8° Rapporto CRC: "Urgente Piano contro le povertà"
Infanzia, diritti fanciulli ancora negati. Sport-minori, numeri critici
Lanciato oggi a Roma il Rapporto CRC, giunto all’ottava edizione e alla cui redazione hanno contribuito 124 operatori delle 90 associazioni del Gruppo CRC, tra cui il Csi, che lavorano per i minori. Il Rapporto, presentato stamane alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, di Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo CRC, di Diego Cipriani della Caritas e di Elena Innocenti ricercatrice della Fondazione Zancan, ha fatto il punto sulle politiche per l’infanzia analizzando lo stato di attuazione della Convenzione in Italia.
L’8° rapporto CRC ha evidenziato ancora una volta la complessità anche nel binomio sport e minori: il 25% dei minori è inattivo, solo il 60% degli edifici scolastici hanno strutture sportive, solo il 20% dei bambini e delle bambine tra i 3 e i 5 anni praticano attività motorio-sportiva. “Mentre la crisi costringe le famiglie a tagliare o diminuire l’attività sportiva dei propri figli – afferma Michele Marchetti, direttore Area Welfare e promozione sociale del Csi – c’è anche la confusione di interventi regionali a destabilizzare e a minare il diritto al gioco e allo sport dei minori, anche a seguito di norme nazionali poco chiare e alla perdurate assenza della legge sullo sport dilettantistico. Il Csi intende assumere l’impegno di promuovere le raccomandazioni del rapporto, anche in collaborazione con la Uisp, che è l’unico altro ente di promozione sportiva a sottoscriverlo, presso tutte le istituzioni civili e sportive”.
Secondo i dati contenuti nel Rapporto, in Italia 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica e 1 su 100 è vittima di maltrattamenti. 1 su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità. 1 su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria, 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Nel 2013 in Italia sono andati all’asilo solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia 5,6%; la Puglia 4,4%; la Campania 2,7% e la Calabria 2,1%.
Riguardo le difficoltà economiche di molte famiglie con minori, Arianna Saulini ricorda che la povertà minorile in Italia è in continuo aumento - dal 2012 al 2013 i minori in condizioni di povertà assoluta sono passati da 1.058.000 (10,3%) a 1.434.000 (13,8%) - e ribadisce l’urgenza di un Piano nazionale di contrasto alla povertà. A proposito di risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza, il Rapporto denuncia che a distanza di anni non esiste ancora un monitoraggio a livello istituzionale, manca una strategia nazionale e una visione di lungo periodo nell’allocazione delle risorse.
Il rapporto dedica, tra i diversi temi, anche un capitolo ai minori stranieri non accompagnati (MSNA), tema di grande attualità considerati i numerosi sbarchi di questo periodo, rilevando la necessità di mettere subito a sistema il nuovo sistema di accoglienza. Dal primo gennaio al 31 marzo 2015 sono sbarcati in Italia 10.165 migranti, di cui 902 minori (289 accompagnati e 613 non accompagnati). Nel 2014, 26.122 minori hanno raggiunto le coste italiane e di questi 13.026 sono risultati essere non accompagnati, ovvero un numero pari a due volte e mezzo quello registrato nel 2013. Alla data di stesura del Rapporto sono oltre 500 i minori ancora in attesa del collocamento in comunità, che si trovano, da mesi, in strutture temporaneamente adibite alla loro accoglienza, attivate “in emergenza” a livello locale, in Sicilia, Puglia e Calabria.
E’ possibile scaricare l’8°Rapporto CRC completo dal sito: www.gruppocrc.net
Il Gruppo CRC su sport e minori raccomanda:
1. Al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di favorire la qualificazione dei docenti laureati in Scienze Motorie e di provvedere al loro inquadramento a partire dalla scuola primaria, favorendo la collaborazione e la sinergia con gli enti di promozione sportiva e le società sportive del territorio, rivedendo il curriculum scolastico con conseguente incremento del numero delle ore di attività motoria;
2. Al Governo e alle Regioni di rivedere profondamente tutta la disciplina della tutela sanitaria degli atleti e della qualificazione delle attività sportive, soprattutto per quelle ludiche, motorie, propedeutiche, di avviamento, agonistiche e non agonistiche, per tutti i minori, attivando anche tavoli di confronto e di consultazione con i vari enti e associazioni coinvolti sulle medesime tematiche;
3. Agli Enti di promozione sportiva, alle Federazioni Sportive Nazionali, alle discipline associate, richiamando il CONI alle sue finalità e funzioni in merito, di promuovere la cultura del gioco e del diritto allo sport per tutti i minori, consolidando un confronto con gli istituti universitari di Scienze Motorie, finalizzato al riconoscimento dei crediti formativi, favorendo ogni forma di inclusione e partecipazione dei minori e dei minori stranieri residenti in Italia.