Caro governo, subito un Ministero dello sport
Purtroppo, o per fortuna, non ho tempo per seguire su giornali, tv, radio e social, il dibattito, spesso inutilmente aspro e quasi mai sereno, apertosi dopo la tornata elettorale di domenica scorsa. Mi sembra, però, che si stia parlando e discutendo di tutto, tranne che della valorizzazione dello sport per tutti e della tutela delle piccole società sportive di base.
Ovvio, mi spiace, anche perché, in realtà, chi ha a cuore le sorti attuali e future del Paese è consapevole di quanto l’attività sportiva sia indispensabile e quanto sia importante che venga gestita da persone competenti e sensibili. Persone che sappiano amare sinceramente i ragazzi a loro affidati. A dire il vero, si intravede uno spiraglio di luce nella definitiva approvazione della modifica costituzionale in cui verrà finalmente sancito lo sport come un diritto di tutti. Sarebbe un enorme risultato, ma non sufficiente: lo Stato, attraverso il nuovo Governo, dovrà mostrare la volontà di riempire di contenuti tale enunciato. Come? Anzitutto mostrando la giusta attenzione allo sport che merita di avere, a livello governativo, un punto decisionale, di riferimento e di rilievo: un vero e proprio Ministero dello Sport. Sarebbe un primo segnale importante. Così come lo sarebbe fissare il punto di equilibrio tra le competenze, oggi attribuite a tre realtà, fra loro non sempre in dialogo: Coni, Dipartimento dello sport e Sport e Salute Spa. Lo dico per noi enti di promozione sportiva che tanto abbiamo sempre fatto e che tanto vorremmo ancora continuare a fare. Ma spesso non riusciamo a procedere, impossibilitati a capire quali siano i referenti istituzionali con i quali condividere ipotesi di lavoro e proposte di promozione dell’educazione attraverso lo sport. Dov’è il necessario spirito di squadra? Chi si è accorto che stiamo vivendo una situazione allucinante e che siamo ormai nella bufera? C’è gente in gamba, tra i tanti dirigenti che conosco che, con la morte nel cuore, “butta le chiavi” perché non ce la fa più. Che non usa più la palestra, non abita più i centri sportivi, chiude le piscine. Gente che, con le lacrime agli occhi, dichiara di non poter più continuare a promuovere sport, ad accogliere coloro che amano lo sport e non sono dei campioni, ad accompagnare i più giovani sulle strade di una vita sportiva, sana, di relazioni autentiche. Auguro al nuovo governo, tra i rilevanti dossier che sarà chiamato ad affrontare, di saper individuare soluzioni concrete ed efficaci. Le società sportive ne hanno davvero bisogno e il CSI si impegnerà a favorire tutte le occasioni di dialogo costruttivo per tutelare il futuro dello sport di base.