Sul palco della Cittadella di Assisi, dove é in corso di svolgimento il Meeting associativo del Csi, Mons. Giuliodori: : “Ringrazio tutti, per l’invito che mi è stato fatto. Qui mi sento a casa e sono venuto con l’idea di vivere con voi quella che è stata la mia esperienza di vita. Per me lo sport non è marginale ma rappresenta qualcosa di  strutturale. Penso che non sarei quello che sono se non avessi fatto sport. Di solito non parlo della mia attività sportiva perché sono molto discreto ma sono ben felice di farlo davanti a voi e vi assicuro che non è una forzatura. Credo, che la fede deve trovare una traduzione nello sport, che è una  dimensione imprescindibile dell’agire ecclesiale, le azioni di carattere educativo formativo e aggregativo non devono appartenere ad un campo diverso da quello della fede. La mia esperienza? Tutto è cominciato quando sono andato durante un’estate ad un campo estivo dove spesso giocavo a pallone. Ricordo, che c’era qualcosa di diverso. Potevo relazionarmi come desideravo, mi divertivo e stavo bene. Inoltre ero anche ben seguito dagli educatori. Poi la scelta di entrare in seminario continuando a giocare a pallone e partecipando durante le scuole superiori alle attività sportive della città. Mi sono ritrovato in prima squadra in C/2 pur essendo in seminario e vi dico che non andava per nulla male, visto che riuscivo a mettere in rete anche qualche gol importante. Ma la mia attività di calciatore e quella in seminario, non erano molto compatibili e dunque ecco arrivare il momento della scelta. Fu proprio il rettore del seminario a pormi  l’out-out e per me è stato un momento molto difficile. La mia vocazione è nata quando ho dovuto scegliere e capite bene come a 17 anni non sia stato davvero facile. Ricordo che piansi davvero tanto. Con l’aiuto dell’allenatore “Gegè” Di Giacomo, sono riuscito a scegliere in maniera serena anche se molti non hanno capito la mia decisione. Ma non è che ho abbandonato lo sport, quello ce l’ho nel sangue e  ha sempre accompagnato il mio cammino. Lo sport è sempre stato presente anche come dimensione con rapporto con la natura, tutte le mie vacanze le ho passate a stretto contatto con essa. Credo anche di essere l’unico vescovo a fare le immersioni e quindi anche questo sfizio me lo sono tolto. E’ una grazia unica. Per farvi capire come ho continuato a praticare sport vi racconto questo aneddoto: Appena nominato vescovo, sono tornato in campo e dopo 20 minuti ho fatto due gol e ho preso una traversa dai 30 metri. Ricordo Gianni Morandi – giocavamo noi dell’Agorà contro la nazionale cantanti - venne verso di me e disse: “Ue’, vescovo, non ci umiliare così”. Cominciamo a mettere in campo i valori autentici e lo sport può essere fondamentale, margine di servizio e testimonianza. Il Csi è una grande speranza per la città, occorre incoraggiare il Csi ad andare avanti anche quando ci sono sacrifici da fare anche quando non troviamo il sostegno che vorremmo.