15 gennaio 2016

Terzo settore, la riforma che vorremmo

Alcuni punti: autofinanziamento, sistema fiscale, rappresentanza

Anche il CSI presente all'incontro con Governo e parlamentari organizzato dal Forum del Terzo Settore giovedì 14 gennaio

L’autofinanziamento, il sistema fiscale, la questione della rappresentanza: anche dopo i passi avanti delle ultime settimane, restano ancora alcuni punti non chiariti che rischiano di rimanere tali e di essere rinviati al futuro, segnatamente ai decreti attuativi che toccherà al governo predisporre. A segnalare il rischio e a chiedere un supplemento di attenzione è il Forum del terzo settore, che presentando il documento “La riforma che vorremmo” ha chiamato a Roma, giovedì 14 gennaio, in un incontro pubblico, il sottosegretario Luigi Bobba, il senatore Stefano Lepri, Paolo Beni a fare il punto della situazione sulla riforma del terzo settore. Provvedimento che pare destinato ad accelerare dopo essere rimasto impantanato per mesi in Commissione Affari costituzionali al Senato, dove era approdato dopo l’approvaz ione in prima lettura alla Camera il 9 aprile 2015.

All'incontro erano presenti per il Centro Sportivo Italiano Stefano Gobbi e Michele Marchetti, concordi nell'affermare: “il CSI è presente per rimarcare la necessità di valorizzare nel disegno di legge le reti di rappresentanza del terzo settore e intervenire sulla semplificazione della materia fiscale. L’accentuazione sull’impresa sociale, non deve andare a discapito dell’associazionismo di promozione sociale e del volontariato”.


Il Forum del Terzo Settore ha presentato un documento per illustrare il proprio punto di vista e quei punti sui quali chiede un supplemento di analisi. Il portavoce Pietro Barbieri segnala il tema dell’auto-finanziamento delle organizzazioni, segnatamente quelle di promozione sociale, che aiutano la comunità “senza gravare in alcun modo sulle tasche dello Stato”. 

Resta ancora aperto il tema del volontariato, la necessità di consentirgli uno sviluppo permettendo ai cittadini di esprimere se stessi attraverso la partecipazione: “Dobbiamo regolare la gigantesca sperimentazione che di fatto è stata messa in campo a partire dalla legge 266 e vanno messe regole per impedire il lavoro nero e regolare i rimborsi spese”. Poi c’è il fisco: “C’è ancora una somma confusione su cosa si debba scrivere nel testo di legge - dice Barbieri - ma il sistema fiscale per il terzo settore è oggettivamente insostenibile per la gran quantità di norme che originano anche situazioni kafkiane: se si vuole sostenere il terzo settore e la sua capacità di spinta sociale, la questione fiscale va affrontata tutta”.

E Barbieri sottolinea in particolare la situazione delle molte attività culturali o di sport per tutti che “oggi vengono equivocate” e senza le quali però “questo paese non avrebbe possibilità di far svolgere attività relazionali e sportive ad un gran numero di cittadini”.

Infine, il tema della rappresentanza. Il nuovo testo di legge conterrà un nuovo organismo, chiamato Consiglio nazionale del terzo settore: “Ben venga questo spazio istituzionale di incontro con le organizzazioni, visto che gli Osservatori che fin qui si sono avuti non hanno funzionato. Apprezziamo lo sforzo, anche se resta il fatto che questo mondo, che nasce dal basso, fatica ad essere rappresentato in luoghi istituzionali”. “La riforma del terzo settore – conclude Barbieri - è una opportunità gigantesca per tutti, occorre arrivare presto ad un testo definitivo evitando il rischio di un percorso parlamentare infinito”. (Fonte: Redattore sociale)

Ecco il documento e l'allegato presentato dal Form del Terzo settore

Terzo settore, la riforma che vorremmo