INTER 6 davvero speciale
Festa ed entusiasmo nerazzurro a Tolentino
Ci sono partite che non durano solo 90 minuti. Come quella di oggi allo stadio Della Vittoria di Tolentino, 60 minuti cronometrici, l’amichevole fra l’ Inter Forever di Francesco Toldo e la rappresentativa “Un gol per ripartire”, che ha schierato diversi atleti rappresentanti dei comuni del maceratese, colpiti due anni fa dal sisma, e oggi non del tutto fuori pericolo. Una partita lunga un anno, una intera stagione in cui il gioco di squadra, formata dal Suning, da FC Internazionale Milano con il supporto di ManpowerGroup e del Centro Sportivo Italiano si è ben collaudato grazie a numerose azioni gol. Fino al pomeriggio odierno, che va ben oltre il 6-0 registrato nel taccuino dell’arbitro ciessino Alessandro Di Marzio, in campo coadiuvato da Luca Cardarelli e Luigi Di Matteo, ma che ha regalato sorrisi nerazzurri ad una popolazione, colpita ma mai battuta, che ha voluto e saputo reagire. Allo stadio dei cremisi tolentinati è stato così bello riabbracciare Materazzi, in gol due volte, come il giovane Altobelli, figlio di Spillo; applaudire ancora il tiro a giro del sempiterno Beppe Baresi ed esultare alla progressione gol del capitano-mito Javier Zanetti. Un “sei” speciale, non di sufficienza, ma di ringraziamento ad una società, quella nerazzurra milanese, che ha regalato una giornata di vera festa culminata nella serata di beneficenza, in cui sono stati raccolti oltre tremila euro, nell’asta fra palloni di gioco dell’Internazionale e maglie autografate dai nerazzurri di Inter Forever. C’è quindi il pensiero di Marco Materazzi che va ancora alla popolazione che abita nelle casette e a tutti coloro che ancora non hanno una dimora stabile, Beppe Baresi che applaude al lavoro negli oratori e non solo del Csi, Francesco Toldo che ricorda i suoi trascorsi ciessini nell’Usma Padova e incentiva i giovani a fare sport in una simile associazioni, ricca di valori, ricordando l’importanza di questa prima grande uscita di Inter Forever in Italia per una causa sociale.
“Abbiamo raggiunto un obiettivo importante – ha detto a fine match il numero uno del Csi, Vittorio Bosio- dimostrando che il lavoro insieme ha pagato tanto e bene ed ora dobbiamo proseguire insieme per far crescere l’impianto polivalente che ospiterà manifestazioni sportive e non”.
Gli ha fatto eco Riccardo Barberis, Managing director di Manpower, partner dell’Internazionale. “Allegria e comunità con lo sport. Dovevamo esserci ed eccoci. Doneremo un defibrillatore e la formazione del personale a questa gente. Vogliamo essere presenti dentro le comunità, vivendo l’Italia in tutto il territorio. Sentiamo la responsabilità di andare oltre al business, realizzando anche parte dell’attività come elemento di servizio alle comunità.
“È stato un segno grande per far ripartire l’attività sportiva – ha spiegato in tribuna Padre Roberto Zorzolo consulente ecclesiastico del Csi Macerata – dopo lunghi mesi di grande sofferenza ed instabilità. Iniziative come queste sono un punto di ripartenza per lo sport giovanile, soprattutto quello fatto nelle parrocchie in special modo nelle piccole comunità montane”.
