Nei racconti della Pasqua, il tema del “sepolcro vuoto” scoperto dalle donne e dagli apostoli assume un grande volere. Che fine ha fatto il corpo di Gesù? Fu trafugato dei discepoli, come malignamente affermarono i membri del Sinedrio, oppure il sepolcro vuoto testimonia la risurrezione di Gesù come affermano i cristiani? Uno sportivo non può che restare affascinato dal dibattito che scaturisce attorno all’importanza di un corpo. Soprattutto di «quel corpo» particolare appartenuto a Gesù. Di «quel corpo» che ci testimonia la vittoria dell’amore sulla morte. Di «quel corpo» che interroga pure le nostre vite e ci testimonia l’importanza, da un lato, del buon uso del corpo, dall’altro del saper credere avendo occhi capaci di riconoscere il Risorto. Circa il buon uso del corpo già si son già sperse molte parole: in positivo, saper conservare, promuovere e potenziare quanto Dio ci ha affidato; in negativo, va condannata l’eccessiva cura dell’estetica, gli sport violenti che ledono e uccidono, il cattivo uso del corpo quale strumento donatoci da Dio per conoscerlo e amarlo. Ma la vera attestazione della Risurrezione, avviene per mezzo delle apparizioni del Risorto e della testimonianza di chi lo incontra. Ecco allora l’importanza del saper guardare un corpo riconoscendo in esso la presenza del Risorto. Penso possa essere proprio questo un grande dono per gli sportivi e un immenso augurio pasquale per tutti: avere occhi che sanno vedere e riconoscere! Occhi che sanno scorgere la luce e la pace del cuore. Occhi che nel buio della vita sanno discernere i valori e dare il giusto peso alla difficoltà dei rapporti umani. Occhi che sanno credere nonostante tutto! Nella liturgia del tempo pasquale, sono molti i personaggi che ci aprono a questa prospettiva. Dal centurione sotto la croce «che vide e credette» alle donne al sepolcro che cedettero nonostante vedessero «la tomba vuota». Dai discepoli, che «nel cenacolo videro e credettero», a Tommaso, incredulo, che si senti dire da Gesù: “Beati quelli che crederanno pur senza vedere”. La Pasqua è soprattutto una rinascita per il cuore. E anche lo sport non può esimersi dall’appellarsi al cuore. Lo sport non può rinunciare a vedere e riconoscere i grandi valori e le grandi persone che lo stanno servendo. E le persone non possono essere cieche o insensibili quando avvengono ingiustizie nel mondo sportivo. Servono occhi adeguati: per lo sport e per la fede. Buona Pasqua a tutti voi! Sappiate servire e riconoscere, nel corpo di ogni uomo, il Signore della Vita.