Ferri Riccardo

Il mio primo approccio con il campionato del CSI fu con l'Atalantina, la squadra del quartiere San Pietro di Crema. Poi passai al Crema (allora non c'era il Pergocrema, ma due squadre distinte, il Crema e la Pergolettese). Poi venne la Capralbese.

Era il 75-76, ricordo come una sorta di fratello maggiore Piero Lodetti, il mio allenatore.

Poi il presidente della Capralbese Rossi, poi il signor "San Giovanni", lo chiamavamo così da bambini e neanche adesso saprei dire il nome vero. Era il tuttofare di questa società, l'accompagnatore.

Ho sempre apprezzato il clima familiare del Csi, l'ambiente stesso dell'oratorio, del paese, dove qualsiasi nostro successo veniva festeggiato. Mi ha sempre colpito questo clima sereno.

C'è bisogno degli oratori, perché fai un'esperienza che ti resta dentro, ti aiuta a crescere. A vivere, rispettando gli altri ed essendo rispettato.

Negli anni dello sviluppo ricordo quella strana atmosfera, quando facevamo la doccia con le mutandine per vergogna. Oggi vedo mio figlio, i miei ragazzi e se è vero che il calcio è cambiato, noto che quelle cose intime non lo sono affatto.