Che CSI sarà quello uscito dall’assemblea elettiva di Chianciano Terme? Sarà di certo un CSI che ricerca obiettivi forti e ambiziosi. Del resto, la nostra è un’Associazione di gente che non è fatta per camminare su sentieri facili e comodi. Siamo gente fatta per scalare le grandi imprese, per sfidare l’impossibile, per rendere concrete le utopie. Oggi il Centro Sportivo Italiano, numeri alla mano, gode di buona salute, ma sappiamo di poter fare meglio e di più. Se l’obiettivo è non accontentarsi, per raggiungerlo servono strategie chiare e condivise, ed alcune questioni credo siano prioritarie. La prima è la valorizzazione del territorio, perché la vera vita dell’Associazione è in periferia. Se non cresce e non viene valorizzata la periferia, mettendo al centro le Società sportive e i Comitati, ed aiutando le realtà associative più deboli, l’Associazione non potrà mai crescere. Altra priorità è impegnarsi nell’ambito della politica, facendo esercizio di cittadinanza attiva, per «esserci» ad ogni livello, con il Governo, gli Enti locali, il Coni, le Federazioni, il mondo dello sport di vertice. A Governo e Parlamento dobbiamo chiedere una leggequadro sullo sport, e forme concrete di sostegno e finanziamento alle società sportive. Sollecitare la creazione di una maggioranza parlamentare trasversale a favore dello sport di base potrebbe essere un buon inizio. Un capitolo a parte riguarda i rapporti con la Chiesa. Il Centro Sportivo Italiano è sempre stato, è e sarà parte viva della Chiesa Italiana, di fronte alla quale oggi gode di grande credibilità e autorevolezza. Ora questa credibilità e autorevolezza va trasferita anche nelle Diocesi, dove il CSI non sempre è stato protagonista, talvolta è soltanto accettato o sopportato, e in altri casi è persino assente. Uno sforzo organizzativo va fatto per razionalizzare e contenere i costi di gestione, per mantenere bassi i parametri di affiliazione e tesseramento, consentendo davvero a tutti l’accesso alla pratica sportiva. Quanto al cuore della proposta associativa, l’attività sportiva, l’offerta di sport va ampliata e migliorata, cominciando dall’attività per l’infanzia, dall’attività giovanile e dall’attività istituzionale. Anche l’offerta formativa va diversificata, distinguendo tra formazione di base e formazione di eccellenza. E se si va affermando nel Paese lo “sport di cittadinanza”, non possiamo non tenerne conto, coniugando ancora meglio e in forma più diffusa sport e politiche sociali, per stare dalla parte dei più deboli, nelle carceri, tra i minori vittime del disagio, nelle tossicodipendenze, tra i disabili. Un forte impegno va speso nella collaborazione con l’istituzione scolastica, dove resta grande la carenza di attività sportiva: l’obiettivo è arrivare nel tempo a formulare un grande progetto CSI per la scuola. Tutte queste sfide possono essere vinte ad una condizione, che vi sia un’associazione coesa, uniforme nello stile e nella qualità della vita associativa, dove tutti remano di conserva, tutti sono consapevoli che «ciò che è veramente importante nella vita non si dimostra: si testimonia».