Mister Mazzarri: lungo time-out coi tecnici del Csi a Milano
Cinquantatre anni, nato a San Vincenzo (LI), il tecnico dell’Inter Walter Mazzarri, incontra i tecnici del Csi Milano, raccontando di sé , del suo modo di vedere il calcio, fra aneddoti e curiosità. Ha iniziato a giocare a pallone molto presto e, a 14 anni, era già parte delle giovanili della Fiorentina (dove lo definirono il “nuovo Antognoni”) per poi approdare ad altri importanti club: Pescara, Cagliari, Reggiana, Empoli, Licata, Modena, Viareggio, Acireale, Pisa, per poi concludere con la formazione sarda della Torres a seguito di un pesante infortunio. Un giudizio severo, quello di Mazzarri, sulla sua carriera calcistica: “Non mi è piaciuta molto, non mi sono espresso al meglio – ha affermato – non avevo il carattere per fare il calciatore. Diversamente dai miei compagni frequentavo l’università e mi piaceva studiare. Avendo poi un carattere particolare non sono mai riuscito a vivere appieno lo spogliatoio e questo ha, in parte, influito sul rendimento in campo che dipende anche dalla compattezza della squadra. Mi ha sempre affascinato, al contrario, il ruolo di allenatore per cui credo di essere adatto e che mi gratifica molto”. Come dare torto al mister nerazzurro che non è mai stato esonerato. “Il segreto sta nel far tornare i conti nella società sportiva – ha precisato Mazzarri - che, al pari di un’azienda, vuole vedere i risultati e i frutti degli investimenti effettuati. Mi è capitato di stare con società con presidenti molto esigenti e ho sempre cercato di fare il lavoro per cui ero pagato e di raggiungere gli obiettivi prefissati a inizio campionato”.
Le immagini della Junior TIM Cup hanno la meglio sulle parole e il viso di Mazzarri si illumina alla vista dei tanti calciatori in erba esultanti sul prato dei più importanti stadi di serie A. Un’alleanza ormai consolidata quella tra sport professionistico e sport oratoriano su cui l’allenatore toscano sembra avere le idee chiare: “Si tratta di iniziative importanti (si riferisce alla Junior TIM Cup) che fungono da stimolo e motivano i giovani. Noi, invece, dobbiamo essere esempi positivi. Non è sempre facile perché siamo sottoposti a un grande stress legato alla competizione e alla ricerca del risultato. E’ pur vero che la competizione fa parte della vita e lo sport deve preparare i giovani ad essere competitivi sempre però, con correttezza, nel rispetto dell’avversario e delle regole”. La precisazione seguente dà la misura dell’uomo Mazzarri: “L’oratorio è il luogo dell’aggregazione, della solidarietà dello stare insieme. Tuttavia – continua l’allenatore neroazzurro – c’è una parola che ripeto sempre quando incontro una squadra per la prima volta e che per me è importantissima: il rispetto. Dico ai miei ragazzi che è fondamentale avere rispetto dei ruoli, dei compagni, delle regole… lo stesso vale nella vita”.
E’ Achini a introdurre un nuovo argomento: la carenza di investimenti sui giovani. Mazzarri concorda e ritiene che sia necessario fare investimenti consistenti sui settori giovanili garantendo loro istruttori bravi e competenti. “In Italia possiamo contare su un bacino importante di giovani calciatori anche se noi continuiamo ad essere esterofili, a volte senza motivo”.
Si possono allenare ragazzi difficili? Mazzarri non si sottrae alla domanda e la risposta è quanto mai realista: “Tutti noi allenatori siamo animati dal desiderio di voler dare qualcosa agli altri nel tentativo di farli crescere non solo dal punto di vista sportivo e tecnico, ma anche personale e caratteriale. Quindi, la mia risposta è positiva. Tuttavia, non si può negare che un ragazzo difficile crea problemi nella gestione dello spogliatoio con conseguenze inevitabili sul risultato domenicale. Ad alti livelli questo rappresenta una difficoltà non trascurabile. Quando, però, si riesce ad ottenere anche un piccolo progresso con un ragazzo “difficile” è davvero una grande soddisfazione.
E’ con consigli finali suggeriti a fine chiacchierata che Mazzarri conquista definitivamente gli allenatori in sala. “Quando devo valutare un giocatore, mi interessa conoscerlo da vicino e sapere il più possibile di lui e della sua vita. Per questo ci tengo molto ad incontrarli uno ad uno dedicando loro tutto il tempo necessario. Solo così si crea empatia e si instaura un rapporto basato sul dialogo e l’apertura. In altre parole, la persona prima di tutto”. Il secondo gol Mazzarri lo segna quando parla di errori commessi: “Mi è capitato, come a tutti, di sbagliare. In particolare, ogni partita persa, l’ho persa io. Anche se dalle telecamere non traspare, sono molto critico con me stesso. Certo, posso sbagliare un cambio o perdere una partita, ma penso sia più grave sbagliare nei rapporti e chiedo ai ragazzi di farmi presente quando ritengono che io abbia commesso un errore”. L’aneddoto che segue è davvero simpatico e merita di essere raccontato “Promisi ai ragazzi – racconta l’allenatore dell’Inter- che li avrei osservati durante tutto l’allenamento per poi decidere chi avrebbe giocato da titolare. Nulla mi avrebbe distolto, ci ho tenuto a precisare, neppure l’arrivo del presidente. Peccato che il presidente arrivò davvero e io mi feci distrarre dalla sua presenza. Al termine dell’allenamento un giocatore venne nello spogliatoio e mi fece presente il fatto. Capii che aveva perfettamente ragione e feci due cose: chiamai tutti i ragazzi e chiesi loro scusa per il mio comportamento, poi telefonai al presidente dicendogli di non venire a trovarmi durante gli allenamenti perché non avrebbe avuto neppure il mio saluto”.
“Dietro un grande allenatore c’è sempre un grande uomo” questa la chiosa di Massimo Achini, pronto a sottoporre a Mazzarri un’ultima richiesta: “Viene ad allenare in oratorio come ha fatto Prandelli? Magari nell’oratorio vicino a casa sua”. “Mi farebbe molto piacere, volentieri”, questa la risposta del grande allenatore che conclude col dire “Grazie di avermi invitato. Anche questo incontro mi ha aiutato a crescere!”