Successo per il convegno del Memorial Muccioli

“Un ragazzino su 50mila arriva a giocare a livello professionistico. Per questo è importante che i giovani che praticano sport, il calcio in particolare, lo facciano innanzitutto per divertirsi”. Queste le parole di Paolo Rossi, Pablito per tutti coloro che con lui vivettero l'emozione dei mondiali dell'82, intervenuto nel convegno “Genitori, allenatori e figli nel pallone”, in occasione del 15° Memorial Vincenzo Muccioli.
All'interno dell'auditorium della comunità, i giovani delle 8 squadre categoria esordienti impegnate nel torneo, i ragazzi in recupero e ben 300 ospiti, oltre a tutti coloro che hanno collegati per la diretta su Gazzetta.it, hanno seguito con grande attenzione il dibattito andato in scena e coordinato dal giornalista Giorgio Micheletti. Un problema quanto mai attuale quello delle figure dei genitori e del tecnico attorno al ragazzino. “I miei anni più belli del calcio sono stati quelli a livello giovanile, quando giocavo sempre con grande fame di vittorie, ma senza grandi pressioni”, ha continuato Paolo Rossi, trovando una spalla nel tecnico Alberto Zaccheroni: “Io ho iniziato dal settore giovanile e non dico una bugia dicendo che l'anno più bello è stato proprio il primo, quando allenavo una squadra di ragazzini a cui ho dovuto insegnare tutto l'abc del calcio. Mi son sempre sentito più un istruttore che un allenatore e solo dopo ho imparato a insegnare la tattica e ad esser un motivatore. Io grandi problemi con i genitori non li ho mai incontrati anche perché ho sempre chiarito le condizioni per una buona convivenza a inizio anno. Se le regole fra allenatore e genitori sono chiare, diventa tutto più facile”.
Sulla stessa linea Roberto Samaden, responsabile tecnico del settore giovanile dell’Inter: “Il giovane non deve mai pagare il comportamento sbagliato di un suo genitore. Ma a questo non si arriva se c'è il rispetto dei ruoli, il che deve portare ad una collaborazione fra le figure che si muovono attorno al ragazzo”.
Massimo Giacomini, Presidente del settore Giovanile e Scolastico della Figc ha invece posto l'accento sull'importanza del tecnico: “Gli allenatori sono lo strumento per trasmettere ai giocatori i giusti valori dello sport. Per questo è necessario formarli tenendo loro sempre presente che devono innanzi tutto accompagnare i sogni dei giovani”.
Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano, ha invece puntato il dito su un errore commesso spesso dai genitori: “Dovremmo fare dei vaccini per le mamme e i papà. Devono esser alleati dei tecnici e non riversare sul figlio la loro frustrazione di non avercela fatta nello sport”. “Anche perché l'incitamento a voler sempre vincere a tutti i costi, il dover esser sempre perfetti, non può che far male ai giovani”, ha continuato Vincenzo Pincolini, preparatore atletico della Lokomotiv Mosca che nel pomeriggio ha tenuto assieme ai ragazzini dell'Inter la seduta tecnica sul tema “I percorsi tecnico – coordinativi”. “L'Inter di oggi pomeriggio è invece il tipico esempio dell'importanza dello sport per l'integrazione. Ma a volte i giovani sono più avanti di noi stessi adulti”.
Ma a sottolineare l'importanza del ruolo educativo è stato Michele Di Cesare, direttore della rivista “Il Nuovo Calcio”, che ha organizzato il torneo in collaborazione con la comunità: “Allenatori e genitori devono essere un punto di riferimento e un esempio per i ragazzi a cui vanno date le regole giuste”. “Regole che devono però essere legati a dei valori – ha chiosato Andrea Muccioli, responsabile della comunità. - Solo quando i ragazzi capiscono l'importanza di un valore allora si comportano come devono. Purtroppo manca la cultura dell'educazione anche nel mondo del calcio. A darmi però speranza sono le squadre che arrivano ogni anno al Memorial Vincenzo Muccioli. Ragazzini bravi tecnicamente, ma anche molto corretti e educati, ma soprattutto allenatori seri e impegnati ben consapevoli che devono far crescere i ragazzi sì come giocatori, ma ancor prima come uomini”.