-IL PUNTO- Giovani e sport,prove tecniche per la vita
Cresce la consapevolezza che, se si vuole dare un futuro alla nostra Italia, oggi sfibrata, invecchiata e povera di speranza, bisogna partire dal sostenere con rinnovato vigore la famiglia, che della società è il pilastro fondamentale. Ciò significa, tra l’altro, aiutare le nuove generazioni a scommettere sul valore insostituibile della famiglia come progetto di vita. L’alternativa è continuare a permettere che i nostri ragazzi navighino a vista, confusi tra voglia di essere e voglia di avere, senza un disegno che dia un significato vero alla loro vita. Dobbiamo aiutarli a superare ogni indecisione, ogni paura del vivere, sorreggerli in un cammino che li apra a nuove prospettive di un futuro di valori. Pertanto, scendere in piazza per rilanciare il ruolo e il destino della famiglia tradizionale è per noi adulti e cristiani non solo un dovere che nasce dal bisogno di darle tutela, è anche un’azione che si motiva nella volontà di rigenerare e rafforzare il quadro educativo relativo ai nostri figli. La funzione educativa della famiglia non è negoziabile, né può essere supplita da quei terzi, scuola e parrocchia in testa, che possono e devono collocarsi come soggetti interlocutori e coadiuvanti della famiglia in tale campo. È nell’alveo della famiglia che si può ottenere un radicato orientamento dei ragazzi a valori fondanti, la spinta a riattivare e riorganizzare le energie per progettare la vita senza rimanere intrappolati nelle mediocrità di questo mondo. Solo la famiglia può riuscire a far sì che i giovani riprendano in mano il capo del gomitolo della loro vita e definiscano il senso della loro esistenza. Vivere in una famiglia «vera» aiuta i giovani a capire il significato, la bellezza e la responsabilità dell’essere famiglia. Nella famiglia i ragazzi devono poter trovare dei punti di riferimento certi, i testimoni credibili di un modo di vita, i portatori di messaggi e di ideali per cui vale la pena lottare e sacrificarsi. Certo, la famiglia non va lasciata sola in questo difficile compito. Aiutarla spetta a noi tutti, associazionismo sportivo compreso. Nasce da qui la scelta che le attività del CSI non siano per i giovani solo opportunità sportive, ma anche «prove tecniche» per imparare a progettare la loro vita. Non saranno le coppe o le medaglie a cambiare la vita di un ragazzo. Però sarà l’esperienza che quel ragazzo avrà fatto impegnandosi al meglio, da atleta o dirigente, dentro una società sportiva, dentro quel luogo educativo, a rimanere per sempre in lui. Un’esperienza positiva e gratificante da replicare nella vita quotidiana.