Speciale Assisi 2018

#Assisi2018

Dal 7 al 9 dicembre 2018 torna ad Assisi il tradizionale appuntamento del Meeting Nazionale Dirigenti. Un momento di incontro, spiritualità, approfondimento e formazione che apre le celebrazioni per i 75 anni dalla fondazione del CSI.

In questa sezione del sito è possibile seguire tutti gli aggiornamenti relativi ai principali momenti del Meeting.

Il Meeting di Assisi ha anche il suo lato “social” attraverso l'hashtag #Assisi2018 

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Bosio: "Un Csi che ha voglia di respiro"

Bosio: "Un Csi che ha voglia di respiro"

Dopo la Messa celebrata al mattino da don Alessio Albertini, le conclusioni di Assisi 2018 sono state del presidente Vittorio Bosio. Subito gli eventi calendarizzati per il 75mo anno di vita dell'associazione, un dono aperto oggi, ad Assisi e che si chiuderà l’8 dicembre 2019, ancora ad Assisi. Un anno che sarà caratterizzato da alcuni importanti appuntamenti. Alcuni: il convegno nazionale su “Sport o Chiesa? dal 15 al 17 marzo; l’incontro dei presidenti provinciali con il Santo Padre l'11 maggio in Vaticano; il concorso per giovani e meritevoli sportivi e sportive under 18 ( in palio duemila euro per tre società sportive e mille euro per due giovani atleti e due giovani atlete); il seminario nazionale su sport e legalità, ispirato alla figura di don Pino Puglisi (18-20 ottobre a Palermo). E poi diversi pellegrinaggi verso santuari mariani, scelti dal territori, a cui sarà affidata l'organizzazione. “Vi chiedo con tutto il cuore - afferma Bosio - anche più di una manifestazione o evento per festeggiare l'anniversario, perché abbiamo veramente tanto da ricordare”.
Un anno per raccontarsii, per dire e confermare l’amore per il prossimo e la dedizione ai più fragili, non tanto per celebrare la storia, quanto per rinnovare impegno e mandato per il presente e il futuro. "Sarà un anno significativo, perché occorre progettare strategie in grado di tutelare le società sportive e i loro dirigenti, da sempre vero motore della storia del Csi. Sarà un anno per rinnovare il ruolo che il Centro Sportivo Italiano deve giocare nelle politiche sportive del Paese. Abbiamo ricevuto un testimone carico di responsabilità e di onore. Dobbiamo fare il possibile per esserne degni". Spiega il presidente: “Abbiamo segnato la storia dell'Italia, una strada di 75 anni, con tanti dirigenti atleti passati dal Csi. Tanti campioni dello sport italiano ma quelli che ricordo più volentieri sono quelli non arrivati alla notorietà. Sono una marea tra passato e presente. A tutti abbiamo lasciato qualcosa. Non so se abbiamo educato tutti, ma segni li abbiamo lasciati ovunque di sciuro. Tante iniziative per formare il pensiero dello sport in Italia. Ricordo il convegno del 1960, quello su “sport e comuni”, Ebbene, da quel convegno nacquero gli assessorati allo sport. Oggi lo sport in Italia è al bivio. Ad Assisi lo scorso anno vennero i responsabili dello sport di tutto l'arco costituzionale. Qui fuoriuscirono ragionamenti che oggi trovano espressione in alcune proposte a Montecitorio. Si dice che parlo con Giorgetti. Sì. Ci parlo, ci ho parlato. Normale dialogo con le istituzioni. Lo abbiamo sempre fatto. Sottolineo non con i partiti, ma con le istituzioni.
Abbiamo appurato che in otto giorni può cambiare la vita. Lo avevamo più volte chiesto al Coni di autoriformarsi. Certo una cosa non semplicissima, non facile, viste le tante anime che convivono. Siamo 15 enti di promozione sportiva che oggi sono messi tutti sullo stesso identico piano. Il Csi ancora oggi si occupa di educazione, e facciamo un lavoro che forse altri non fanno. Promozione sportiva e promozione sociale? Se possibile faremo tutte e due. Se dovessimo scegliere sceglieremo per natura la promozione sportiva
”.

