22 gennaio 2011

Cambiare lo Statuto per ribadire un’identità

Oggi è un giorno importante per il Csi. Prende, infatti, il via il cantiere per la modifica dello Statuto. A Roma circa 300 persone, provenienti da oltre 80 città italiane, stanno vivendo la prima tappa di un percorso che porterà a riscrivere - a breve - la nostra Carta Costituzionale. Immagino una prima domanda «Perché mettere mano allo Statuto?». Nella storia recente abbiamo spesso cambiato lo Statuto, e lo abbiamo fatto sempre per adeguarlo a leggi dello Stato o a norme del Coni.

Oggi è un giorno importante per il Csi. Prende, infatti, il via il cantiere per la modifica dello Statuto. A Roma circa 300 persone, provenienti da oltre 80 città italiane, stanno vivendo la prima tappa di un percorso che porterà a riscrivere - a breve - la nostra Carta Costituzionale. Immagino una prima domanda «Perché mettere mano allo Statuto?». Nella storia recente abbiamo spesso cambiato lo Statuto, e lo abbiamo fatto sempre per adeguarlo a leggi dello Stato o a norme del Coni. Questa volta è diverso: non c’è nessuno che ci imponga di modificarlo. Abbiamo scelto di farlo per amore dell’Associazione. Si avvertiva, infatti, l’esigenza di riscrivere una volta per tutte la “Costituzione” del Csi con un approccio diverso. Non partendo da questioni “burocratiche e giuridiche” ma ragionando su come rendere più chiara e concreta la nostra identità, la nostra mission, la nostra tensione educativa. L’idea di fondo è quella di aprire un grande dibattito associativo per ripensare il Csi di oggi e di domani, una sorta di piccolo “Concilio Vaticano Associativo” al termine del quale possa trovare forma un documento frutto di un ampio dibattito e capace di orientare l’Associazione per i prossimi decenni. La seconda domanda è più complessa ma diretta: «Che Statuto vogliamo?» Per sintesi possiamo rispondere che vogliamo uno Statuto bello, vivo e moderno. Bello nel senso che riesca a rendere ancora più chiara e inequivocabile la nostra identità (a partire dalla nostra appartenenza alla Chiesa Italiana) e la nostra mission educativa; vivo nel senso che non sia un documento da tenere in qualche cassetto polveroso, ma sia capace di interpretare e orientare la vita concreta di tutta l’Associazione; moderno nel senso che sappia interpretare le istanze del nostro tempo, dando al Csi un’impostazione e una struttura adeguate ai nostri giorni. La terza possibile domanda è: «Questo percorso interessa alla base associativa?». Qui non ci sono dubbi. Non vogliamo costruire uno Statuto calato dall’altro. È esattamente il contrario. Vogliamo uno Statuto scritto a “mille mani” con il contributo di tutta l’Associazione. Ad essere sinceri resta una domanda sospesa nell’aria: «Perché la modifica dello Statuto del Csi dovrebbe interessare le società sportive?». Provo a rispondere così: per lo stesso motivo per cui il modificare la Costituzione Italiana deve interessare ogni cittadino del nostro Paese. E lo Statuto che vogliamo mettere in campo non è un qualcosa per “tecnocrati e dintorni”. È la “pietra viva” sulla quale sono incise le cose più preziose di una comunità (e di un’associazione). Modificare uno Statuto non è mai facile. Ci vuole coraggio per mettere mano a un percorso così. Il bello è che noi quel coraggio l’abbiamo!

L'angolo del Presidente

Cambiare lo Statuto per ribadire un’identità

Massimo Achini

Presidente Nazionale