Avanti Draghi per proseguire le azioni del governo
C’è una bella differenza tra “intromissione nella politica” e “aspettative espresse alla politica”. Beneficiario lo sport a misura di persona, quindi una visione di vita, una legittimazione dell’attività sportiva come la vive il Csi, ovvero modalità sociale con forti e importanti ricadute sulla comunità civile, sulla scuola, sull’economia nazionale. Sotto questa luce va posta la nostra presa di posizione di questi giorni affinché il governo di Mario Draghi non interrompesse il proprio lavoro. Perché lo facciamo? Perché abbiamo un ruolo operativo e non di asettici osservatori. Noi mettiamo le mani in pasta, ci caliamo nelle responsabilità educative, formative, aggregative. Ci preoccupiamo delle sorti dei bambini e delle loro famiglie. E vorremmo tanto, come Csi, che l’azione governativa proseguisse sul percorso che aveva acceso le speranze di tutti noi, per una razionalizzazione delle norme sul lavoro sportivo, per il sostegno alla ripresa delle attività fortemente penalizzate da anni di pandemia, perché gli operatori sportivi ad ogni livello di ogni società sportiva, possano finalmente programmare le stagioni, la raccolta delle iscrizioni, la preparazione dei campionati, dei tornei e delle altre manifestazioni, con un minimo di certezze operative. Purtroppo la politica non sempre riesce a rispettare l’alto profilo etico che è chiamata ad esprimere. Mentre sto scrivendo non conosco le decisioni intraprese dal presidente Draghi, né come si sarà espresso il Parlamento, ma voglio sperare che il senso di responsabilità, che spesso ha salvato la nostra Nazione, vinca ancora una volta e ci porti a delle soluzioni rispetto ai problemi aperti. Non può essere un caso, però, se da tutta Italia sono partiti, rivolti a Draghi, tanti appelli affinché riprendesse il percorso alla guida del Paese per completare alcune scelte decisive per il presente e per il futuro. Abbiamo bisogno di una compagine governativa che possa intervenire a favore non solo dello sport di alto livello, ma anche di quello che, a causa della pandemia, ha visto l’abbandono di tanti giovani. Se ci sono state così tante persone ed organismi che hanno sentito il dovere di scrivere al premier, ci sarà più di una ragione. E ricordo che si tratta di associazioni di ogni genere, di sindaci, di categorie produttive, della Chiesa in diverse declinazioni. Istanze che, oltre tutto, hanno valicato i confini nazionali per trovare eco inusuali in tutto il mondo. In gioco non ci sono ragioni puramente economiche (legittime) o di posizionamento politico (fondamentale nelle democrazie), ma il futuro dell’Italia.