.IL PUNTO- Regalo di Natale, il calcio libero dai violenti

Sarebbe bello trovare sotto l’albero di Natale, come regalo, uno sport finalmente liberato dalla violenza e da ogni forma di esasperazione, ma per ora nessuno, nemmeno Santa Claus, è in grado di farci questo bellissimo dono. Possiamo però «incartare» la speranza che, prima o poi, lo sport torni ad essere in ogni occasione ciò che deve o dovrebbe essere: un’esperienza di gioco e di educazione alla vita. A sognare un po’ ci aiuta una breve storia scritta tempo fa da alcuni genitori dello Sported Maris, una squadretta giovanile di periferia. Una domenica un gruppo di ragazzini si presentò al campo per disputare una partita di calcio amichevole ma non riuscì a trovare un pallone per giocare. I ragazzi cercarono ovunque, aiutati da allenatori e genitori, ma niente, nemmeno un pallone. Ad un certo punto sentirono dei singhiozzi provenire da un cespuglio a bordo campo. Si avvicinarono e trovarono un vecchio pallone, sgonfio e sporco, che stava piangendo dentro un canale di scolo delle acque. «Stai tranquillo - gli dissero i ragazzi - ora ti laviamo e ti gonfiamo, poi ti useremo per la nostra partita». «No, amici. - replicò il pallone -. Non gonfiatemi, non giocherò più con voi». «E noi come faremo a giocare?», chiesero allora i ragazzi preoccupati. «Non giocherete! - proseguì amaramente la sfera - perché noi palloni non vogliamo più giocare a calcio. Per questo tutti gli altri se ne sono andati. Io non ce l’ho fatta, perché sono sgonfio e vecchio». «C’è troppa violenza nel calcio, non possiamo andare avanti così. Eravamo stati inventati per far divertire la gente, per unire le persone, per far loro amare il movimento, il gioco di squadra, per saper accettare la sconfitta e saper gioire della vittoria senza umiliare chi perde. Invece oggi per il calcio ci si insulta, ci si picchia, si distruggono le cose, si corrompono persino gli arbitri…». «Ma noi non facciamo così, i nostri genitori e i nostri allenatori ci stanno insegnando il rispetto e l’onestà», si difesero i piccoli calciatori. «Questo è vero! - riconobbe il pallone -. Forse solo voi potete ancora aiutarci a trovare l’entusiasmo per tornare sui campi. Forse solo voi bambini potete insegnare ai più grandi che l’unica cosa da prendere a calci siamo noi palloni; forse solo dai vostri campetti di periferia è possibile proporre uno sport capace di dare sul serio un calcio alla violenza». E concluse: «Datevi da fare bambini, ragazzi, educatori, allenatori, genitori… datevi davvero da fare per tornare a far sorridere lo sport e allora potrete rigonfiarmi e riprendere a giocare a calcio. Quello vero!».