Dal Csi un "abbraccio" agli arbitri
Il Centro Sportivo Italiano tutto, è rimasto sbigottito, di fronte alla incredibile vicenda dell’aggressione al guardalinee olandese, da parte di tre ragazzi quindicenni, che ha portato alla morte dell’assistente dell’arbitro.
"Ormai siamo proiettati in una dimensione europea della nostra vita - afferma in una nota il presidente nazionale del Csi Massimo Achini - ecco perché quello che è accaduto in Olanda, ci colpisce non solo per l’incredulità, ma ci riguarda da vicino. In un anno nel Paese di Gullit e Van Basten si sono registrati 873 episodi di violenza, con 74 giocatori dilettanti radiati a vita per gravi atti di comportamento.
Di fronte a quanto accaduto tutto il calcio dilettantistico olandese (33 mila partite) si è fermato e nessuno giocherà in questo week-end. Il campionato arancione di serie A scenderà invece regolarmente in campo osservando un minuto di silenzio, perdendo l’occasione per fermarsi a riflettere e dare testimonianza”.
Il Csi avvertendo, come nella sua mission associativa, la responsabilità di aiutare i giovani a meditare su quanto accaduto, ha perciò pensato nel prossimo week end di realizzare due iniziative.
In tutte le partite dei campionati del Csi, prima del fischio di inizio, ogni ragazzo andrà ad abbracciare personalmente l’arbitro. Un gesto semplice che dice più di mille parole. E nel primo allenamento della settimana ventura, tutte le società sportive sono invitate a parlare con i ragazzi nello spogliatoio di quanto accaduto e di cosa fare per evitare che possano ripetersi simili episodi.
“Noi continuiamo a credere – prosegue Achini - nel calcio come straordinario strumento di educazione alla vita per i ragazzi e per i giovani. Ogni settimana migliaia di ragazzi e di giovani vivono i valori della vita su tanti campetti spelacchiati delle società sportive di base. É una filiera che produce quotidianamente una quantità impressionante di bene educativo. Perché questo avvenga però ogni società sportiva deve avere un chiaro progetto educativo . Sentiamo oggi più che mai la responsabilità di valorizzare lo sport e il calcio degli oratori proprio perché, in termini educativi, costituisce una preziosa risorsa per tutti”
Un ultimo pensiero va alla famiglia del guardalinee barbaramente ucciso (ci piacerebbe che ogni nostra società sportiva inviasse una mail o un segno di solidarietà ) e a quei 3 ragazzi che ora sono rinchiusi in carcere.
Per loro lo sport poteva essere una straordinaria occasione per "cambiare in meglio" la loro vita. Purtroppo non è stato così. Fortunatamente continua ad esserlo per migliaia e migliaia di ragazzi e di giovani del nostro Paese e di tutta Europa. Dare forza allo sport educativo è la risposta più vera, dura, forte, ad episodi di questo genere.