9 giugno 2017

Sport e terzo settore: il contributo del Csi

Audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati

Il 5 giugno presentato ai parlamentari presenti una ampio ed esaustivo contributo con la posizione dell'Associazione sul tema della riforma che investe anche il mondo dello sport

Martedì 5 giugno presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, si è svolta l’audizione del Forum Nazionale del Terzo Settore nell’ambito dell’esame degli schemi dei decreti legislativi relativi al Codice del Terzo settore e all’Impresa sociale, di attuazione della legge di riforma del Terzo settore.

La Commissione presieduta dall'On. Mario Marazziti ha convocato anche il Centro Sportivo Italiano, che come già in altre occasioni, ha presentato ai parlamentari presenti una ampio ed esaustivo contributo con la posizione dell'Associazione sul delicato e complesso tema che investe anche il mondo dello sport.

Nel documento redatto si è posto in rilievo diverse situazioni di criticità contenute nello schema di legge redatto dal Governo e rassegnato, per i pareri di competenza, al Parlamento. Il Csi ha richiamato l'attenzione della Commissione su alcune esigenze che richiedono una miglior scrittura dei testi di legge proprio per non creare ulteriori pesi burocratici, amministrativi e tributari alle Associazioni Sportive Dilettantistiche.

L’audizione

Le principali annotazioni e perplessità rappresentate nell’audizione sono state quelle relative al regime tributario generale per gli enti del terzo settore

Lo sport sociale ed educativo guarda alla crescita dei cittadini ed in questo contesto risulterebbe contraddittorio cancellare alcune agevolazioni. La novità qui è nel fatto che solo le quote di affiliazione e tesseramento saranno esentate da imposte sui redditi. Sono invece assoggettate ad imposte, le attività su pagamento specifico come tornei, campionati, eventi, ecc. Non viene inoltre chiarito se l'esenzione da imposte sui redditi si estende anche all'IVA. Agli enti del terzo settore in generale non si applicherà più la legge 398 del 1991, ma il regime forfettario generale di cui al successivo art. 80 che è meno conveniente. Ci domandiamo allora: chi pagherà questi aumenti? I ragazzini soli delle periferie? Le società sportive che si reggono sul volontariato? Le società magari più organizzate, le polisportive parrocchiali, che così dovranno decidere se chiudere, non occuparsi dei più piccoli e sopravvivere cercando solo di fare cassa? Riteniamo coerente chiedere che le associazioni sportive dilettantistiche continuino a beneficiare della legge 398 del 1991 anche perché dal 2017 essa è stata ampliata fino a 400.000 euro di fatturato l'anno. Sarebbe dunque incoerente che adesso venisse tolta anche alle ASD alle quali è stata sempre destinata sin dall'origine.

Se si considera positivamente il regime forfettario di cui all'art. 80 da applicarsi a tutti gli enti del terzo settore, esso appare limitato alle sole imposte sui redditi. Si auspica, tuttavia, come già detto, che esso resti una ulteriore opzione rispetto al regime di cui alla legge 398 del 1991 che è decisamente più conveniente per le associazioni sportive dilettantistiche. Ad ogni modo si evidenza che i benefici sono riservati solo alle imposte sul reddito. E l'Iva? Anche se è un tributo comunitario e vi sono limiti alla normazione da parte degli stati membri si auspica che si ponga la massima attenzione per semplificare il metodo di calcolo e versamento dell'IVA, esentando le associazioni dagli adempimenti di registrazione analitica, comunicazione e dichiarazione IVA e spesometro.

Infine, il regime fiscale delle APS prevede la non commercialità ai fini delle imposte sui redditi non solo delle quote associative (affiliazione e tesseramento) ma anche delle altre attività istituzionali rese ai soci ed associati (es. tornei, campionati, eventi associativi). Anche qui, però, non è chiaro se il carattere non commerciale di queste attività viene riconosciuto anche ai fini IVA oltre che ai fini delle imposte sui redditi.

Va detto, poi, che esistono proposte di legge, tra cui quella a forma dell’On. Sbrollini, che configura ulteriori tipologie di enti sportivi e di regimi fiscali e tributari. Ci sentiamo di dire, in proposito, che tale proposta sembra dare indicazioni utili e soprattutto chiare. La domanda è: possono essere integrate in un quadro unitario per il terzo settore sportivo? Ovvero: si può finalmente arrivare a dare certezze a chi opera nel mondo dello sport di promozione sociale e dilettantistico, dei tornei per ragazzi e per ragazze, i quali trovano educatori sportivi che decidono di accompagnarli per una parte della loro vita?

