Alla 24 h le idee dei vertici dello sport nazionale
La grande maratona della 24 di idee per lo sport non conosce battute d’arresto ed è proseguita per tutto il pomeriggio con un ritmo incalzante e deciso. Madrina d’eccezione e reduce dalla vittoria della trasmissione “Ballando con le stelle”, sul palco è il turno di Giusy Versace che, con emozione ha raccontato il tragico incidente che, alcuni anni fa, l’ha privata degli arti inferiori, cambiando completamente la sua vita. L’atleta paralimpica non si è persa d’animo e ha trasformato la sua diversa condizione in una nuova opportunità. “Prima dell’incidente praticavo sport, ma non ero un’atleta. Ho scoperto in seguito che esisteva un movimento paralimpico e, poiché sono molto curiosa, mi ci sono avvicinata. Per me è stata una grande sfida e volevo dimostrare agli altri e a me stessa di riuscire a compiere un’impresa quando tutti mi dicevano che sarebbe stato impossibile. Per ironia ho iniziato ad amare la corsa quando ho perso le gambe. Non l’ho fatto pensando ai risultati, ma correre mi faceva sentire viva e per me è stata una preziosa occasione di riscatto. La stessa possibilità dovrebbe essere data a tutte le persone ed in particolare ai disabili perché lo sport va considerato come una vera e propria terapia che consente a ciascuno di conoscersi in profondità”.
Accanto a Giusy, sul palco della 24 ore, Maria e Davide, volontari del progetto il “CSI per Haiti” che, questa estate hanno trascorso 3 settimane sull’isola caraibica dedicandosi ai bambini vittime del terribile terremoto che ha distrutto buona parte dei villaggi. Entrambi hanno raccontato la loro esperienza e chiamato a raccolta tutto il mondo dello sport affinché sostenga i progetti di volontariato sportivo internazionale. “Se condivideremo questo sogno, allora potrà divenire un grande progetto” – ha affermato Maria. “Aprite il vostro cuore e siate disponibili a vivere le stesse emozioni che abbiamo avuto la fortuna di vivere noi” – le ha fatto eco Davide. Entrambi poi hanno lanciato la loro idea: “chiediamo a tutti voi, al mondo delle istituzioni, dello sport e degli oratori di darci una mano concreta affinché il volontariato sportivo internazionale possa divenire una realtà ancora più grande”.
Spazio alla politica nel contenitore successivo “Doppio misto”, che ha visto protagonisti l’ex olimpionico e attuale assessore allo sport della regione Lombardia Antonio Rossi accanto a Chiara Bisconti, assessore allo sport al Comune di Milano. Per loro una simpatica intervista doppia da cui sono emersi spunti interessanti sintetizzati poi nelle idee che hanno saputo regalare. “A mio avviso – ha affermato Chiara Bisconti - il mondo dello sport deve imparare a fare squadra e uscire dalla logica per cui una scelta presa per il bene di una realtà sia considerata un non decisione a danno di qualcun altro. E’ necessario rovesciare la prospettiva. Bisogna, inoltre, che gli impianti sportivi non vengano più considerati spazi ad uso esclusivo, bensì luogo dove più discipline possano convivere”. A ruota, l’idea di Antonio Rossi “Lo sport non deve essere solo un mezzo per conquistare la vittoria o un risultato agonistico, ma uno strumento attraverso il quale veicolare valori importanti. Lo sport, inoltre, ha una grande importanza a livello sanitario: per ogni euro investito nello sport, la sanità ne risparmia ben tre. Maggiore importanza va riservata allo sport nelle scuole, luogo ideale per accrescere una seria cultura sportiva”. L’intervista, durante la quale abbiamo scoperto che Rossi tifa Milan, mentre Chiara Bisconti difende i colori del Novara, si è conclusa con una divertente sfida a biliardino vinta dall’assessore milanese 3-0.
Dopo sette ore di maratona altri grandi personaggi hanno impreziosito contenitore successivo dal titolo “il meglio dello sport deve ancora venire”. Il direttore della Gazzetta dello sport, Andrea Monti, è stato il moderatore del dibattito, che ha visto protagonisti ospiti davvero illustri: Giovanni Malagò (Presidente Nazionale del Coni), Luca Pancalli (Presidente del Comitato Italiano Paralimpico), Michele Uva (Direttore Generale FIGC) e il padrone di casa, Presidente Nazionale Csi Massimo Achini. Il primo interrogativo sottoposto ai protagonisti del dibattito dal direttore della rosea ha riguardato l’idea che ciascuno aveva dello sport.
“Lo sport è il più grande collante sociale, è la più immediata forma di linguaggio che non ha bisogno di traduzioni, è in grado di spiegarsi da solo – ha esordito Monti – e spesso mi rendo conto che mi trovo a scrivere di uno sport, quello di vertice, che non corrisponde all’idea che io ho dello sport”.
“Vorremmo che tutto lo sport, da quello professionistico a quello della piccola società sportiva siano presi sul serio allo stesso modo – ha affermato Achini – poiché lo sport è uno strumento attraverso il quale educare i giovani alla vita. E’ necessaria, dunque, una grande alleanza tra tutti mondi dello sport perché abbiamo una missione importante e irrinunciabile verso i giovani, quella educativa”.
