-IL PUNTO- Nuovi maestri in campo per insegnare i valori

La notizia che la Segreteria di Stato Vaticana ha conferito l’onorificenza pontificia ad alcuni presidenti e dirigenti del nostro Centro Sportivo Italiano è motivo di grande gioia per tutti. Indistintamente. E questo a fronte di tre considerazioni.
La prima: al termine delle celebrazioni per il centenario di fondazione della FASCI (Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), viene riconosciuto al CSI il  naturale proseguimento e l’impegno associativo per la realizzazione di un progetto educativo e formativo che, attraverso la pratica sportiva,  segue le indicazioni del magistero ecclesiale. Emerge senza dubbio la profezia del CSI, capace di anticipare le esigenze attuali di un sport etico, promuovendo anzitempo progetti sportivi e culturali quali la Clericus Cup, l’Oratorio Cup, il Progetto etico Ancona Calcio.
La seconda considerazione: in vista del rinnovo delle cariche associative che avverrà nella primavera del prossimo anno, è fondamentale richiamare l’attenzione di tutti i dirigenti, presenti e futuri, sulla necessità che il servizio e la militanza all’interno del CSI, procede squisitamente in sintonia con il magistero dei Vescovi e a loro deve costantemente rispondere per una testimonianza di fede e di servizio ecclesiale. Dirigenti formati non soltanto alle tecniche sportive, ma anzitutto competenti sull’uomo e sul progetto culturale, cristianamente fondato, che la Chiesa italiana ha illustrato durante il Convegno ecclesiale di Verona 2006.
Una terza considerazione va fatta sui “cavalieri” anonimi. È un pensiero che nasce nel rispetto della base associativa composta da ottocentomila tesserati, e dall’avere a cuore il loro vissuto e la fatica quotidiana di chi educa i ragazzi attraverso lo sport. Costoro assomigliano molto ai Santi Anonimi. Quelli non festeggiati sul calendario ma che riempiono le nostre giornate: la moglie paziente, il vicino generoso, il parroco umile e semplice, il mister ed il dirigente della nostra società sportiva, il segretario o la volontaria. Proprio a loro, all’atleta di Taormina come al dirigente di Segrate, vorrei andasse la gratitudine e l’ammirazione di tutti per la santità ed il servizio allo sport che testimoniano ogni giorno, senza che nessuno abbia mai a ringraziali.
In conclusione: i titoli, dopo un giusto tempo di gioia e compiacimento, finiranno appesi ad una parete del soggiorno. Non così lo sport nel CSI: uno sport di casa nella Chiesa, negli oratori e nelle famiglie italiane.