. Un Sos estremo di chi sta per affogare avendo in mano delle bollette “pazze”, con rincari di luce e gas talvolta superiori al doppio rispetto al solito consumo. Leggendo qua e là, 42 piscine hanno chiuso nel mese di gennaio in Veneto; 14 a Milano, una dozzina a Roma ed a Varese la stessa sorte è toccata ad una decina di centri fitness. Mentre scrivo ho contezza di tantissimi altri poli natatori, a rischio di chiusura definitiva. Con essi andrà in crisi un intero settore sportivo, sia agonistico sia dilettantistico, mettendo a rischio i posti di decine di migliaia di lavoratori del settore, privando i cittadini di un fondamentale servizio di utilità sociale - e qui non posso subito non pensare anche alle tante persone con disabilità che nuotano in vasca - senza considerare inoltre l’immisirimento del patrimonio immobiliare pubblico e privato di importanza strategica. A spaventarmi di più è però quel malessere crescente che impoverirà ancora tanti giovani, appassionati dei tuffi, della pallanuoto, dello stile libero come del nuoto libero… paradossalmente proprio nell’anno dei Mondiali di Nuoto a Roma. Alle preoccupazioni dei gestori degli impianti sportivi e all’appello a tutte le forze di Governo perché cerchino rapidamente soluzioni a sostegno del settore impiantistico sportivo, voglio però aggiungere anche una riflessione in prospettiva. Fra tanti ristori e superBonus perché non pensarne uno ad hoc anche per chi ammoderna le caldaie delle piscine, ristruttura impianti sportivi con energie rinnovabili? Mi riferisco anche al prossimo Pnrr, che assegna 2,7 miliardi per interventi di rigenerazione urbana nelle città metropolitane. Riqualificazione, sport e inclusione sociale, palestre sono i tre ambiti principali del Pnrr, ma tali interventi, quando tradotti sui territori, dovrebbero essenzialmente premiare inclusione e sostenibilità, con una significativa ristrutturazione dell’impiantistica. Per affrontare una fase economica complessa, non sono sufficienti rivendicazioni e richieste, ma occorrono prospettiva e coraggio, visione e profezia. Gli sportivi sono abituati a faticare per raggiungere il risultato e siamo pronti a farlo. Sarà necessario investire su impianti sportivi di nuova generazione, puntando sulle energie rinnovabili; ben venga una migliore sostenibilità energetica, grazie ai pannelli solari o magari agli impianti di cogenerazione che permettono di produrre simultaneamente elettricità e calore. Se è vero poi che è possibile risparmiare calorie dal recupero d’acqua delle docce, investiamo allora sempre nel calore umano dello sport, soprattutto quello dei tanti giovani messi ai margini dalla pandemia, provando a realizzare impianti e servizi per uno sport sempre più diffuso. Uno sport più verde e sostenibile è il traguardo che ci aspetta.