«L’attività fisica è molto importante. Essa dovrebbe essere considerata un’attività da prescrivere regolarmente da parte del medico, come una vera e propria terapia per mantenersi in buona salute a tutte le età». Sono parole che hanno un peso politico alto, essendo state pronunciate dal Ministro della Salute, Livia Turco, al momento di firmare il protocollo di intesa con CSI, UISP e US. Acli per incoraggiare la promozione di attività sportive a fini di prevenzione sanitaria. Il Ministro, è il caso di dire, ha messo…il dito nella piaga. In Italia il ricorso ai farmaci è tra i più alti d’Europa: ogni italiano consuma in media 30 confezioni di farmaci l’anno; la spesa globale per farmaci ha superato nel 2006 i 23 miliardi di euro, tre quarti dei quali a carico delle casse dello Stato. In rapporto, le cifre investite nello sport di prevenzione sono tuttora davvero minime, inferiori all’01%.
In questa situazione, che vede medici e genitori tra i primi a non comprendere la funzione “salutare” dello sport, si rispecchia il ritardo culturale che nel nostro paese  ha mantenuto per decenni la pratica sportiva fuori dalla porta delle cose importanti della vita, di cui anche le pubbliche istituzioni devono farsi carico, come finora non è stato o è stato in misura insufficiente. Adesso le cose sembrano poter cambiare: prima è arrivato il sostegno alla promozione dello sport di cittadinanza, ora questo accordo con il Ministero della Salute. Guai a fermarsi, però. Uso corretto del tempo libero e tutela della salute sono cose importantissime, ma c’è un altro orizzonte primario da tenere in conto nel momento di impostare la pratica sportiva diffusa, ed è  quello educativo. In questo campo c’è ancora molto da fare sul piano concreto. Manca un’iniziativa aggregante dall’alto, che metta in rete le forze, come cerca di fare il programma “Guadagnare salute” del Ministro Turco. Mancano altresì proposte, progetti, approfondimenti. Il Centro Sportivo Italiano non si stanca di rivendicare l’urgenza di dare risposte, e non solo attraverso lo sport, all’emergenza dell’educazione giovanile che caratterizza la nostra epoca. Su questo fronte continuerà ad insistere, convinto com’è che lo sport giovanile debba contribuire a formare le persone se non vuole perdere una parte rilevante del suo valore sociale.