Corrispondenza da Londra

Come vi abbiamo anticipato nel CSI Time del 24 luglio scorso, in occasione delle Olimpiadi cercheremo di sviluppare l’iniziativa “l’oratorio alle Olimpiadi” con il contributo di Luca Corsolini che raccoglierà testimonianze di atleti nati e cresciuti in oratorio presenti ai Giochi di Londra 2012.

Come vi abbiamo anticipato nel CSI Time del 24 luglio scorso, in occasione delle Olimpiadi cercheremo di sviluppare l’iniziativa “l’oratorio alle Olimpiadi” con il contributo di Luca Corsolini che raccoglierà testimonianze di atleti nati e cresciuti in oratorio presenti ai Giochi di Londra 2012.

 

Inspire a generation: questo è lo slogan che è stato scelto per la 30^ edizione dei Giochi Olimpici di Londra 2012. Sebastian Coe, Presidente del comitato organizzatore dei Giochi, nel suo intervento di presentazione ha parlato di legacy, cioè di eredità, volendo far intendere che Londra ha intenzione di trasmettere questo messaggio a tutto il Mondo, ma anche e soprattutto a se stessa. In questo senso, allora, l’eredità dei Giochi continuerà anche quando la cerimonia di chiusura farà venire un senso di malinconia dopo essersi sentiti cittadini del mondo, in compagnia delle emozioni che solo lo sport e la musica possono dare, e figurarsi se proprio qui si possa dimenticare, a casa dei Beatles e dei Rolling Stones e di tanti altri, col contorno del cinema rappresentato nella sua forma migliore (perché collettiva) da Danny Boyle.Legacy è un modo di pensare al Paese e al Mondo che vogliamo costruire con i Giochi, non al Paese e al Mondo che vogliamo costruire per i Giochi.Un primo esempio è rappresentato dalla Basketball Arena, in cui giocherà la nazionale Usa: non possiamo di certo paragonarla al mitico Dream Team degli anni passati, ma rappresenta comunque l’eccellenza della pallacanestro americana al momento attuale. Dopo i Giochi l’impianto sarà smantellato, poiché viene considerato “temporaneo” e sarà riutilizzato per altre cose. E non solo a Londra.Un altro esempio: in Italia lo sport non ha ancora dignità ministeriale, anni fa era persino abbinato allo spettacolo. Invece lo sport è, innanzitutto, salute. Ormai il nemico pubblico numero uno da combattere è l’obesità, in particolare quella infantile. Combatterla significa avere in futuro cittadini più in forma e un livello di benessere migliore, poiché fortunatamente l’aspettativa di vita sta salendo sempre più non solo nel mondo occidentale. Questo significherebbe risparmiare notevoli risorse economiche che in questo momento sono destinate alla sanità e investirle in altri contesti.La first lady americana Michelle Obama approfitterà delle Olimpiadi di Londra per promuovere la sua campagna Let’s move, per cercare di contrastare il tasso di obesità che tra i giovani statunitensi supera il 30 per cento.Anche in Qatar si sta portando avanti un’iniziativa simile sull’obesità infantile che secondo il rapporto del National Health Strategy 2011-2016 riguarda oltre il 40% della popolazione dell’Emirato.E per quanto riguarda l’Italia? Onestamente, non stiamo offrendo una buona prova di noi stessi, pur essendo i maestri riconosciuti perché nel resto del mondo lo sanno benissimo che noi siamo gli eredi di mens sana in corpore sano, eredi che però hanno dilapidato il loro patrimonio. Invece su questa sapienza antica Nerio Alessandri, il signor Technogym, ha costruito le fortune della sua azienda e ha codificato un nuovo modo di vivere chiamato wellness. Perché ne parliamo qui? Perché un modo di vivere ha bisogno anche e soprattutto di un mondo da vivere e da far vivere. Dopo i Giochi di Londra, la Technogym metterà in vendita, con targetta celebrativa, le macchine utilizzate dagli atleti per allenarsi per i Giochi, ma sarebbe bello se si riuscisse a esportare il modello del wellness, inteso come benessere psico-fisico della persona, anche negli oratori. Questo aiuterebbe a costruire, dalla base, anche in Italia, quella rivoluzione che sta realizzando il comitato olimpico inglese che ha lanciato l’operazione Our greatest team, una sorta di patto tra gli atleti e il popolo britannico: gli atleti promettono il loro massimo impegno per il raggiungimento del successo sportivo in cambio di altrettanto impegno da parte di tutti i circa 60milioni di sudditi della Regina nel modificare il proprio stile di vita e diventare tutti sportivi, perché così facendo si ridurranno i costi legati alle spese sanitarie e del welfare.La nostra più grande squadra è quella cosciente della storia dello sport italiano, nato sulle strade e negli oratori, dove naturalmente lo sport è quello inteso dal barone De Coubertin, accessibile a tutti, senza distinzioni: l’importante è partecipare, si diceva una volta, e se anche oggi aggiorniamo il motto dicendo che l’importante è far partecipare, coinvolgere la gente non siamo lontani dalla legacy inglese. Va a finire che diremo che questi sono i nostri Giochi.

Luca Corsolini, Giornalista di SKY