-IL PUNTO- La forza dei giovani: credere nei sogni
Nel lontano 1941, che pure non era un tempo di grandi comodità, Carlo Carretto, parlando del metodo con cui educare i figli, ammoniva a non togliere interamente il dolore dalla strada dei ragazzi, perché si toglierebbe il “meglio”. Gli uomini che hanno raggiunto un certo benessere – diceva - credono di educare bene i loro figli evitando loro quelle prove che essi stessi hanno dovuto sostenere: pensano in fondo che quelle prove, quei sacrifici li abbiano sminuiti, mentre in realtà erano la loro grandezza; così convinti rendono i loro figli deboli, impreparati alla vita, proprio perché tolgono dalla loro vita lo sforzo, la lotta, il sacrificio. Quanta attualità si nasconde in questo pensiero di Carretto! Quanti danni irreparabili si compiono oggi nell’educare i figli con troppa morbidezza, e quanti danni si continuano a fare riempiendo di cose la loro vita! Alleviamo ragazzi ricchi di cose e poveri di cuore. C’è in loro un disagio evidente, che non cogliamo solo perché ci ostiniamo a chiudere gli occhi. Galleggiano in un benessere materiale che non esaurisce il loro desiderio di umanità, che non riempie la loro vita, che non dà risposta alle loro domande esistenziali. Giovinezza è partire alla ricerca del significato del mondo, per costruirvi sopra il proprio modo di essere. È una ricerca morale, alla quale oggi si contrappone però un mondo degli adulti che non crede più nella moralità, che è pieno di “scandali”, che fa abuso della retorica per interpretare il bisogno di etica pubblica dei giovani come bisogno di rigore. E se il desiderio di etica e di verità dei ragazzi rimane inascoltato o represso, si genera in loro scontento e sfiducia nell’avvenire. Bisognerebbe invece coltivare, indirizzare, allenare quel desiderio di ricerca, quella forza misteriosa che spinge i ragazzi a sognare il modo di cambiare il mondo. Anche lo sport può essere un ottimo strumento per riuscirci. Lo sport non allena solo i muscoli, allena il desiderio ad essere migliori, allena il cuore a sperare di raggiungere la meta, allena la fatica, il sacrificio, l’ostinazione a ricominciare mille volte daccapo per vincere. Lo sport educativo è questo. Come ogni azione educativa, anch’esso richiede un’assunzione di responsabilità, una corresponsabilità collettiva; chiede adulti che sappiano farsi compagni di strada di ogni ragazzo, perché ogni giovane ha bisogno di un adulto che gli dica: «Vai avanti, lotta, dai il meglio di te stesso, non aver paura. Io sono con te».