Il documento presentato

Il più ampio punto di vista del Centro Sportivo Italiano sui contenuti dello sport e sul contributo che l’esperienza sportiva offre in termini sociali è stato poi espresso nel documento presentato. Una riflessione a tutto tondo, che individua dapprima nei più piccoli i veri protagonisti del welfare dello sport, quindi analizza i benefici relazionali dello sport con l’affermarsi convinto e riconosciuto dell'impatto dell'attività motoria per il benessere fisico delle persone. Come anche nel benessere mentale di un individuo, aiutando a sviluppare la personalità dell’individuo, la capacità di apprendimento di nuove abilità e l’incremento della produttività lavorativa. Tra i giovani l’importanza della pratica sportiva è per lo sviluppo di autostima, benessere, consapevolezza e un miglioramento dei rapporti e delle relazioni con i coetanei. Un’attività sportiva in cui la parte di divertimento e di benessere è prioritaria rispetto all’aspetto competitivo, che genera molto spesso la paura di fallire e che risponde a logiche selettive assolutamente legittime. Lo sport del CSI e del Terzo Settore, per i più giovani, per quelli che non devono diventare dei campioni, è prima di tutto un’esperienza di accesso alla socialità, al benessere, alle chances educative; è un’occasione di prevenzione a favore della salute e della legalità; è uno strumento di contrasto a quella che viene definita povertà educativa. Per questo, il terzo settore sportivo, di cui il CSI rappresenta circa 13.000 società sportive, ha pianificato le proprie azioni, in questi anni, favorendo costi bassi di accesso, valorizzando un’occupazione prevalentemente giovanile ma qualificata, sviluppando numerose forme di pratica sportiva, dai campionati giovanili all’introduzione di nuove discipline. Da anni si attende una legge quadro sullo sport dilettantistico e di promozione sociale che dia certezze sulla fiscalità, sulle professioni sportive e le relative norme sul lavoro. Il bene che le società sportive e gli enti di promozione sportiva producono è stato abbandonato a se stesso e oggi il Csi domanda: questo contributo, alla luce dei percorsi di riforma, avrà uno sviluppo o un’involuzione?


 

Le richieste sintetiche

Infine le richieste sintetiche portate alla XXII Commissione (Affari Sociali) della Camera dei Deputati del CSI in scia con l’azione educativa e sociale che va avanti dal 1944:

  • lo sport sociale ed educativo riguarda prima di tutto i più giovani; lo sport del terzo settore, per il CSI, è questo e i campionati, i tornei, le gare, le feste dello sport sono strumenti al servizio di un’idea di comunità e di uomo;
  • Associazioni di promozione sociale: le APS già iscritte nel registro nazionale (compresi i livelli territoriali e le ASD certificate) debbono continuare ad avvalersi dello status di APS riconosciute. Intendiamo dire No alla retroattività del decreto
  • le attività istituzionali (per soci e tesserati) delle APS e delle ASD debbono essere esentate non solo da imposte sui redditi, ma anche da IVA così come avviene adesso;
  • le ASD e SSD debbono continuare a poter avvalersi della legge 398 del 1991 (regime forfettario) per la determinazione di imposte sui redditi ed iva, od in subordine si integri il lavoro di revisione del terzo settore con efficaci proposte di legge che riguardano il mondo dello sport e possono garantire certezze sia agli enti sportivi, sia alle istituzioni
  • CSI, comitati e ASD debbono continuare ad avvalersi dell'art 90 della legge 289 del 2002, essendo quest'ultima una legge speciale per lo sport dilettantistico
  • Agenzia delle entrate e Ministero del Lavoro costituiscano canali specifici per la proposizione di interpelli a favore degli enti del terzo settore. Servono per chiarire, in regime di compliance, dubbi ed incertezze nell'applicazione delle leggi. Poiché è stato fatto per le multinazionali, ci sembra importante che lo si favorisca per gli enti del terzo settore.
  • risulti confermato e consolidato nella sua certezza giuridica che le prestazioni educative della gioventù e infanzia, nonché quelle didattiche in materia sportiva dilettantistica rese dal csi e dagli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, dai suoi comitati e dalle ASD affiliate, ad enti pubblici come scuole, comuni, ministeri, ecc, per effetto della partecipazione a bandi e sottoscrizione di contratti o convenzioni, siano considerati esenti IVA art 10 comma 20 come previsto dalla unione europea e dall'ordinamento nazionale e confermato  con circolare agenzia delle entrate 32 del 2008 capitolo 5.

Essendo evidente, infatti, che quando un ente sportivo dilettantistico riconosciuto dal CONI, fornisce una prestazione educativa agli alunni delle scuole, in convenzione con l'Istituto stesso, il beneficio dell'esenzione è immediatamente tradotto alle scuole o enti pubblici e da questi alle famiglie che ne sono i fruitori di ultima istanza. Si chiede che tale agevolazione, che si ribadisce genera un incentivo al consumo di beni meritori in capo direttamente ai soggetti fruitori, venga considerata naturale in tutte le situazioni in cui l’ente pubblico fa richiesta all'ente sportivo dilettantistico di svolgere una attività di tipo didattico o educativo della gioventù, finanziata e controllata dall'ente pubblico stesso. La norma già esiste e trae linfa dall'ordinamento comunitario ma deve esserne garantito il rispetto da parte dell'amministrazione finanziaria, nell'ottica della certezza del diritto.

 

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