I quaderni di sport
A Cura Di Andrea De Pascalis, Francesco Tramaglino, Edio Costantini-Centro Studi CSI - pagg. 232
2010
Una collana interamente dedicata allo sport, con 4 volumi riservati a varie tematiche: 150 anni di promozione sportiva in Italia. L’Italia unitaria dall’analfabetismo ginnico-sportivo diffuso alla pratica sportiva di massa; Lavorare nello sport dilettantistico. Quando il gioco diventa lavoro; Lo sport e le sue leggi. Guida al quadro normativa della legislazione sportiva; Uno sport per la vita. La sfida educativa del Csi.
Eccoli presentati di seguito uno per uno:
150 anni di promozione sportiva in Italia
L’Italia unitaria dall’analfabetismo ginnico-sportivo diffuso alla pratica sportiva di massa.
di Andrea De Pascalis
Novembre 2010
pag. 64
Secondo autorevoli ricerche, in Italia oggi si contano circa 11,5 milioni di praticanti sportivi continuativi e 5,8 milioni di praticanti saltuari, con 95.000 tra società sportive e altri punti di offerta di servizi sportivi. Si può dunque affermare che l’attività sportiva è ormai entrata a fare parte degli stili di vita degli italiani, cancellando il tempo in cui eravamo definiti “il paese degli sportivi seduti”. Come, quando e per merito di chi è avvenuta questa trasformazione? Rispondere non è facile, perché le storie dello sport raccontano in genere lo sport dei campioni, delle grandi affermazioni, dei grandi eventi. Più difficile è trovare la tracce di ciò che ha consentito al nostro sport di trasformarsi, giorno per giorno, anno dopo anno, da fenomeno di élite in fenomeno di massa. Ripercorrere, sia pure a grandi linee, la storia della promozione sportiva in Italia, vale anche a chiarire anche i motivi per cui oggi lo sport italiano è ciò che è, con le sue luci e le sue ombre. E con le sue lacune ancora da sanare.
Lavorare nello sport dilettantistico.
Quando il gioco diventa lavoro.
di Francesco Tramaglino
Novembre 2010
pag. 56
Lavorare nel mondo dello sport è, per tantissimi, una comprensibile ambizione: che sia il piacere della vita all’aperto o il gusto della competizione, la ricerca del benessere fisico o piuttosto quella dell’equilibrio spirituale, le motivazioni per unire l’utile al dilettevole non mancano certo nel nostro settore. Lo sport dilettantistico ha poi ricevuto, nell’ultimo decennio – complice un set di leggi assolutamente favorevole – un forte impulso organizzativo: accanto alle formazioni sportive spontanee, che hanno da sempre caratterizzato lo sport sociale di enti come il CSI, si affiancano sempre più esperienze di sport strutturato in cui palestre, impianti, centri polivalenti, campi attrezzati diventano autentici volani dell’attività amatoriale per larghe sfere della cittadinanza sul territorio. Queste esperienze di sport organizzato concretizzano il sogno per molti di potersi dedicare alle discipline del cuore con una certa assiduità e “professionalità” e, in taluni casi, di poterne ricavare anche il necessario per vivere: in breve, di “lavorare” nel settore sportivo, così come capita – con ben altri ingaggi, beninteso - ai beniamini dello sport professionistico. Se questo è il fenomeno in atto, diventa fondamentale, però, per gli attori in campo (associazioni e società sportive, atleti ed allenatori, enti di promozione e federazioni, agenzie fiscali e previdenziali, professionisti del settore tributario e del lavoro ecc.) uno sforzo cooperativo per definire meglio le regole da rispettare. Questa guida intende fornire un contributo “non accademico” alla soluzione dei problemi concreti, favorendo esempi, utilità e non ultimo la dimostrazione che la legalità conviene sempre e costa assai meno di quanto, in apparenza, possa sembrare.
Lo sport e le sue leggi
Guida al quadro normativa della legislazione sportiva.
A cura di Andrea De Pascalis
Novembre 2009
pag. 48
Con la riforma del Titolo V della Costituzione, nel 2001, la competenza in materia i sport è stata trasferita ancora più chiaramente dallo Stato alle Regioni, ognuna delle quali oggi regola il settore con una specifica legislazione. Per il CSI, che intende svolgere sul territorio anche un compito di cittadinanza attiva -il che vuol dire mostrarsi titolare di doveri, oltre che di diritti - avere una visione di insieme della legislazione sportiva vigente a livello regionale è la premessa indispensabile per assumere una posizione attenta e propositiva sulla materia. Quali principi ispirano le diverse leggi regionali sullo sport? In che misura esse sono aggiornate e al passo con i tempi? Cosa va bene e cosa sarebbe opportuno cambiare o aggiungere? Quanto siamo in linea con il modello comunitario europeo di sport? Le ragioni dell'attuale sviluppo a "macchia di leopardo" dello sport di base italiano può avere le sue radici nelle differenze delle legislazioni regionali? Dalla difficoltà di rispondere a ragion veduta a interrogativi del genere è nata la decisione di mettere in fila, tutte insieme, almeno le leggi di riferimento sullo sport attualmente in vigore in ogni Regione, andandone a inquadrare i contenuti essenziali. Solo avendo a disposizione tali elementi il CSI potrà assumere, a livello nazionale e regionale, posizioni responsabili e costruttive per chiedere normative che rendano più forte e meglio diffuso lo sport a disposizione di tutti i cittadini.
Uno sport per la vita
Lo sport è un bene educativo ed è uno dei più grandi patrimoni dell'umanità. Riproduce su un piano simbolico la realtà della vita, che è fatica, è lotta, è sofferenza, disperazione, rabbia, gioia, soddisfazione e felicità. Accanto agli obiettivi "storici" dell'attività sportiva: la crescita armoniosa del corpo, la funzione socializzante, la tutela della salute, ce n'è un altro, la funzione educativa, che è la più importante. Purtroppo, per quanto sempre proclamata, la funzione educativa dello sport non è scontata e non è sempre vera. La sfida è proporre una radicale alternativa allo spreco della vita, al vuoto, all'analfabetismo dei valori, al "nulla" di molti giovani, attraverso un'attività sportiva di qualità capace di generare una vera esperienza di vita. In un contesto sociale così debole dal punto di vista delle opportunità di educazione e formazione per le giovani generazioni, l'associazionismo sportivo costituisce senza dubbio un impegnativo banco di prova, una sfida positiva e di enorme utilità per la società civile. Certamente, lo sport non è una panacea, un talismano, un toccasana. C'è infatti, dentro e fuori del mondo dello sport, la facile idea che basti buttare in campo, in palestra o in piscina un gruppo di ragazzi perché questi, svolgendo attività sportiva, crescano nel modo migliore anche come persone. Sappiamo che questo non è vero. Sono gli esempi, le esperienze e le azioni concrete vissute nelle società sportive ad aprire piste educative che abituano alla responsabilità, alla solidarietà e a costruire una vita aperta generosamente al mondo e ai bisogni degli altri. Dobbiamo però offrire, insieme con l'opportunità di fare sport, che è già una cosa importante, un bene ancora più prezioso: la fonte della speranza che non delude e che fa credere nella vita. Se lo sport giovanile non serve a migliorare la vita dei nostri ragazzi, se non serve ad educare i giovani a vivere la loro vita nel segno della fiducia, dell'assunzione di responsabilità, del rispetto delle leggi e delle norme di convivenza civile, allora è uno sport che ha fallito l'obiettivo, che non serve a nulla.