« I campioni siamo noi…». Ad intonare a gran voce questo coro, pochi giorni fa, a Lignano Sabbiadoro, era un gruppo di ragazzi di Reggio Emilia. Avevano appena vinto la finale nazionale di calcio e bastava guardarli negli occhi per capire che stavano toccando il cielo con un dito. A provare la stessa sensazione, tra fine giugno e inizio luglio, sono state le 34 squadre che si sono aggiudicate le finali CSI nei vari sport. Il bello è che non sono stati gli unici a provare emozioni impossibili da cancellare. A Lignano ho incontrato per strada anche un gruppo di ragazzi che, tenendosi abbracciati, cantavano a squarciagola "ballando sul mondo oh oh oh". Mi sono fermato a scambiare due chiacchiere con loro: non erano finalisti e non avevano vinto nulla. Arrivavano dal Piemonte e, sportivamente parlando, le avevano prese di santa ragione. Eppure erano felicissimi. Raccontavano di aver vissuto giornate indimenticabili, stretto nuove amicizie, provato emozioni uniche. Raccontavano l’orgoglio di aver partecipato alle finali nazionali, spiegando che non aver vinto nulla non cancellava la loro gioia. Probabilmente la pensava così la stragrande maggioranza dei finalisti di Lignano. Mentre gli Azzurri sono in partenza per la Cina, è bello immaginare che anche Pechino possa essere un po’ come Lignano. Ad attendere i circa 350 atleti che rappresenteranno l’Italia c’è prima di tutto un’immensa esperienza umana. Poi, certo, ci sono anche i risultati, le medaglie, i record…Ma non è vero che conta solo quello. Qualche tempo fa ho incontrato Antonio Rossi, uno che di Olimpiadi se ne intende e che quest’anno avrà l’onore di rappresentarci nella cerimonia di apertura. Mi diceva: «In un’Olimpiade le medaglie sono la cosa più bella, ma solo dopo le infinite piccole emozioni che un’esperienza come questa ti regala». In fondo le Olimpiadi sono state questo per un buon tratto della storia dell’umanità. Dovrebbero esserlo ancora oggi, ma il condizionale è d’obbligo: il mondo dello sport professionistico sembra spesso una realtà a sé, vittima della logica della prestazione e del risultato a tutti i costi. È possibile coniugare una sana voglia di vincere con i valori dello sport? È possibile curare la qualità tecnica senza rinunciare all’educazione alla vita? Guardando le finali nazionali di Lignano e Chianciano è inevitabile rispondere: sì, è una strada complessa ma possibile. Ci auguriamo che Pechino, oltre a graditissime medaglie azzurre, ci regali qualche emozione forte dal punto di vista umano e dei valori. Allora sì che saranno vere Olimpiadi.