Il numero uno ciessino ha quindi rivendicato alcune azioni fatte dalla Presidenza, partendo dal mi fido di te, che ha creato e messo in movimento progetti strutturali e strumenti per i comitati (campetti costruiti, sedi di comitato, azione di sostegno e rilancio dell'associazione), la riduzione del costo della tessera per l'attività giovanile di 60 centesimi, il servizio alla Chiesa (incontro con il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei) ed a proposito rivela “abbiamo voglia di avere assistenti ecclesiastici in ogni comitato. Dobbiamo lavorare tutti e insieme affinché l'assistente nel Csi diventi sempre più punto di riferimento”.
Sul futuro Bosio è certo e garantisce: “Il Csi lo ha davanti luminoso. Lo so perchè ho trovato persone nel territorio innamorate del Csi. Grazie a loro possiamo costituire altri anni di storia. Cosa farò personalmente? Sarei sprovveduto e arrogante nel dire cosa farò senza prima confrontarmi. In futuro una cosa certa è don Alessio, il nostro assistente, rinominato da poco a novembre dalla Cei. Avevamo bisogno della sua conferma per avere un accompagnamento certo anche rispetto alla prossima assemblea elettiva”.
“Il futuro parte qua da Assisi dalle persone del Csi che hanno voglia di respiro, voglia di sognare all'infinito. È vero che sogniamo. I miei? Stiamo ricostruendo la società di servizi. Dare poi una governance, con persone competenti. Per essere al servizio delle società sportive. Un Csi più bello, un Csi con una casa. Perchè no? Nei sogni c'è anche una sede nuova. Sono grato a quei comitati che lo stanno facendo. Infine ripeto che se saremo capaci di stare uniti faremo un Csi sempre più bello. Abbiamo strumenti e persone giuste che ci credono. Andremo lontano. Ho detto tutto quello che ho nel cuore. Grazie. Viva il Csi. Baci e Buon Natale a tutti!


 

Spaggiari presenta “Le illusioni dei pazzi” … con la luce negli occhi

Spaggiari presenta “Le illusioni dei pazzi” … con la luce negli occhi

Dopo tante luci, emozioni e riflessioni, ad Assisi per il popolo del Csi è il momento di un regalo di Natale anticipato. Per tutti i convenuti da ogni parte d'Italia si tratta del nuovo lavoro dei Controtempo “L'illusione dei pazzi” edito da Elledici, un’ opera artistica unitaria e complementare, in cui si fondono simbolicamente la musica con la letteratura: canzoni e romanzo. Sul palco di Assisi Marco Spaggiari, leader della rockband emiliana, scalda la mattina con l'inno del Csi, “Dove ogni maglia ha un'anima”. “Siamo unici ed irripetibili ed anche nello sport spesso questa selezione disumana ci fa perdere la magia dell'anima unica che riempie le maglie” ha detto il leader dei Controtempo sul palco prima di presentare il suo nuovo doppio lavoro. L’ opera comprende un cd inedito di 20 canzoni, un romanzo che le intreccia in una storia, il canzoniere coi i testi e gli accordi di tutta la discografia dei Controtempo e un sistema di QR code che ne permette anche l’ascolto in streaming da YouTube.

“Il senso di appartenenza che mi lega al Centro Sportivo Italiano è andato crescendo di anno in anno - ha spiegato il biondo cantante modenese - di progetto in progetto e soprattutto di persona in persona conosciuta. Il primo contatto è stato nel 2014 quando, in occasione proprio del meeting di Assisi.
Da quel momento ho iniziato subito a percepire il Csi come una famiglia. Una famiglia di cui mi sento parte e in cui mi ritrovo pienamente rappresentato, sia come sportivo che come musicista, da quella sua proposta culturale che propone l’attenzione alla persona al centro di ogni attività”
Sulla scelta del titolo dell’opera (che comprende anche l’inno “Dove ogni maglia ha un’anima”) “Le illusioni dei pazzi” Marco ha spiegato “sì perchè parla di tutti quei “pazzi con la luce negli occhi” che continuano ad aprire quelle vie creative che l’attuale cultura del consumismo ha reso sempre più rare”.

