Lo stupore e il coraggio di amare i nostri corpi
Si dice che una sola farfalla che sbatte le ali può creare un uragano dall’altra parte del mondo. Pare la descrizione di quanto accaduto nella ginnastica artistica dopo gli abusi psicologici denunciati da ex atlete. Offese, critiche, accuse, mancanza di rispetto, svalutazione, menzogna, ricatti sono colpi che lasciano i lividi. Quando l’attenzione posta sull’aspetto, sul peso e sul corpo “giusto” crea pratiche come l’appuntamento quotidiano con la bilancia, si può annientare anche solo con la forza delle parole: “Vergognati, mangia meno, come fai a specchiarti? Riesci a guardarti?”. Eppure non si può guardare la bellezza di un corpo di uomo o di donna senza pensare al mistero della creazione e del Creatore. Lo ricordava, anni fa, Benedetto XVI ricevendo in udienza i campioni di nuoto, invitandoli allo “stupore” di fronte al corpo umano, riguardo al quale “le discipline sportive ci aiutano ad apprezzare questo dono che Dio ci ha fatto”. E’ un invito esplicito a non dimenticare i corpi veri, soprattutto in questo tempo di seduzione per i corpi immaginati e programmati, ridotti a meri strumenti produttori di successo, a ogni costo. Una cultura della vittoria e del primato come unico criterio per definirsi felici. Il corpo si fa macchina, la passione diventa ossessione, l’impegno ricerca della perfezione. Quando poi questo rischio si trasforma in un incubo, mettendo a dura prova l’equilibrio della persona, sarebbe bene rifuggirlo. Non credo sia una ricetta sicura per il successo né l’unico modo per arrivare al podio, ma l’esatto contrario: chiusi in questa trappola mentale, senza vie d’uscita, si finisce per andare “fuori di testa”, rinunciando allo sport come “strumento prezioso per la formazione perfetta ed equilibrata di tutta la persona”. Da educatori, allenatori, dirigenti e genitori dobbiamo superare il miraggio della vittoria che annebbia la vista e non consente di percepire il disagio di un atleta. Sarebbe il modo migliore per non declinare la nostra responsabilità lasciando in mano i nostri ragazzi ai “pazzi” delle diete ferree, che negano ogni piacere alimentare o con esercitazioni ossessive e militarizzate senza sorrisi. Non è un semplice cambiamento di sguardo ma una conversione radicale, una scelta irrinunciabile. Possiamo decidere se il nostro corpo deve appartenere alla tentazione del possesso e del successo o essere accolto come la bellezza di cui Dio ha dotato ogni suo figlio.