A settembre riposati e più carichi di energia sportiva
Concludo con questo Punto la prima parte “stagionale”. Per qualche settimana non torneremo su queste pagine per dialogare con i lettori e con i dirigenti o atleti del CSI. Si è trattato, anche in questo scorcio d’anno, di una bella esperienza, un dialogo fra CSI e società civile. Ringrazio per la signorile ospitalità l’editore di Avvenire e in particolare il direttore Marco Tarquinio, che posso a buona ragione annoverare tra gli amici più veri e sinceri della nostra Associazione, oltre che mio personale. Devo continuare con altri ringraziamenti, non formali e non scontati. Grazie, per tutto quello che hanno fatto, alle società sportive che compongono l’ossatura del CSI. Con loro ringrazio i Comitati provinciali, con tutti coloro che vi lavorano per diffondere la pratica dello sport a misura di persona come da decenni il CSI sta compiendo. Lo stesso ringraziamento vale per i Comitati regionali e per tutto lo staff della struttura nazionale. Uno staff che si sente legato al territorio e che ha lavorato in questi mesi per dare un senso e riempire di contenuti il valore della ripartenza. L’obiettivo principale del CSI era resistere allo scoraggiamento, tenere unita l’Associazione per ripartire con le attività sportive principali, quelle che per noi sono “tradizione”, senza smettere di sperimentare, di guardare al futuro, per misurare nuove proposte. Ricordo, per esempio, che abbiamo da poco firmato il rinnovo del protocollo d’intesa con il Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che intende confermare il nostro impegno nelle carceri, per contribuire a fare della pena un momento di recupero di umanità. Al centro di tutto il nostro agire sempre c’è stato e sempre dovrà esserci il bene dei ragazzi e delle loro famiglie. Siamo riusciti a fare questo anche nei momenti più bui, che davvero non sono mancati. In prospettiva ora c’è qualche giorno di riposo. Sono giorni importanti perché è indispensabile staccare per tenere in equilibrio il nostro servizio, che non può mai dimenticare la dimensione umana del nostro impegno. Diventa obbligatorio perciò avere la massima cura per la famiglia, che talvolta, pur non volendolo ma senza riuscire ad evitarlo, abbiamo trascurato. Approfittiamo allora dell’estate per recuperare il senso dell’essere famiglia e dello stare insieme tra i propri cari. Così potremo ricaricarci, per essere pronti ai primi di settembre a rimettere in moto la macchina dell’attività sportiva e per far partire quel processo di rinnovamento che ci riguarda molto da vicino. Infine non dimentichiamo le famiglie dei più fragili e maggiormente sofferenti: sono il nostro prossimo.