Don Albertini al popolo CSI: “Non abbiate paura”

Don Albertini al popolo CSI: “Non abbiate paura”

Nella serata di sabato 8 dicembre il popolo arancioblu del Meeting Assisi 2018 si è ritrovato nel tradizionale pellegrinaggio sulle vie francescane. Dopo un fantastico spettacolo pirotecnico musicale innanzi alla Basilica di Santa Maria degli Angeli per celebrare l'Immacolata Concezione, la fiaccolata-pellegrinaggio, guidata dall'assistente ecclesiastico nazionale don Alessio Albertini, ha raggiunto la Basilica inferiore di San Francesco. Sull'altare della quale nell'omelia don Alessio: “Siamo qui per celebrare un'alleanza. La possibilità che due generali in qualsiasi battaglia l'affrontano insieme. Così, qualsiasi cosa la vita ci riserverà, l'affronteremo noi con il Signore. Maria ci accompagnerà prima a credere in questa alleanza lei con suo figlio Gesù. Credo che questa sia l'immagine più bella del sentirsi un popolo, un'associazione, ritrovare il gusto di essere ciò che siamo, dall'inizio della nostra storia, dell'intuizione di una missione. Il cammino continua a volte con fatica a volte speditamente
Da don Albertini è arrivato quindi l'invito a riconoscersi in cammino: “Il Signore ci ha messo accanto qualcuno, la Madonna, che contempliamo nel giorno dell'immacolata concezione. Oggi Maria ci dice questo: abbi il coraggio di tornare indietro dove tutto comincia. La sua storia è cominciata dal pensiero di Dio. Maria ci insegna che Dio non ricomincia mai da zero, ma da uno. Quando l'uomo è caduto nel peccato sembrava che non ci fosse redenzione. Dio non ha azzerato tutto, ha cercato chi potesse aiutarci a ricominciare e l'ha trovato in Maria. Quante volte si dice ricominciamo da zero. Dobbiamo sentire la responsabilità di essere quell'uomo che si impegna. Maria ci dice inoltre di non temere, di non avere paura. Anche lei nella sua vita qualche volta ha avuto paura ma si è sentita dire “non temere”. La Maddalena infatti si reca al sepolcro vuoto, le appare l'angelo che gli dice “non temere”. Quando i discepoli sono impauriti gli appare Gesù che gli dice “non temete”. Nel lago di Tiberiade Gesù gli dice “non temete”. Nella Bibbia l'espressione ebraica “non temere” ricorre 365 volte. Vi invito quindi a risentire nella vostra vita ogni giorno questo ritornello. Gesù ci invita a non temere, a non avere paura di affrontare la nostra vita con coraggio, per dare il meglio di noi stessi. 

