«Mio figlio è apatico, si annoia. Cosa posso fare?». È la domanda che si pongono tanti genitori, che vorrebbero i loro figli più «vivi» e attivi, maggiormente interessati a se stessi, agli altri e alle cose del mondo. Ma come può accadere che un adolescente, che dovrebbe esplodere di energia, di progettualità, di voglia di fare, si ripieghi invece su se stesso fino appunto a sprofondare nella noia? Perché accade che i ragazzi non sognino più? Perché non sanno porsi una meta? Non dovrebbe forse essere la costruzione di una vita seria, di una famiglia, il loro traguardo? Non dovrebbe forse essere la ricerca della felicità la molla per proiettarsi verso il futuro? Molti giovani non hanno questa consapevolezza: anzi, a quindici anni o giù di lì, si sentono già fuori dal gioco della vita, disorientati perché non hanno saputo riconoscere la loro personale vocazione e si ritrovano su una strada che non sentono come loro. Accanto hanno la famiglia, a sua volta drammaticamente sola, fragile e incapace di assolvere fino in fondo al proprio ruolo educativo, rimettendo sulla giusta rotta i ragazzi. Cosa fare? Come possiamo sostenere questi genitori incapaci di orientare, accompagnare e dare speranza ai propri figli? La questione è drammaticamente urgente, perché va aumentando il numero di quei genitori che, di fronte a tali difficoltà, assumono una visione fatalistica e rassegnata. L'arrendevole assuefazione che si sta diffondendo nel considerare l'emergenza sociale del disagio giovanile va contrastata contrapponendo un forte progetto di ricostruzione e di rifondazione dei sistemi educativi, che restituisca coraggio e ottimismo ai genitori e ai figli. Lo sport è tutt'altro che estraneo a questa missione. L'associazionismo sportivo è potenzialmente uno strumento «miracoloso», perché può offrire a tutti i ragazzi, attraverso l'opportunità dello sport, il modo di imparare a lottare, di impegnarsi per migliorare, di vivere la vita come corsa verso un traguardo da conquistare giorno per giorno. Ma non è solo l'associazionismo sportivo a dover prendere coscienza di questa straordinaria missione, anche le istituzioni e tutta la società civile devono convincersene, comprendendo che la società sportiva è un bene pubblico, e perciò va sostenuta, incoraggiata e aiutata a svolgere bene e fino in fondo il suo ruolo educativo e sociale.