Grande emozione già negli spogliatoi della squadra in rosso, quella pro Marche di Un gol per ripartire. Per tutti ha parlato il capitano, l’ingegnere Gianfranco Ruffini, il progettista dell’impianto che verrà inaugurato il 21 aprile. “Contro capitan Zanetti non vorrei vincere nemmeno il sorteggio della monetina – scherza prima del match - Siamo qui per dire grazie dell’entusiasmo e della competenza che hanno dimostrato i partner di Un gol per ripartire, Csi, Internazionale e Suning. La bellezza di questo incontro è fuori dal rettangolo di gioco, nella rete di relazioni costruite, con i tecnici, con la società. C’è tanto da fare per la ricostruzione ma questo è indubbiamente il modo giusto per farlo”. Vive in un container adibito a caserma, il carabiniere Marco Vitiello. “Non abbiamo segnato, ma il gol è stato vivere questo sogno. Senza gonfiare la rete, in senso figurato abbiamo rigonfiato la speranza – ha aggiunto - Servendo l’Arma abbiamo il compito di essere sempre vicini alla cittadinanza, alle loro paure. Non tifo per il calcio ma da oggi simpatizzo Inter”.
La giornata si è conclusa a Civitanova Marche dove il Csi in occasione dell’inaugurazione del campo polisportivo ha voluto assegnare il Discoboro d’oro al merito Csi, il massimo riconoscimento associativo, a Giuseppe Pezzanesi, sindaco di Tolentino, ad Alberto Bassani, Community Relations FC Internazionale, a Barbara Capecci, ingegnere capo del Comune di Tolentino e a Gianfranco Ruffini, capitano della rappresentativa Csi “Un gol per ripartire” e progettista dell’impianto sportivo. A consegnare i riconoscimenti, accanto al presidente nazionale Bosio, il presidente del Csi Marche, Tarcisio Antognozzi ed il presidente del Csi Macerata, Carlo Belvederesi. Motivazioni comuni per tutti, applaudite dai tanti volontari del Csi presenti, dai dirigenti delle Regioni del Centro Italia (Lazio, Umbria, Abruzzo) presenti. Per la professionalità, la perizia, l’attaccamento, l’impegno e lo spirito di servizio dimostrati nell’attuazione della campagna di solidarietà promossa a favore della popolazione colpita dal sisma.
Invasione di campo a teatro
Al Don Bosco di Tolentino il calcio in un’opera per non dimenticare
Nell’amibito del progetto “Un gol per ripartire” il Teatro Don Bosco ha accolto nella mattinata di venerdi 20 aprile la platea scolastica di 350 studenti a Tolentino presso l’Istituto Istruzione Superiore Francesco Filelfo e preso l’Ipsia Renzo Frau. Tutti i ragazzi delle classi quarte e quinte delle superiori hanno potuto apprezzare la messa in sciena “Invasione di campo” del regista Umberto Zanoletti della compagnia Teatro Minimo. Sottotitolato “Storie di numeri sulla maglia e sulla pelle” sul palco primattore è Giovanni Soldani, con il Pallone, protagonista anche di tante cronache e chiacchiere spensierate, che questa volta vuole aiutare il pubblico a non dimenticare.
Ad Auschwitz, a Kiev, a Therezinstadt, si giocava a pallone. Le guardie organizzavano partite, addirittura tornei. Si divertivano a sfidare i prigionieri ridotti a scheletri disorientati e sfiniti. Un gol o una parata potevano significare premio o punizione, promozione o tortura, a seconda della divisa che si portava.
Si giocava dove l’erba aveva smesso di crescere da tempo, calpestata da passi strascicati, e dove l’aria e la terra erano intrise di storie scadute, abbandonate all’oblio.
Nei campi di lavoro nazisti c’era gente che giocava davvero bene a calcio: fino a pochi mesi prima avevano infiammato gli spalti negli stadi più importanti d’Europa.
E anche quelli che erano stati famosi calciatori, ora, non avevano più il loro nome, solo un numero sul braccio, molto più lungo di quello sulla loro maglia.
Ma un inesorabile triplice fischio improvvisamente aveva decretato la fine della partita che li aveva visti protagonisti. E per molti di loro nessuna possibilità di tempi di recupero.
Come un album di figurine in bianconero, ecco i racconti di Arpàd Weisz, Matthias Sindelar, la squadra dei panettieri di Kiev: campioni nelle cronache sportive degli anni Trenta, fatti sparire dai terribili eventi del secolo scorso.
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— CSI (@CSInazionale) 21 aprile 2018