Attività giovanile, formazione e sport sociale nei gruppi di approfondimento

Attività giovanile, formazione e sport sociale nei gruppi di approfondimento

Ad Assisi si è riunito il comitato scientifico del progetto Let's Play Sports, che all'interno del Meeting ha proposto due laboratori di approfondimento. Nel primo, intitolato “Al servizio dei più piccoli: percorsi, progetti e azioni in vista” con il direttore generale Michele Marchetti e Carmine Di Pinto, c'era anche il coordinatore tecnico attività sportiva Renato Picciolo che ha sottolineato “L'attività giovanile caratterizza il nostro impegno associativo. Ci poniamo l'obiettivo di crescere attraverso il gioco invitando tutti a fare sport. "Diritto al gioco" è la parola d'ordine del nostro percorso insieme al divertimento collettivo. L'obiettivo del progetto è il passaggio dal gioco fine a se stesso sino allo sport più qualificato che coinvolga anche i più grandi". Nell'altro laboratorio “Time out per arbitri e giudici di gara: rivedere, ripensare, ripartire” il presidente nazionale Vittorio Bosio e il responsabile nazionale degli arbitri Maurizio Caterina, hanno sottolineato l'importanza dell'arbitro per la crescita sportiva ed educativa dei ragazzi.
Nel gruppo di lavoro “territori e le prospettive di promozione sportiva” il direttore dell'area Servizi al Territorio Marco Guizzardi si è a lungo soffermato sul dialogo aperto con la politica e il dibattito sulla riforma del sistema sportivo italiano e i possibili scenari. “E' evidente a tutti la distanza culturale e valoriale che tra le federazioni sportive nazionali e gli enti di promozione sportiva. Il Coni ha sempre cercato di omologare e governare lo sport, senza una chiara distinzione dei ruoli e degli ambiti di attività. Il Coni e le federazioni hanno il compito di raggiungere successi sportivi ai Giochi Olimpici. E avere tanti campioni azzurri e raggiungere risultati sportivi di alto livello è importantissimo anche per lo sviluppo di tutto il movimento sportivo di base. Il Csi caratterizza la propria attività essenzialmente nell'ambito dello sport sociale. Pensiamo allo sport nelle parrocchie e negli oratori, nelle carceri, fino allo sport dilettantistico destrutturato. Coinvolgiamo gruppi di amici, famiglie meno abbienti, associazioni per disabili, movimenti per il benessere, gruppi di migranti, sportivi occasionali, praticanti della terza età”.
La formazione è stata al centro del dibattito del gruppo di approfondimento “Piattaforma SOFIA: progettare la formazione per il personale della scuola” condotto dal responsabile della Scuola Nazionale Tecnici Beppe Basso e dagli insegnanti di Educazione fisica Renato Marino e Giuseppe Cairoli. Gli insegnanti e i responsabili di comitato presenti hanno evidenziato la necessità di promuovere diversi percorsi formativi per gli insegnanti e formare operatori in grado di interloquire con il mondo della scuola e con i dirigenti scolastici, alla luce delle opportunità derivanti dall'accreditamento del Csi come ente di formazione riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione. E' stata inoltre presentata la piattaforma SOFIA (Sistema Operativo per la Formazione e le Iniziative di Aggiornamento dei docenti) il nuovo portale messo a punto dal MIUR che permetterà ai docenti di iscriversi ai corsi di aggiornamento e di compilare il proprio “portfolio professionale”, una sorta di curriculum online da completare con la propria storia formativa e, man mano, con le nuove competenze acquisite.

Mons. Vittorio Peri: "Sono qui perché vi ho nel cuore”

Mons. Vittorio Peri: "Sono qui perché vi ho nel cuore”

“Sono qui perché vi ho nel cuore”. Così ai fedeli del Csi mons. Vittorio Peri, già consulente ecclesiastico nazionale del Csi e ora presidente nazionale dell’Unione Apostolica del Clero, vicario giudiziale e vicario episcopale per la Cultura della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. “Fate sintesi tra lavoro e preghiera. Vi racconto la storia di due scuole distinte di spiritualità. Vanno dal Papa e domandano l'una: Santità, ma quando si prega di può lavorare? Il Papa dice che bisogna tenerli separati. L'altra scuola: ma quando si lavora si può pregare? E il Papa: certo che si può fare! Vi invito a fare sintesi tra le due componenti, date forza al servizio che svolgete nelle realtà sportive. Farete al solito il pellegrinaggio verso il Santuario, passando accanto al lebbrosario di San Francesco, dove si converti effettivamente il patrono d'Italia. Molti pensano che Francesco si sia convertito ascoltando il crocifisso San Damiano. In realtà non è così. Nel suo testamento del 1226 c'è questo pensiero: Signore dette a me frate Francesco mentre ero ancora nei peccati di fare penitenza e mi condusse tra i lebbrosi e con essi facevo misericordia. Ciò che prima mi sembrava amaro divenne dolce come il miele”. C'è poi una lapide che riporta: Signore questa città una volta era un covo di briganti ma per tua misericordia coloro che sono venuti e che verranno in questa città possono ritornare con il cuore aperto e la prospettiva di vita. Vi auguro di vivere questa gioia nel servire gli altri".

