5 dicembre 2015

In cammino verso San Francesco

Il pellegrinaggio dalla Porziuncola alla Basilica di San Francesco ha concluso la seconda giornata di Assisi 2015, centrata sul dibattito associativo ed il confronto di idee scaturito dai 10 tavoli tematici offerti agli oltre 400 partecipanti. Don Albertini: “Non spaventiamoci se siamo diversi. La cosa peggiore è credere di essere in una comunità, il Csi, dove persone somigliano a delle fotocopie e non a degli originali”

Entra nel vivo sabato 5 dicembre il meeting Csi di Assisi 2015, con i 10 tavoli di confronto associativo, proposti agli oltre 400 partecipanti. Al mattino subito il momento di spiritualità, guidato da don Alessio Albertini e da don Toni Adragna, rispettivamente consulente ecclesiastico nazionale e della regione Sicilia.

La meditazione del sacerdote trapanese guarda al Paradiso, “donato da Dio – dice il consulente siculo – non per una vacanza indimenticabile, ma per la vita eterna. Si può sempre iniziare da capo, nessuno escluso dalla misericordia di Dio”. Partendo dalla figura del ladrone e di Cristo l’altro spunto è sul perdono. “Ad Assisi lasciamoci riconciliare con Dio – ha detto don Adragna – e con noi stessi, fra di noi del Csi.

La musica dei Controtempo e la voce di Marco Spaggiari danno quindi il via ai lavori di gruppo:

1. Le Società sportive: come sostenerle ed aiutarle concretamente

2. Il Comitato: viaggio tra i problemi e le opportunità dell'organizzazione territoriale

3. CSI e Chiesa: rafforzare la presenza nelle parrocchie

4. L’attività sportiva di oggi e di domani

5. Servire i piccoli per essere grandi: l'attività sportiva giovanile

6. La formazione per creare valore aggiunto: priorità, compiti e funzioni

7. Gioco anch’io: uno sguardo al presente, orientati al futuro

8. Marketing sportivo e promozione associativa

9. Fare sistema dentro e fuori l’associazione: tra relazioni e alleanze

10. Dalle politiche sportive alle politiche attraverso lo sport

 

In serata il tradizionale pellegrinaggio dalla Porziuncola in Santa Maria degli Angeli fino alla Basilica superiore di San Francesco, dove don Alessio Albertini, il consulente ecclesiastico nazionale del Csi, ha celebrato la Santa Messa.

Siamo convocati intorno a un tavolo, perché ci hanno chiamato – le prime parole del consulente ecclesiastico nazionale dall’altare maggiore della meravigliosa basilica francescana - E il Signore che ci chiama per ascoltarlo e per ricevere il suo dono chiedendo a ciascuno di noi di portare qualche cosa. Non interessa tanto o poco, bello o brutto, grande o piccolo, ma a ciascuno qualcosa di proprio. Ciascuno di noi è infatti ricchezza straordinaria e originale. Nonostante le differenze siamo convocati da un unico padre, che desidera che ogni suo figlio stia seduto al medesimo tavolo.
Nell’omelia della Santa Messa Don Alessio Albertini allarga il discorso, rivolto alla platea di fedeli ciessini che hanno riempito le navate della Basilica Superiore, ricca degli affreschi di maestri come Cimabue e Giotto, fino anche al coro in fondo all’abside
“Per me è una grande emozione celebrare dentro questa straordinaria basilica cui si aggiunge la bellezza della comunità che ho davanti. Dobbiamo renderci conto che il popolo del Csi che arriva da più parti d'Italia non è un agglomerato di tessere o di associati, ma un insieme di volti. Dietro ogni volto c'è una  storia fatta di gioie, di conquiste e delusioni, rinuncia e novità e di entusiasmo di tanti che aprono prospettive. Riconosco la bellezza di questo popolo. Bello anche concelebrare con i miei confratelli e con un mio predecessore, Don Vittorio Peri, cui va un grazie straordinario, se ci trattano così bene qui nella sua terra di Assisi. Mi sono sentito incrociandolo, caro don  Vittorio, di raccogliere i frutti del seme che tu hai lasciato. Il Csi è una comunità segnata dal passaggio dei sacerdoti che hanno lasciato un’impronta e frutti di cui altri possono cibarsi.
Qui ad Assisi, oltre al richiamo di Francesco in molti sono presenti perché hanno sentito il richiamo del Csi,  soprattutto con la voglia di andare a avanti, ed oggi nei lavori di gruppo abbiamo vissuto esperienza di forte riflessione ed intelligenza. Se abbiamo spesso reagito di pancia, impariamo ora ad agire di utero. Mi spiego: Dio ragiona con l’utero, come la donna che si commuove per il figlio e che anche se il figlio ha combinato la cosa peggiore è disposta a perdonarlo ed ad accoglierlo.
La misericordia non è perdono e basta, ma riconoscere che non ti posso perdere, che fai parte di me. Prendersi cura della persona accanto. Ti ascolto e ti guardo negli occhi. Tra pochi giorni si apre l'anno giubilare e bisogna ragionare di utero.
Credo che la parola di Dio ci indichi precisamente l’agire come uomini e donne del CSI. Una parola che tradotta in linguaggio sportivo dice: ‘Scendi in campo, buttati!’ Il Vangelo di Luca ci racconta della nascita di Gesù, Dio in carne ed ossa. Scendere in campo allora vuol dire sporcarsi le mani con la realtà non solo con gli ideali. Solo così possiamo rendere concreta la misericordia quando siamo capaci di rendere concrete le nostre scelte. Dopo essere scesi in campo fai una prestazione come si deve. Devi avere una meta davanti. Il Vangelo ci dice “Preparatevi che la salvezza e dinanzi a voi” Dio ci dice che per lui valiamo, che é disposto a fare follie. Quando Dio attraversa la tua esistenza, tu allora comprendi quanto vali, e dai il massimo. Il Csi deve quindi far percepire il grande valore di ogni persona su tutti i campi dei nostri campi. Questa vostra presenza per noi è importante. Ricordati che sempre non sei solo, ma c'è una squadra.
Quando si mettono insieme le forze, fuoriesce il lavoro straordinario della persona che ho accanto. Non sono il più bravo e il depositario della felicità ma la posso raggiunger insieme agli altri.
Voglio lasciare a tutti voi il ricordo di Carlo, un ragazzo milanese sepolto qui ad Assisi. Amava l'eucarestia, che era per lui ‘l autostrada per il cielo’ e diceva 'Nasciamo come degli originali ma molti muoiono come fotocopie'. Allora non spaventiamoci se siamo diversi. La cosa peggior e credere di essere in una comunità dove persone somigliano a delle fotocopie e non a degli originali”.


 

In cammino verso San Francesco

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