Dati e numeri da “ascoltare” per i nuovi progetti
In questi giorni ho voluto prestare attenzione ai dati del tesseramento del Centro Sportivo Italiano, perché attraverso questi “numeri” si può misurare la temperatura dell’Associazione; una specie di verifica dello stato di salute. E questi dati sono confortanti perché confermano che il CSI è vivo, e che c’è una grande voglia di riprendere la vita come prima del Covid. Qualcuno potrebbe pensare che non c’è nulla di nuovo e di preoccupante, ma posso assicurare che v’è sempre un giusto e rispettoso timore quando si fanno queste verifiche.
Un altro e sicuramente non meno significativo indice dello stato di salute del CSI è stato offerto nello scorso fine settimana, con la “Tre giorni” svoltasi a Roma alla presenza dei Presidenti di Comitato e con alcuni Responsabili della formazione. Nell’occasione, in un dibattito ampio, sereno e ricco di entusiasmo, ci siamo confrontati sull’essere CSI, sull’impegno nel presente e sui progetti per il futuro.
L’analisi della situazione ci ha svelato un’Italia poco conosciuta. Sembrerebbe infatti che dopo la pandemia l’attività sportiva nella nostra Nazione sia cresciuta, e questo è vero. Però, attenzione, non è tutto oro quello che luccica. Infatti, grazie all’approfondimento che ci ha offerto il dott. Roberto Lamborghini, responsabile Centro Studi e Ricerche Sg Plus e docente Master Sport Institute, questo vale per la fascia di età fra i 25 e i 64 anni. Il fatto più grave è che fra i 3 e i 14 anni si registra invece un calo del 4 per cento di
praticanti. Questo sì che è allarmante, perché significa che oltre 1 milione e 200 mila ragazzi non fanno più sport. Facendo un paragone che rende l’idea, è come se città come Bologna, Firenze, Bari e Catania, tutte insieme, si fermassero di botto. Mi sembra evidente che sia un problema. Questi dati sono peraltro stati confermati dalla ricerca Offside su drop out e Generazione Zeta, promossa da CSI e Asc, con il contributo di Sport e Salute.
Su questa Generazione Zeta hanno posto la loro attenzione, nel corso della tre giorni svoltasi a Roma, il dott. Antonio Borgogni, Presidente del CdS in Scienze Motorie e Sportive presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Bergamo, e il dott. Simone Di Gennaro, Presidente dei CdI in Scienze motorie dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Questo deve essere oggi il problema sul quale concentrarci, come CSI, perché mettersi al servizio (la nostra missione) vuol dire ascoltare quelle che sono le esigenze e trasformare quell’ascolto in proposte concrete, in fatti, in progetti veri.