Zamagni: "CSI più importante nel terzo millennio rispetto all'era dell'antiglobalizzazione"

Zamagni: "CSI più importante nel terzo millennio rispetto all'era dell'antiglobalizzazione"

Lo sport come azione di promozione sociale oltre che sportiva, come bene relazionale, che favorisce relazioni di sussidiarietà. È stato Stefano Gobbi, direttore area Comunicazione e Relazione esterne del Csi, a introdurre i temi e gli ospiti del pomeriggio di Assisi 2018 nel confronto con due esperti di associazionismo, economia e Terzo Settore. “Il Csi una storia, un dono” questo il titolo della tavola rotonda pomeridiana che ha visto protagonisti Stefano Zamagni professore di economia sociale ed ex presidente dell'Agenzia per il terzo settore e Alessandro Lombardi, direttore generale dell’ufficio Terzo Settore presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il professor Zamagni nel suo intervento ha chiarito perché, a suo dire, in questa fase storica il Csi possieda più importanza che nell’era antiglobalizzazione. “Avendo fatto tutti i gradini dell’Azione Cattolica giovanile, da fiamma bianca, verde, rossa, ecc – ha spiegato l’illustre economista italiano - quando avevo 11 anni gareggiavo nel Csi di Rimini e vengo da questo mondo. Sono in grado vista alla mia età (sono nato il 4 gennaio del 1943, un anno prima del Csi) di valutare la differenza tra ieri ed oggi, dove oggi è per me il nuovo millennio o meglio l’ultimo quarto di secolo. Oggi c’è molto più bisogno di un’associazione come il Csi. Vi spiego il perché in tre ragioni. Agli albori il Csi suppliva alle carenze di quello che oggi chiamiamo “welfare state” o degli interventi delle pubbliche amministrazioni a favore dei ceti deboli. Tutto era affidato infatti alle Caritas, alle parrocchie, alle associazioni. Oggi il Csi ha una importanza ancora maggiore: quella appunto come dice il titolo di Assisi, di indicare una destinazione, e cioè indicare la direzione verso la quale vogliamo si muova la nostra società”. Tre le ragioni fornite dal noto economista italiano, “la prima è che il Csi serva ad affermare un principio di competizione cooperativa. C’è troppa posizionalità oggi (mors tua, vita mea). Nello sport invece le persone capiscono che si può competere ma all’interno di uno spirito cooperativo. La seconda ragione riguarda invece la logica del premio. Il Csi distribuisce premi e non dà incentivi perché l’incentivo distrugge il tessuto sociale e l’autostima, perché toglie il significato proprio del principio del dono come gratuità. Terza ragione: il Csi è generatore di capitale sociale e siccome il capitale sociale è nient’altro che le reti di fiducia (dal latino fides che era la corda che univa due elementi o due persone) ecco che abbiamo bisogno di soggetti come il Csi che aumentino le relazioni interpersonali, perché le nuove tecnologie hanno sì aumentato enormemente i contatti, ma stanno distruggendo drasticamente le relazioni intersoggettive. Quando gareggio invece, che tu sia compagno o avversario, io anche senza rendermene conto , entro in relazione con te. Le devianze giovanili di oggi sono tutte legate, non a deficit cognitivi, ma a quella solitudine esistenziale che deriva dall’assenza di relazioni interpersonali. Ecco allora l’importanza e la caratterizzazione del Csi. Oggi la vera responsabilità non è l’imputabilità dei giudici, ma il prendersi cura (I Care) ovvero io sono responsabile anche per quello che non faccio e avrei potuto fare”.

