Da Assisi riparte la sfida ambiziosa del Csi
Massimo Achini: “Sono contento perché siamo tornati ad Assisi. Una città che rappresenta un valore immenso, una tradizione, un patrimonio di umanità, esperienza ed emozioni uniche. Lunedì torneremo a casa stanchi ma ricchi. Fondamentalmente, sono contento perché ci siete voi. Quel voi racchiude tutti. Con voi vorrei condividere ogni passo del cammino di questi 4 anni del mio mandato, perché il Csi abita davvero nei comitati e nelle società sportive. Sono contento anche perché ci sarete voi “altri”: coordinatori, tecnici responsabili, operatori sportivi, che vivono all’interno dei comitati. Siete importanti, tutti lo siete. Vorrei ringraziarvi per ciò che fate realisticamente ma vi ho chiamati qui per affidarvi una cosa importante: qualcosa che resti nella storia della nostra associazione con la giusta incisività come l’immagine di Tardelli ai mondiali dell’82. Vi affideremo la grande passione educativa, l’idea di riuscire a realizzare esperienze di educazione. La certezza da cui dobbiamo partire è: “l’attività sportiva è il principio generativo della vita associativa del Csi. Frase scritta nel progetto i culturale sportivo del Csi ” Una certezza circondata da qualche ma. Il primo rischio da evitare è di fare “melina” continuare leggere la frase senza darle un seguito… In questi giorni dobbiamo cercare di capire se possiamo fare qualche affondo che vada a bersaglio. Siamo chiamati a condividere delle responsabilità: dobbiamo essere titolari nell’azione educativa, bisogna essere i migliori in campo, e curare i fondamentali. Serve poi l’ambizione. Tutti voi rappresentate l’aerodinamica dell’Associazione che si racchiude nell’azione educativa che passa per quella sportiva. Per questo è anche importante il tema della Giustizia sportiva, sogno uniformità nella diversità. Non mi piace un’associazione con tanti regolamenti di giustizia sportiva, ecco perché ho chiesto ai presidenti di regalarmi entro giugno un unico regolamento per l’intera associazione. Nello sport si è soliti dire: l’importante è partecipare ma se si può vincere si deve puntare alla vittoria. L’ambizione è inevitabile, è la stessa educazione ad essere un progetto ambizioso. La gente si aspetta tanto da noi e noi questo dobbiamo viverlo senza troppa ansia. Dobbiamo essere primi in tutto senza nasconderci, bisogna dirsi sia le cose belle che quelle che non vorremmo sentire. Dobbiamo fare in modo che tutti i comitati facciano attività giovanile, attività sportiva e che si abbassi l’età media degli arbitri. Se al termine di questi 4 anni non avremmo ottenuto questi risultati vorrà dire che avremmo fallito. Essere ambiziosi significa anche voglia di crescere e ricordate sempre che qualità e quantità in un progetto vanno a braccetto. E’ doveroso per noi cristiani far fruttare ciò che c’è stato donato. La nostra vittoria è Educare. Tutto quello che fate e farete fatelo con una strategia chiara quella di portare sulle labbra e nel cuore un sorriso perché come dice Madre Teresa di Calcutta non riusciremo mai a spiegare il valore di un sorriso”.