Welfare e sport; tre punte in attacco ad Assisi
Sport e welfare. Nel dibattito del pomeriggio del sabato assisano impegnati tre importanti ospiti protagonisti del sociale, accompagnati dal direttore della Area Welfare e Promozione Sociale della Presidenza Nazionale Csi, Michele Marchetti: il Direttore Generale Immigrazione Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Natale Forlani (che ha tra i propri compiti quello di realizzare interventi volti a favorire l’inserimento degli immigrati nella società e la tutela nei confronti dei minori stranieri); il presidente della Fondazione CON IL SUD, Carlo Borgomeo (fondazione che favorisce percorsi di coesione sociale per lo sviluppo tramite interventi esemplari per la tutela e valorizzazione dei giovani talenti e del bene comune, il tutto favorendo integrazione e welfare di comunità); il direttore del settimanale no profit Vita, Riccardo Bonacina (testata dedicata al racconto sociale e al volontariato, con un’attenzione particolare dedicata alla diffusione di iniziative volte alla promozione umana e all'integrazione sociale).
I lavori sono stati introdotti dal Presidente Achini, che ha ricordato come un ambito strategico del Csi sia quello di riflettere su come valorizzare la dimensione educativa e sociale delle società sportive e della nostra Associazione al servizio del paese. Il presupposto di questo principio è questo: in ogni luogo c’è un campetto o una palestra, «lo sport da sempre interagisce con la vita delle persone».
Bonacina suggerisce dove porre l’attenzione se si vuol dare una spinta alla ripartenza del Paese: notare le energie presenti sul territorio e usarle per ripartire, energie «che stanno tenendo il tessuto di comunità ed inaugurando nuovi percorsi di fiducia». Riscoprendo, rilanciando e ricordando la vocazione educativa dell’Associazione: «Il Paese si può cambiare se non ci si limita alla dimensione del fare, ma anche facendo vivere alle persone esperienze sane: siamo nati da un desiderio di giustizia e di cambiare il mondo, di renderlo più giusto e più caldo, dal desiderio di stare assieme in maniera degna con gli altri.». Ed invertendo l’ottica con la quale costruiamo la nostra identità: le politiche sociali al servizio dello sport e della comunità.
Forlani, continuando su questa
inversione di ruolo, ricorda che: «L’Italia ha uno straordinario patrimonio:
tutto quello che le persone singole donano agli altri. L’Italia è il paese
sviluppato che più si impegna al mondo al favore degli altri. Gli immigrati
considerano l’Italia come un secondo paese, grazie non alla politica, ma alle
comunità che si rapportano alla persona che arriva secondo dei codici valoriali
figli della nostra tradizione contadina cristiana con un messaggio: “c’è
qualcuno che ha donato qualcosa a te, e anche tu lo devi fare per gli altri”.»
Il dibattito politico attuale non riconosce questa dimensione come una
componente che favorisce il bene comune, mentre preferisce il pensiero che
debbano essere gli apparati pubblici a favorire l’interesse generale. Mentre il
cuore pulsante è un altro: «Capacità di capire gli altri, di condividere con
gli altri, amore per gli altri: sono queste le basi sulle quali si costruisce
una Società civile». Conclude facendo notare come i valori dello sport
coincidano con i princìpi che vengono presentati oggi come fondamentali per far
ricrescere il Paese, come ad esempio il merito, la condivisione e rispetto
delle regole, le dinamiche che regolano la partecipazione e l’appartenenza ad
una squadra.
Ragionamento orientato al rapporto tra economia e sviluppo sociale quello di Borgomeo: «Metà Paese pensa che i soldi dati al Sud siano stati sprecati, l’altra metà pensa che i soldi siano stati pochi. Questa contrapposizione inutile che non porta a nessun risultato.» Il vero divario tra Nord e Sud non è solo economico, è in termini di società civile, di coesione sociale e di degrado. Ma è solo un problema di soldi? La sua convinzione è chiara: «Bisogna lavorare avendo in testa che la coesione sociale è la premessa dello sviluppo, non una conseguenza, che si può favorire ma non risolvere da una legge e dalla politica.». Come lo sport può aiutare la crescita della coesione sociale? Grazie al suo ruolo fondamentale nella promozione e nella tutela dei minori, abbandonati dalla scuola che dovrebbe seguirli nei primi anni di vita, ai fini dell’apprendimento convincendosi che «Lo sport ha un potenziale incredibile dal punto di vista della coesione sociale incredibile: la “regola”, che viene rispettata solo se viene riconosciuta. Un bambino proveniente da un’area nella quale è un “valore” non rispettare la Legge, può riuscire grazie allo sport a riconoscere che la regola è utile e quindi riconosce la competizione all'interno delle regole come grande portatrice di gioia e di allegria».