Lombardi: "Terzo settore, un equilibrio tra autorità e libertà"

Lombardi: "Terzo settore, un equilibrio tra autorità e libertà"

Ecco allora l’intervento di Alessandro Lombardi, direttore  generale per il Terzo Settore del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che ha offerto un momento di riflessione, “dove vorrei richiamare anticipazioni, suggestioni, spunti, all'indomani del entrata in vigore del codice del terzo settore. Una chiave di lettura: il particolare equilibrio tra autorità e libertà, con il rischio di una ridondanza della seconda rispetto  all’autorità. Se da un lato l’esigenza primaria era di dare un quadro  normativo più possibile coerente, rispettando la libertà degli enti e delle  associazioni aderenti, dall’altro si è voluto riconoscere l’aspetto valoriale  per la crescita della società. In questo complesso di norme vi sono molti aspetti  che vanno a toccare il ruolo dell’associazionismo, in particolare quello  sportivo, come ben testimoniato dal Csi. Pensiamo alla centralità della  persona, alla sussidiarietà orizzontale, al riconoscimento della gratuità  nell’ottica dell’interesse generale”.  Lo sport può rappresentare un volano tramite il quale realizzare molte altre attività di interesse generale, che è diverso dal pubblico interesse. Occorre anche un’evoluzione da parte dell’associazionismo per: “rafforzare gli aspetti  di funzionamento relativi ai diritti e ai doveri degli associati, con  disposizioni specifiche definite nei propri Statuti. Bisogna saper prevedere  poi quelli che sono i bisogni che provengono dalla società. In questa  prospettiva va richiesto uno sguardo in avanti in modo da saper coinvolgere le  giovani generazioni ad affrontare una società sempre più digitale. Mantenendo  sempre, però, una caratteristica fondamentale del vostro impegno, la gratuità.  Infine  Lombardi, riferendosi al suo passato di dirigente arbitrale, ha fatto  riferimento al recente episodio di violenza subita da un giovane arbitro a Roma  al termine di una gara di calcio dilettantistico: “All'indomani ho letto le  tantissime reazioni ed i commenti ed in molte parti è emerso il tema  dell’emergenza educativa. Mi sono tornate in mente le parole di Papa Benedetto  alla diocesi di Roma proprio su questo tema. Credo che l’associazionismo,  attraverso lo sport, rivesta un ruolo di grande responsabilità nel formare i  giovani che un domani saranno genitori capaci di trasmettere dei valori ai  propri figli e capaci di costruire una società migliore. La sfida educativa è  veramente enorme, ma rientra nel concetto di responsabilità su cui dobbiamo  fare affidamento”.   

Gobbi: "Lo sport è un fattore di relazione"

Gobbi: "Lo sport è un fattore di relazione"

La chiusura di Stefano Gobbi è con una citazione del noto sociologo Giuseppe De Rita: "Oggi vince Erasmo da Rotterdam. Vince la cultura della difesa di sé stesso con l'idea che in fondo se sto difendendo me stesso non sono un egocentrico, ma sono guidato da una legge divina. La difesa di se stesso, della  propria identità, del proprio interesse, della propria famiglia, del proprio  orticello, della propria identità territoriale ed etnica. Questa è l'onda su cui siamo  stati e stiamo per essere sconfitti. Siamo tornati a una cultura egolatrica, in cui l'ego è  fondamentale, in cui l'egocentrismo collettivo diventa il fattore di cultura  dei leader egolatrici. Significa che si è rotto il rapporto di relazione nella  società moderna, il rapporto di relazione che è il rapporto civile per  antonomasia, che è il rapporto umano per antonomasia". Lo sport è uno se non il principale fattore di relazione ed è importante per un percorso che diviene anche sfida legislativa e culturale". 

