Sport al femminile alla 24 h
Antonio Cabrini e Milly Moratti sono gli ultimi due ospiti della 24ore, introdotti intorno alle ore 10.30 dal presidente nazionale Massimo Achini.
Il 7 volte campione d’Italia con la Juventus, racconta la sua formazione umana e sportiva partendo dall’oratorio: “Per persone della mia età conta moltissimo, sono nato in oratorio, ho vissuto i primi anni in un piccolo oratorio vicino a casa mia, dove ho conosciuto i miei amici, persone importanti, e l’oratorio è sempre stato un luogo di aggregazione dove i ragazzini andavano per fare tutti gli sport. Era una vita molto salubre e salutare, che ti dava molto sotto aspetto umano”. Milly Moratti, intervenuta alla mattinata, punta i fari sullo sport fatto insieme: “nelle città dove tutto è più difficile, gli spazi non riescono a incontrare tutti i ragazzi, e credo che gli oratori e le realtà sportive buone, si diano da fare per andarseli a cercare i ragazzi, anche i cattivi ragazzi, anche quelli che per strada sembrano fare attività sportive alternative, tipo lo skateboard, ecco bisognerebbe incontrarli, uscire, oppure aprire gli ingressi”. Cabrini, da CT della nazionale di calcio femminile, torna sull’argomento: “Dobbiamo cambiare la cultura che abbiamo in questo tipo di attività sportiva, perché la nostra nazione è maschilista e non ci permette di sfruttare le caratteristiche di queste atlete, che invece hanno bisogno di avvicinarsi al professionismo, sulla scorta di quanto accade nelle nazioni vicine a noi così come in USA, Cina, Giappone. Non vedo perché le squadre professionistiche non debbano avere un settore giovanile dedicato al femminile, soprattutto perché l’Italia è per il 54% popolata da donne”.
Lo sport, vera comunità contrapposta alla virtuale società dei social network, è il senso dell’idea proposta da Milly Moratti: “Bisogna pensare allo Sport Insieme, perché sulla terra non siamo soli. Dobbiamo immedesimarci in un progetto di vita, anche se spesso prevalgono gli individualismi e la paura, che è il contrario della parola insieme. Bisogna così riuscire a stare insieme anche fisicamente, recuperare una dimensione fisica di contatto come lo sport può are, è veramente un rimedio verso questa perdita di speranza complessiva”. Chiude il blocco Antonio Cabrini con un messaggio ai giovanissimi: “si può diventare campioni in ogni cosa che si fa tutti i giorni con passione, senza la quale non si raggiungono risultati”.
L’idea di Antonio Cabrini è chiara: “riguarda il calcio femminile. Mi piacerebbe che le società maschili di Serie A avessero anche un settore giovanile femminile parallelo a quello maschile. Per far crescere il movimento, e di conseguenza il livello tecnico, l’appoggio delle società professionistiche sarebbe l’ideale. In paesi come Usa, Cina e Giappone il calcio femminile ha raggiunto livelli di popolarità altissimi: la mia idea sarebbe un modo per avvicinarsi a realtà come quelle. Aggiungo che in Italia si compie troppo spesso l’errore di voler paragonare il calcio femminile a quello maschile, facendo confronti fuori luogo. In altri sport, come ad esempio il volley, questo giustamente non avviene”.
Il rush finale della 24 ore è tutto al femminile. Tre grandi atlete portano la testimonianza, dalla ciclista Paola Gianotti, alla pallavolista Anna Maria Marasi fino alla mitica Sara Simeoni, la più grnade altista che l’atletica azzurra abbia mai conosciuto.
“Parto dal Csi – racconta Marasi – dove a Sorbolo in provincia di Parma, ho giocato i primi tre anni nel campionato Csi: battaglie tanto grandi come quelle delle finali di Coppa Campioni. Oltre a giocare mi sono occupata del mondo extra sportivo. Ero molto curiosa ed ora lavoro nel marketing sportivo”.
Stefano, un giovane della giuria Csi sul palco, le chiede di un ipotetico “sfruttamento” delle campionesse del volley in tv.
La dirigente del Coni risponde: “va fatta promozione, ma sempre con un senso, con un obiettivo. Dico che le atlete devono avere bravi dirigenti nelle società, guide serie, di buon senso che programmino anche la vita delle ragazze fuori dal campo.
Un’idea per lo sport? “Penso ai giovani di oggi cui dico che è importante vivere non solo per il presente, ma costruendo il futuro. Occorre essere rigidi e decisi con loro. Portare sempre avanti gli studi.
Sara Simeoni, parla della sua fede e afferma: gli insegnamenti che vengono dalla Chiesa, e ciò che propone lo sport sono i medesimi. I valori sono gli stessi, conta volerli praticare. “Non credo ci possa essere un’idea più importante di un'altra; ma parto dal presupposto che lo sport debba essere un dovere di ognuno, un percorso costruttivo fatto di insegnamenti utili per tutta la vita. È necessario lavorare per dare modo ai giovani di interpretare lo sport come un punto di riferimento, ma che possano fare ciò secondo regole chiare e uguali per tutti”. Sara Simeoni aggiunge: “vorrei far capire ai giovani che fare sport é uno stile di vita. Non basta solo giocare, provare, tentare, ma serve impegnarsi per migliorare. Ciò significa fare un percorso. Sport scuola di vita: digerire una sconfitta, accettarla, lo sport ha l'immediatezza delle emozioni vissute che ti segnano le giornate”.
Paola Gianotti ha infine raccontato il suo viaggio in bicicletta. “La parte più bella è stata la condivisione con i followers, tramite i social ho condivido le emozioni e le mie disavventure, dai cani randagi allo tsunami. Così il mio viaggio è diventato un sogno comune e dopo l'incidente la bici é divenuta una risorsa in più.
“Vorrei che i disabili si avvicinino allo sport, ognuno di noi ha un sogno piccolo e grande. Lo sport é vita e può portarci ad ogni traguardo”.
Così come la 24 h di idee ormai giunta agli ultimi chilometri.
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