Tra atti di teppismo sciocco e comportamenti da codice penale, i giovani continuano a ispirare cronache sconcertanti.
Tra atti di teppismo sciocco e comportamenti da codice penale, i giovani continuano a ispirare cronache sconcertanti. Ancor più grave dei fatti, è che si vada abbassando la soglia dell’attenzione generale sul fenomeno, quasi fossimo anestetizzati o rassegnati. Certo, ogni volta si lanciano le stesse domande: di chi la responsabilità? Che fare? Colpa delle famiglie? Della scuola? Della modernità liquida? Della tv e dei cattivi maestri? Ma quando la cronaca volta pagina, le domande decadono senza che le risposte e tanto meno i rimedi siano arrivati. Salvo ricominciare con la stessa litania allo «scandalo» successivo. Finché si continuerà così, a cercare, e per giunta distrattamente, un responsabile unico, non si verrà a capo di nulla. Meglio sarebbe ricordare le parole di don Milani, a chiusura della sua Lettera ai giudici, quando parlava del coraggio di insegnare ai giovani la necessità che ognuno si senta l’unico responsabile di tutto, comportandosi di conseguenza. Di qui bisognerebbe ricominciare, dall’etica della responsabilità. La quale, si badi bene, non è faccenda che riguardi solo i giovani, i quali certamente avrebbero comportamenti più sociali se si riuscisse a farli sentire corresponsabili e partecipi della società che li ha generati e che li accoglie. Un rinnovato senso di responsabilità, sull’educazione dei ragazzi, dovrebbe toccare ogni componente che si interfaccia con l’universo giovanile, ciascuno come fosse l’unico responsabile di tutto, proprio come scriveva don Milani. Ciascuno, aggiungiamo, secondo il proprio ruolo e competenza. Per restare al contesto familiare e amicale, oggi vediamo troppi nonni che vogliono fare i genitori, genitori che vogliono fare gli amici dei figli, amici dei figli che vogliono fare i «nonni», ovvero le guide dei più giovani e dei più fragili. C’è bisogno piuttosto di genitori che recuperino autorevolezza, la quale non dipende dallo scoperto in Bancomat e in ricariche di cellulare che si consegnano al figlio, quanto nel fargli capire che si è sempre lì, accanto a lui, presenza costante e amorevole, e tuttavia fonte di regole che vanno prese sul serio, come condizione di convivenza civile, dalla quale dipende principalmente il proprio stesso bene. Recuperare la capacità di parlare di diritti e di doveri, di etica e di morale è il regalo più grande che in questo momento si possa fare ad ogni ragazzo.