Lo sport autentico contro ogni forma di povertà

Lo sport autentico contro ogni forma di povertà

"La felicità sui volti dei bambini è un dono che viene dall'alto”. La frase del cardinal Bassetti è lo spunto per la tavola rotonda "Lo sport autentico contro ogni forma di povertà", moderata dal direttore generale del Csi, Michele Marchetti, che agli interlocutori seduti affianco sul palco della Domus Pacis sul contrasto alle povertà educative chiarisce immediatamente lo stile Csi. “Non c'è risultato diverso del sorriso di un bambino dal quale possiamo prescindere”. Tra le mille difficoltà del Paese, e le nuove esigenze che il territorio richiede, ecco allora Arianna Saulini, Senior Advisor di Save the Children Italia onlus, fare il punto sui diritti dei minori, troppo spesso ed in molte aree negate. “In Italia è stato piuttosto difficile parlare di povertà educativa, laddove la povertà è sempre stata associata come economica. Noi siamo attivi in molti paesi in via di sviluppo, ma la realtà italiana è difficile in molte regioni, non solo meridionali. Lavoriamo nelle periferie di tutta Italia: dallo Zen palermitano a Quarto Oggiaro a Milano o Le Vallette a Torino. Siamo in tuta Italia, dove un milione duecentomila persone vivono in povertà educativa. Il desiderio è poter far realizzare agli svantaggiati il proprio talento. È fondamentale la resilienza per tutta la comunità educante. Famiglia e scuola e comunità educante, di cui fa parte lo sport. Lo sport non è infatti affatto marginale. Chi fa sport va meglio a scuola, è provato. Nel rapporto Crc lo abbiamo incluso nel capitolo “educazione”. Siamo ad un tavolo tecnico dove è fondamentale il Csi in questo percorso. Il nostro interlocutore è il Ministero della Pubblica Istruzione, con cui stiamo lavorano soprattutto per limitare l’abbandono scolastico, e proporre al meglio lo sport". Marchetti introduce quindi Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, il quotidiano della Cei, che proprio qualche giorno fa (il 4 dicembre) ha compiuto 50 anni di vita. Come sempre diretto e schietto il giornalista umbro, di Assisi, è andato dritto al punto. “L’Italia deve uscire dal cono d'ombra – ha detto Tarquinioun Paese straordinario, in cui aumentano però le difficoltà del vivere quotidiano in un sistema che osa suddividere le persone in base alle origini. Le povertà… non hanno passaporto. Manchiamo di fraternità, lo sport la insegna bene: la competizione riguarda tutti ma la regola è condivisa. Ci dicono che gli accoglienti sono quelli che non vogliono le regole che consentono di sviluppare il gioco della vita. Talvolta poi lo Stato è il muro in cui si sbatte. Vorrei uno Stato dove c'è spazio per tutti, che fornisca strutture e poi in fatto di sport si possa sì diventare campioni, ma anche “semplici” persone realizzate. Dobbiamo prenderci la nostra parte di responsabilità. Viviamo con più forza in altro modo; mettiamoci ad altezza di bambino, non del podio. Ricordate che non esistono “scatole” in cui racchiudere i bambini. I bimbi meritano attenzione per rispetto del futuro. Abbiamo oggi paura dei nostri figli, si fatica a metterli al mondo o ad accettare quelli degli altri che vengono. Il futuro c'è, ci deve essere, e voi Csi lo siete". Il contributo del presidente del Csi Vittorio Bosio nella tavola rotonda parte dal passato. “Nel 1944 il Csi è nato e partì solo per i giovani. L'attività sportiva era pensata solo per i giovani. Il mio orgoglio è guardare nei numeri il dato dei nostri under 16; che sono il 60% della nostra associazione. Il nostro sport fa accoglienza. Parola che una volta detta oggi fa pensare ai barconi. Sì, è vero: c'è uno sport che produce scarti. E noi siamo ben felici di accoglierli con il cuore. Dando loro una possibilità di far respirare aria di famiglia. Siamo per l'accoglienza, sempre al centro delle nostre attività. Senza travisamenti. Lo sport del futuro pensa alle quote. A noi invece hanno insegnato di considerare la persona e non le capacità della persona".  

