Il CSI SUL FUTURO DELLO SPORT ITALIANO
CONCLUSO A ROMA “S-FACTOR: SE NON ORA, QUANDO?”
Volontariato, rapporto Eps-Federazioni-Coni, Giovani, Terzo Settore, sistema formativo, Statuto, Scuola, Chiesa, politica sportiva: sono questi i principali ingredienti delle proposte emerse dalla Conferenza Strategica e di Programmazione del Centro Sportivo Italiano dal titolo “S-Factor: se non ora, quando?” che ha portato a Roma oltre 170 associati di 57 comitati territoriali per discutere sul futuro del movimento sportivo italiano. Una giornata di analisi ed approfondimento con 12 tavoli tematici di lavoro per un confronto sulla direzione del percorso culturale e sportivo intrapreso dal CSI, alla luce delle ultime novità in fatto di legislatura e rapporti con gli sportmakers.
Ad aprire i lavori il consulente ecclesiastico nazionale del Csi, don Alessio Albertini, che ha voluto mettere in guardia da due atteggiamenti: "la presunzione della mente", non avere la pretesa di avere la verità in tasca e "l'ambizione della volontà", ci vuole umiltà per essere disponibili al dialogo e al confronto.
Un appuntamento nel quale sono stati protagonisti il territorio e la base associativa del Centro Sportivo Italiano e che è stato arricchito ulteriormente dagli interventi, durante il lavoro dei tavoli tematici, di esponenti di rilievo del mondo sportivo e delle istituzioni nazionali: Cecilia D’Angelo, Dirigente Area territorio e promozione CONI; Domenico Ignozza, Presidente CONI Umbria; Cristiano Habetswallner, Responsabile Sponsorship Management TIM; Damiano Lembo, Presidente Us Acli e Coordinatore del tavolo Eps.
Al termine della giornata è stato il Presidente nazionale CSI Vittorio Bosio a sintetizzare i numerosi spunti di riflessione e le tematiche emerse dai singoli tavoli: “Grazie a tutti i partecipanti per la presenza e il lavoro fatto oggi. Il clima che ho visto oggi mi fa tornare a casa con la convinzione che il Csi avrà lunga vita. E' lo Sport il filo conduttore dell'associazione, quello che si innerva nello Statuto, nell'attività e nella relazione tra le persone e le comunità. Una varietà di esperienze, di progetti, di umanità, che ha un solo denominatore: offrire a ragazzi e giovani e alla nostra nazione un modello di sport che non lascia indietro nessuno. E' un cammino che il Csi non farà da solo: è una sfida che deve vedere protagonista il Ministero dello Sport. Non basta solo il Ministro dello sport, abbiamo bisogno di un Ministero che stia sopra le parti e che possa dettare le regole del gioco e controllare tutto il sistema sportivo italiano”.
Sono state numerose, dunque, le tematiche affrontate durante la giornata di lavoro all’Hotel “Holiday Inn Rome Aurelia”, dai servizi per il territorio a quelli per i mercati, dalla formazione degli associati, ai progetti, all’importante ruolo educativo per i giovani, dalla nuova generazione di dirigenti sportivi alle relazioni con gli altri sportmakers. Prossima la pubblicazione della sintesi dei temi trattati e del lavoro dei tavoli. A dare la benedizione finale, è stato Don Pasquale Fracasso, vicepresidente del SIC (Sacerdoti Italia Calcio), associazione che registra circa 250 preti appassionati di calcio.
GLI INTERVENTI DEGLI OSPITI
Damiano Lembo
“La domanda che bisogna porsi è “Qual è il ruolo dello sport di promozione? Quali sono i confini con le federazioni? Quali sono i nostri compiti? Visto che parliamo di riserva indiana, se c'è una riserva c'è un confine, se c'è un confine ci sono due parti del campo, perciò qual è la nostra parte del campo? Lunedì c'è la Giunta nazionale del CONI, e stiamo andando verso l'istituzione di una commissione mista con 3 rappresentanti degli EPS e 3 delle federazioni. Tra i 3 rappresentanti degli enti c'è chiaramente il CSI in quanto uno degli enti più autorevoli e importanti nel panorama degli eps. La commissione deve lavorare insieme. La nostra visione è far riconoscere lo sport come strumento di inclusione, lo sport per tutti non solo come strumento di agonismo. Diteci qual è il nostro confine. Lavoreremo su quello”.
Cecilia D’Angelo
“Alcune federazioni stanno occupando il vostro spazio come per esempio il rugby che organizza campionati nelle carceri. Questo forse è avvenuto perché negli ultimi anni le vostre realtà hanno inseguito alcune federazioni e non si sono occupate di queste opportunità. Proviamo nei territori e nelle giunte regionali a lavorare di più insieme: basti pensare alla formazione degli operatori territoriali con cui potreste lavorare molto”.
Domenico Ignozza
“Il mio sogno è chiudere la mia esperienza nel mondo sportivo nel CSI perché credo fermamente in ciò che rappresentate perché ho visto l'amore con cui riuscite a fare tutto. Sono convinto altrettanto che chi ha queste capacità deve assumersi la responsabilità verso gli altri eps per un rinnovamento e una vera collaborazione. Forse il CSI dovrebbe prendere in mano le redini della situazione degli eps. Auspichiamo una legge quadro sullo sport che permetta ad ognuno di fare ciò per cui é nato. Credo con forza che il CONI debba intervenire”.
Cristiano Habetswallner
"Una cosa che ho notato nel CSI è che avete una forza incredibile nei valori e nella capillarità sul territorio oltre alla grande capacità di dialogo con i giovani. A volte tuttavia percepisco un po' di timore nell'avvicinarsi al settore privato quasi che questo possa svalutare il vostro mondo. Credo che il tema dello sviluppo digitale come per esempio quello degli e-Sports possa essere per voi molto importante senza snaturare la vostra identità”.