- IL PUNTO - La nostra gara per dare vita allo sport
Essere presidente di una grande associazione come il CSI è un po’ come essere l’allenatore della nazionale di calcio italiana. Ti arriva la nomina e subito diventi responsabile di una grande tradizione, e sei investito da grandi attese, perché tutti ti chiedono di portare la tua squadra tra i primi della classe. Sai che se ci riuscirai ti saranno riservati grandi onori, ma sai anche che
Sono convinto che Massimo Achini conosca bene questa lezione di vita. Prima ancora che dirigente, il neo presidente nazionale del CSI è stato allenatore e arbitro di calcio, anche tra i giovani ospiti del penitenziario di Milano. Un’esperienza di vita molto ricca, come lui stesso ci ha raccontato, che lo aiuterà nei primi cento giorni, il tempo della luna di miele con l’Associazione, composta da ottocentomila persone in attesa di direttive.
Per quanto mi compete posso solo augurargli di ben distinguere tra “le voci” e “la gara”. Saranno certamente tante le voci che cercheranno di raccontargli una verità. Si confonderanno e sovrapporranno mescolandosi, le voci: delle sirene, dei semplici, dei millantatori, dei saggi, dei giovani, degli anziani, del sud e del nord. Ogni voce sarà, a modo suo, utile per comprendere le premesse della gara. Ma ciò che conta è la gara: il bene dei ragazzi e dello sport; il posizionamento ecclesiale e l’identità da salvaguardare sui molti tavoli istituzionali; gli orizzonti associativi e le profezie sul futuro. Disse bene mons. Betori, ringraziando l’uscente presidente Costantini per il lavoro compiuto: “Sono convinto che l’impronta educativa e le tracce di ecclesialità da te lasciate saranno seguite dalla nuova dirigenza e dal nuovo Consiglio nel solco della continuità, della coerenza, della fedeltà attraverso quel gioco di squadra e quel passaggio di testimone che renderà capaci di giungere insieme a traguardi sempre più alti.”
Quante voci e quante gare ti attendono! Buon campionato, Massimo.