Maratona in Terra Santa: un ponte di pace oltre al muro
E’ stato senza dubbio il momento più significativo del pellegrinaggio in Terra Santa, l’iniziativa che da anni spinge persone da ogni parte d’Italia a trascorrere una settimana nelle terre ancora toccate da conflitti per testimoniare con un semplice gesto sportivo, una corsa di 10 chilometri, il desiderio di pace. La Maratona Gerusalemme-Betlemme ha portato per il quinto anno consecutivo un messaggio molto importante in Terra Santa, quello della fratellanza e della pace fra i popoli. Dopo aver inaugurato l’evento nel 2004 è stato nuovamente il cardinal Camillo Ruini a riaccendere la fiaccola della pace della Macerata-Loreto nelle mani di Ulderico Lambertucci, il 62enne atleta maceratese che, più di tre mesi fa, a Capodanno, era partito in solitaria da San Pietro con il fuoco benedetto dal Papa. L'arrivo a Gerusalemme del maratoneta ha segnato un'altra storica impresa: seimila chilometri di corsa in solitaria, arricchita dagli incontri con le autorità religiose cristiane, ortodosse e musulmane, attraverso 11 nazioni diverse tra cui Slovenia, Albania, Turchia, Grecia, Siria, Libano, e dopo aver visitato santuari e luoghi sacri dagli Appennini lungo tutta la dorsale balcanica.
La quinta Maratona della Pace Betlemme-Gerusalemme, intitolata a Giovanni Paolo II organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dalla Presidenza Nazionale del Csi ha riunito tutti: italiani, israeliani e palestinesi, per un numero complessivo di oltre quattrocento ‘atleti’, hanno corso insieme fianco a fianco, il modo migliore per essere vicini alla pace e alla fratellanza. Dieci chilometri altamente simbolici: dalla Piazza della Natività di Betlemme (in territorio palestinese) all’arrivo a Gerusalemme posto vicino Porta Nuova presso il gremitissimo Auditorium Notre Dame (sotto giurisdizione israeliana), attraverso check-point e barriere che, eccezionalmente, sono rimaste aperte. Tra i partecipanti alla corsa anche il campione di pallavolo Andrea Zorzi “felice di constatare il miglioramento di questa maratona sempre più vissuta da entrambe le popolazioni locali ed una certa normalità in questa Terra” e Paola Saluzzi, la nota conduttrice televisiva, da anni madrina dell’iniziativa. Durante la cerimonia di chiusura della Maratona è stato ricordato, con un suggestivo video, la visita di Giovanni Paolo II in Terra Santa e il cardinale Camillo Ruini ha ribadito il forte messaggio della necessità del dialogo tra le religioni “aprire le porte del nostro cuore agli altri”. Alla partenza il porporato aveva ricordato come "Unire due popoli, i palestinesi e gli israeliani, con il contributo degli italiani, per dimostrare che la pace si può fare è il senso profondo di questa corsa, che solo all'inizio sembrava un sogno mentre adesso è diventato un evento che tutti si aspettano". Il momento più significativo della corsa è stato certamente il passaggio a uno dei check point del muro che circonda Betlemme e che solitamente non si possono oltrepassare senza controlli. Questa mattina invece il varco era spalancato: per alcuni ragazzi palestinesi la maratona è stata la prima occasione della vita per andare a Gerusalemme.
Il governatore di Betlemme Saleh El Tummari ha sottolineato che la “maratona che dura da cinque anni non ha risolto i problemi di questa terra”, ma – ha aggiunto rivolgendosi ai partecipanti – “con il vostro gesto contribuirete a distruggere il muro che separa Betlemme e Gerusalemme e i bambini si ricorderanno di voi”. “Cinque anni – ha raccontato Edio Costantini, presidente nazionale del Csi – a Betlemme non veniva più nessuno, la comunità cristiana soffriva molto e abbiamo pensato che un gesto simbolico come una maratona potesse aiutare la ripresa dei pellegrinaggi”. “Dopo un’iniziale difficoltà ora ogni anno la partecipazione cresce – ha aggiunto il presidente – e sono proprio le autorità locali che vogliono la Maratona”. “Sono orgoglioso di essere qui – ha detto don Alessandro Amapani, vice-responsabile nazionale dell’Ufficio di Pastorale giovanile della Cei – a testimoniare la possibilità di oltrepassare dei muri insieme ai giovani palestinesi e accompagnare fino a Gerusalemme quelli di loro che non ne hanno mai avuto la possibilità”. Più commosso di tutti all’arrivo, l’atleta della fede Lambertucci, capace di essere un ponte tra Roma e Gerusalemme. “Oltrepassare il muro con la fiaccola della pace è un ‘emozione appagante. Ho corso più di tre mesi da solo, anche sotto la neve e la pioggia, per portare il messaggio consegnatomi dal Santo Padre nella giornata mondiale della pace: unire tutti i popoli della terra in una grande famiglia umana”.