A differenza di quanto avviene in Italia - dove non si riesce ad affermare a livello istituzionale il principio che la pratica dello sport costituisce una sfera dell’attività umana che interessa tutti i cittadini e non solo pochi eletti, ed è quindi un diritto dell’individuo, con ciò che ne consegue a livello di politiche pubbliche - l’Europa unitaria ha da tempo affermato la necessità di promuovere e sviluppare lo sport per tutti, in considerazione delle sue funzioni sociali, educative e culturali. Ciò non toglie che le numerose enunciazioni in tal senso abbiano trovato e trovino nella pratica scarsa applicazione, tant’è che proprio le istituzioni comunitarie hanno lanciato più di un grido di allarme sull’indebolirsi della funzione educativa dello sport, deriva generata da una esagerata rincorsa a modelli di sport-consumo. In questo salto tra ciò che si vorrebbe fare e ciò che si riesce a fare si colloca, a mio avviso, il ruolo che la FICEP, la Federazione delle associazioni sportive cattoliche europee, dovrebbe svolgere nell’immediato futuro. Limitarsi ad organizzare qualche kermesse o qualche seminario in comune tra le associazioni aderenti è certo per la FICEP meno significativo che cercare di consegnare all’Europa un modello di associazionismo sportivo alternativo a quello commercializzato, un associazionismo di ispirazione cristiana, vivificato dalle sensibilità che gli derivano appunto da tale ispirazione. Gli obiettivi più immediati sono facilmente declinabili: contrastare la cultura sportiva che non mette al centro la persona umana e la sua dignità; rafforzare la “mission” dell’educare attraverso lo sport; aiutare l’associazionismo sportivo di ispirazione cristiana a crescere nei paesi che vanno aderendo all’UE; favorire un dialogo unitario con le istituzioni europee; incrementare i momenti comuni di ricerca, di progettazione e di sperimentazione. Né va dimenticata l’urgenza di varare strumenti che possano accelerare il processo di integrazione europeo, che già procedeva a rilento nell’Europa dei dodici e che rischia di impantanarsi nell’attuale Europa dei ventisette, che inoltre procede a passi affrettati verso ulteriori allargamenti. In questo collage magmatico di paesi fino a poco fa estranei o addirittura nemici, è forte il bisogno di una omogeneità che non sia solo monetaria. L’associazionismo sportivo cattolico può giocare un grande ruolo unitario, lavorando appunto sulle giovani generazioni con proposte forti di educazione attraverso lo sport.