11 novembre 2016

La “Nazionale” dei consulenti ecclesiastici a Roma

Si è concluso con la Messa celebrata in Vaticano nella cappella del sepolcro di San Pietro l’incontro della squadra dei sacerdoti del Csi

La squadra dei consulenti ecclesiastici del Centro Sportivo Italiano si è radunata il 10 novembre a Roma, convocata da Don Alessio Albertini il loro vertice in seno all’associazione. C’è don Emanuele da Caltagirone, don Fabio da Venezia, dall’Emilia Don Felice di Forlì, con don Giovanni da Cesena. Ancora Don Ivano da Pordenone e Don Leonardo da Perugia, sacerdoti perfino da Gorizia e Trapani. “Cosa significa fare pastorale giovanile in particolare, per noi, nell'ambito sportivo?” è stato lo spunto iniziale della riflessione di don Albertini, ricordando il ruolo importante dei consulenti Csi, quello di affiancamento dei laici nella formazione cristiana e umana dei giovani. Quindi è stata la puntuale meditazione di Padre Bruno Secondin (predicatore degli esercizi spirituali al Papa e alla Curia Romana nel 2015) che della figura dei consulenti Csi ha detto: “sia la loro una partecipazione empatica, provocatrice, ispiratrice, ma non da etichetta. Con l’esperienza di fede vissuta occorre accompagnare le diverse vibrazioni interiori dei giovani. Saper giocare su una libertà gestita con maturità e affidata alla persona”.

In campo anche il presidente nazionale Csi, Vittorio Bosio che ha ribadito: “nel mio mandato vorrei rimettere al centro della vita del Csi la figura del consulente ecclesiastico, fondamentale per la crescita umana e spirituale dei ragazzi”. Ad un consulente che ha chiesto: “Ma il Csi nella sua lunga storia ha mai convertito qualcuno?” Bosio ha risposto “Non so se c’è una risposta numerica, ma di certo accogliamo tutti, tanti ragazzi di colori e religioni diversi”.

Lungo e schietto è filato via nel pomeriggio il dialogo tra i presbiteri ed il numero uno arancioblu, fino all’intervento di don Armando Matteo, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana, su “L’adulto che ci manca”. Tre immagini, tre figure in evidenza: il ponte, l’allenatore e il poeta, hanno fatto da leit-motif del suo discorso (in allegato). “Il problema dei problemi siamo noi adulti o meglio quegli adulti con i quali ci troviamo a lavorare, sempre meno all’altezza della nostra naturale e indispensabile vocazione generativa ed educativa. Dalla trasformazione degli adulti derivano le attuali difficoltà relative all'educazione” – ha proseguito poi don Armando mettendo in connessione la relazione educativa adulto-giovane, genitore-figlio concludendo che “la bellezza dell’adulto sia il compito più importante per la comunità cristiana: esso è un compito davvero profetico in quest’ora della storia, in cui più nessuno, tra quelli che classicamente possiamo chiamare i poteri forti, ha quasi interesse ad avere a che fare con gente adulta, seriamente impegnata nel compito educativo e abituata ad usare il proprio cervello”.

La mattina dell’ 11 novembre per concludere l’incontro ecclesiastico, i sacerdoti ciessini hanno tutti indossato camice e stola per la S. Messa in Vaticano celebrata - nelle grotte Vaticane nella cappella del sepolcro di San Pietro - dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo dei Vescovi.

“Non sarà il Sinodo per i giovani, ma sarà il Sinodo dei giovani e con i giovani. I giovani debbono sentirsi protagonisti. Noi, nei differenti ruoli che giochiamo in questo progetto, dobbiamo guardarli, accompagnarli in questa bella avventura, ed essere loro partner, loro compagni di viaggio”. Parlando ai consulenti del Csi, sempre nell’omelia “Vorrei allora dirvi che questo linguaggio così diretto, immediato, radicale è sicuramente attraente per i giovani. Sono convinto e anche voi ne avete fatto esperienza nel vostro lavoro apostolico, che questo discorso, queste parole di Gesù, con un linguaggio immediato e diretto, possono sconvolgere e far riflettere i nostri giovani.”

Prima dell’amen il ringraziamento di Don Alessio Albertini e di Vittorio Bosio che ringraziando il Cardinal Baldisseri ha detto: “Noi con un pallone riusciamo a parlare ai giovani. In questo campo ci sentiamo di giocare la partita. Abbiamo dirigenti che, presenti tutti, riempirebbero la Basilica di San Pietro. Tante volte si fa fatica a promuovere le nostre azioni ma altrettante crediamo di riuscirci”.