Per Luca Pancalli lo sport è una grande palestra educativa. “Commettiamo un errore – ha affermato il presidente del CIP - quando pensiamo di categorizzare lo sport definendolo agonistico, non agonistico, sociale ecc… Lo sport è tutto insieme e non è possibile sezionarlo. Attraverso l’attività sportiva si concretizza l’inclusione sociale e si riabilita la società allo stesso modo con cui un disabile rompe le catene della sua condizione”. E’ il direttore della Gazzetta a riprendere la parola per sottolineare come lo sport di vertice abbia spesso una funzione trainante e si spinge a dire che “senza lo sport di vertice non ci sarebbe lo sport di base”. Capovolge i parametri il direttore della FIGC, Michele Uva “pur occupandomi di sport di vertice, vengo ad ossigenarmi nei luoghi dello sport di base come questi. Per me lo sport è vita. E’ un grande contenitore all’interno del quale ciascuno mette passione, sacrificio, vittoria, sconfitta, amore. Lo sport professionistico trascina la base, ma non la sostituisce”. Arriva puntuale l’appello di Massimo Achini sempre più deciso a sostenere l’ormai evidente necessità di una profonda saldatura tra lo sport d’oratorio e lo sport blasonato. “Noi continuiamo ad occuparci di sport perché è uno strumento che rende migliore la vita delle persone. Noi, dello sport di base, non possiamo farcela da soli. Abbiamo bisogno che i grandi campioni, dirigenti, giornalisti ecc… giochino insieme a noi la grande partita dell’educazione dei giovani. Insieme possiamo dar vita ad una squadra forte capace di ottenere buoni risultati. L’oratorio, lo sport di base è pronto a fare la sua parte”. Ad interrompere il confronto, le belle immagini e le parole di Papa Francesco che, il 7 giugno scorso in occasione del 70simo del Csi, ha invitato tutti gli sportiva a giocare in attacco e a non accontentarsi di vite mediocri. A raccogliere la sfida lanciata da Achini, il Presidente Nazionale del CONI Giovanni Malagò. Un intervento a tutto tondo quello del numero uno del Coni che, partendo dalla storica vittoria del doppio azzurro del tennis Bolelli-Fognini, ha sintetizzato tutte le priorità indicate nel suo programma di governo che, non a caso, volle presentare in un oratorio romano. Infine la sua idea: “C’è un progetto – ha affermato Malagò - per la buona scuola che riteniamo indispensabile al fine di formare buoni insegnanti. Lo scopo è che in ogni scuola ci sia un luogo in cui fare sport. Si sta facendo una mappatura precisa dei plessi scolastici che non sono dotati di impianti o che sono dotati di impianti non a norma. Questo progetto vuole fare in modo che, a partire dalla prossima stagione scolastica, ogni scuola abbia un luogo dove i nostri figli abbiano la possibilità di fare sport. Oggi il Csi ci porta dentro un oratorio, un luogo che sento vicino: anche per questo mi sento partecipe di questo progetto. I tesserati delle Federazioni sono un terzo di quelli degli enti di promozione sportiva: io devo garantire tutti”.
Calato il sipario sui grandi rappresentati del mondo istituzionale sportivo, a prendere la parola sono stati gli allenatori Gian Paolo Montali, Emiliano Mondonico e Sandro Campagna. A loro Massimo Achini ha chiesto di cosa abbia bisogno lo sport di oggi. “Sicuramente di meno retorica – ha risposto Montali – di nuove idee, di impianti sportivi e di una nuova cultura sportiva. Mi stupisco del fatto che in un paese come l’Italia non ci sia un ministero dedicato allo sport”. Se per Montali l’agonismo e il risultato sono gli obiettivi prioritari dell’attività sportiva, così non è per l’allenatore della nazionale di pallanuoto Campagna che ribadisce come “l’agonismo debba arrivare in seconda battuta, solo dopo aver fatto amare ai ragazzi lo sport”. E’ ancora Mondonico ad intervenire definendo il valore aggiunto dello sport in oratorio. “Sono i volontari – precisa l’ex allenatore – la presenza costante sul territorio e il lavoro prezioso che enti come il Csi e gli oratori svolgono nelle zone di frontiera”. La parentesi si apre quindi sulle criticità nel rapporto tra genitori e allenatori. Due le scuole di pensiero: chi li vorrebbe allontanare dal campo e chi li invita ad allenarsi insieme ai propri figli. Tutti, concordano sul fatto che il tema meriti una seria riflessione: impegno che il leader blu arancio fa proprio nell’immediato futuro per un convegno nazionale anticipandone il titolo “Genitori a bordo campo”.
Dopo lo stacco musicale affidato a Marco Spaggiari dei Controtempo, una lettera in musica dedicata al proprio allenatore, sono due altri testimoni dello sport di vertice a prendere posto sul palco. Si tratta della presidente di Vero Volley, Alessandra Marzari e il monumento del basket azzurro, Dino Meneghin. Mentre l’ex cestista racconta della sua grande passione per i giovani, la Marzari descrive con soddisfazione il gemellaggio tra i giocatori e le giocatrici delle prime squadre di Vero Volley e altrettante squadre d’oratorio. “La condivisione – racconta la presidente del Club monzese – riguarda il momento degli allenamenti. E’ lì che si crea grande affiatamento e il luogo dove i campioni possono davvero entrare in contatto con lo sport di base e l’ambiente educativo dell’oratorio e dare il proprio contributo.
Due idee da due allenatori diversi, ma comunque appassionati. Dino Meneghin propone che a scuola l’educazione fisica abbia la stessa dignità delle altre materie e che un’eventuale insufficienza possa compromettere il risultato complessivo. Alessandra Marzari formula una ricetta per uno sport buono ed elenca gli ingredienti “curiosità, innovazione, contaminazione, veri valori sportivi. Il tutto va amalgamato da bravi dirigenti e il piatto va servito con tanta passione”.