Mons. Galantino: Avere Dio come allenatore fa di noi persone vincenti
“Abbiamo condiviso con il popolo del CSI questo momento di
ringraziamento al Signore, prima dell’incontro col Santo Padre, per
ricordare che 70 anni fa siamo nati come una costola della Azione
Cattolica e per dare ai giovani la speranza, in questo momento di
fatica.”
Così il consulente ecclesiastico nazionale del CSI, don Alessio
Albertini, ha aperto la celebrazione eucaristica svoltasi nella
mattinata del 7 giugno nella chiesa di S. Maria alla Traspontina,
gremita di atleti, tecnici e dirigenti provenienti da tutta Italia.
Rivolgendosi poi al celebrante, Mons. Nunzio Galantino, Segretario
Generale della CEI, don Alessio ha aggiunto: “Vogliamo vivere insieme a
lei questo momento, sentire insieme a lei la nostra vocazione.
Ricordando che lei è stato arbitro nel CSI, potrà dirci quali sono le
regole per essere cristiani fino in fondo; ed essendo anche stato
saltatore in alto, potrà insegnarci a capire come si fa a salire sempre
più in alto.”
Don Alessio ha poi rivolto un pensiero a tutte le persone che in questi
70 anni hanno condiviso il nostro entusiasmo e che oggi partecipano con
noi a questa festa dal cielo. In particolare Nando, cognato di S.E.
Galantino, a cui il CSI ha riconosciuto il Discobolo d’oro.
Da parte sua, S.E. Galantino ha ricambiato affermando che il suo grazie
si fa eucarestia, e rendimento di lode al Padre per quello che ha dato
al CSI in 70 anni attraverso l’impegno di tanti uomini e donne.
Dopo le letture, il Vescovo ha pronunciato un’omelia dai significati
profondi, ma con toni affabili, rivolgendo ovviamente la prima dedica a
Papa Francesco: “ha messo in comune con noi una capacità di riflessione
che può aiutarci a continuare questa bella avventura, questa gara che è
la vita. L’attesa dell’incontro con il Santo Padre cattura tutte le
vostre attenzioni; ed è importante vivere queste emozioni, perché
altrimenti saremmo dei poveri uomini e delle povere donne. Ma dov’è che
il Papa ricava tutta questa energia? Dalla preghiera e dalla eucarestia,
che quando vengono vissute bene sono in grado di produrre cose
meravigliose, uomini e donne straordinari.”
La visione del Papa come un atleta, però, non si ricava soltanto dalla
sua forza, ma altresì dalla necessità che egli avverte di ritiro e di
silenzio. “Grandi prestazioni possono nascere dal silenzio autentico e
dalla preghiera – ha sottolineato Galantino – ed è proprio da ciò che
Papa Francesco trae la capacità di essere credibile. E noi, oggi, siamo
qui per fare come lui. Abbiamo il compito di andare incontro agli altri
per fare e far fare grandi prestazioni. Avere Dio come allenatore fa di
noi persone vincenti.”
Successivamente, il celebrante ha pronunciato la celebre frase di Yuri
Chechi, “meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca”, per
affermare che gli sportivi devono vivere e testimoniare con entusiasmo
la bellezza della vita vissuta nella lealtà, accompagnati da Gesù.
Quindi, ha fatto riferimento alle letture odierne dando risalto alla
figura di San Paolo, “grande atleta della squadra di Gesù;
intraprendente, furbo, instancabile, che ci parla delle sue difficoltà,
degli sforzi fatti per non farsi ridurre all’impotenza. E, come S.
Paolo, il CSI ha allenato uomini e donne che non vogliono essere
navigatori solitari, che si danno delle regole e non vogliono fermarsi.
Perché i record più belli sono quelli che debbono ancora arrivare e per i
quali non ci alleneremo mai abbastanza.”
S.E. Nunzio Galantino ha poi concentrato l’attenzione sulla questione
educativa, sulla capacità che il CSI ha di educare a una vita che è
frutto della voglia di incontro, rendendolo opportunità di crescita.
“Quando sento lamentele, dentro e fuori la Chiesa, quando vedo operatori
scoraggiati, mi chiedo: quanto impegno mettono nel farsi evangelizzare
dallo sport? Mitizzare la socializzazione non basta. Il CSI è un valore
aggiunto, perché riesce a mettere insieme i ragazzi rendendoli persone
nuove e affidabili, cioè convinte che la voglia di vincere non si allea
con l’imbroglio e la sopraffazione di chi è meno abile”.
In conclusione, ha rivolto un invito agli sportivi: “rifiutate di
contribuire a ingrossare le fila di coloro che stanno dalla parte dei
presunti vincitori. E’ meglio che facciate parte degli scarti e delle
riserve.”
Altro momento particolarmente toccante della celebrazione in Traspontina
è stato l’offertorio, con alcuni dirigenti CSI che hanno portato
all’altare, insieme al pane e al vino, la bandiera dell’associazione e
un pallone da basket, mentre ad un seminarista del Collegio Urbano è
spettato il compito di portare la maglia della Clericus Cup.
La Santa Messa si è conclusa con la lettura della preghiera per i 70
anni del CSI, nella quale il ringraziamento per tutto quel che il
Signore ci ha donato sino ad oggi, si unisce all’invocazione che lo
splendore originario del CSI possa brillare di nuovo, e che Egli ci
aiuti a non cadere nei vecchi errori ma crei in noi la novità. “Donaci,
Signore – recita il versetto conclusivo – occhi per vedere dove tu hai
ancora bisogno del CSI e con il nostro impegno e il tuo sostegno,
continui ad essere sorgente di vita e di benedizione per gli altri.”
Subito dopo, il Presidente Nazionale Massimo Achini ha rivolto il
ringraziamento del Centro Sportivo Italiano a Sua Eccellenza Nunzio
Galantino, omaggiandolo del Discobolo d’Oro e della tuta CSI, “sapendo
che ci vuole bene e che ha grande fiducia in noi. La esortiamo a pregare
per noi e per il nostro servizio educativo.”