La Fondazione Niccolò Galli in aiuto dei giovani

La Fondazione Niccolò Galli in aiuto dei giovani

Nel giorno dell’Immacolata Concezione dopo la preghiera del mattino declinata come inno alla gioia per ogni cristiano, Assisi 2018 ha vissuto un momento molto intenso con Giovanni Galli, campione del mondo nel 1982 con l’Italia di Bearzot, sul palco, commosso ed emozionato nel presentare le attività sociali della Fondazione Onlus Niccolò Galli, che con il nome del figlio, morto in un incidente stradale nel 2001, l’intera famiglia Galli realizza importanti attività di solidarietà sociale in aiuto dei giovani. “Avrò visto centinaia di volte questo video – spiega Giovanni in apertura – ma l’assenza è davvero troppo grande. Per fortuna ci sono con me le altre due figlie. Ci ha tenuto vivi il grande amore che c'è stato dentro noi: mia moglie, e i figli. Loro hanno sempre accompagnato ogni mia scelta. E poi c’è la fede, il dono più grande che ci aiuta a convivere con questa enorme assenza. Abbiamo trasformato questo amore in una fondazione che lavora da anni nel sociale, principalmente voluta dai suoi amici. Abbiamo il cuore aperto, a chi ha bisogno. Di recente abbiamo donato 4 nuclei abitativi a Norcia dopo il terremoto. Ci siamo solo noi nella Fondazione: una famiglia che si fa da tramite. Continuiamo grazie alla fiducia e alla generosità delle persone. Se penso al Csi non posso non pensare alla Nazionale Italiana Calcio Amputati. Il primo raduno, lo dico con orgoglio, lo hanno potuto realizzare grazie alla Fondazione Galli”.

Juppiter danza e musica “Il passo di un cammino”

Juppiter danza e musica “Il passo di un cammino”

Noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati,
sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l'iniziarlo.
(Mons. Oscar Arnulfo Romero)

 

Declinato sul tema di Assisi “Da un destino ad una destinazione” ed ispirato alle parole dell'arcivescovo salvadoregno, da poco santificato, "Il passo di un cammino" è uno spettacolo intenso capace di interrogare. Una preghiera, un inno che racconta di uomini in cammino verso il proprio orizzonte alla ricerca della loro destinazione, che si rivela soprattutto attraverso le relazioni e gli incontri che si compiono lungo il tragitto della vita. Siamo tutti uomini in cammino diretti in luoghi sconosciuti, in cerca d’amore, rabbia, dolore e meraviglia, abbiamo una sola certezza, non siamo soli. Lo spettacolo è scritto e diretto dall'Associazione Juppiter di Salvatore Regoli che per l'ideazione dei contenuti è partita dalle piccole storie. Perché le piccole storie? Perché ognuno di noi è la sua storia ed ogni storia ha bisogno di essere respirata ed ascoltata.

 

Don Albertini: ad Assisi un cielo che fa sognare

Don Albertini: ad Assisi un cielo che fa sognare

Dio scende dal cielo e si mischia nella nostra storia di sportivi. “Da che parte sta il cielo?” la meditazione in apertura di Assisi 2018 di don Alessio Albertini comincia così, con l’assistente ecclesiastico nazionale del Csi che in un’ora ha voluto invitare i dirigenti arancioblu a proseguire a coltivare sogni, a guardare in alto, per essere di aiuto al mondo esterno ed all’universo associativo. “La straordinarietà di alcuni personaggi biblici, da Re Davide a Giacobbe, è che hanno incontrato Dio che abita nei cieli (così come lo diciamo sempre nel Padre Nostro) attraverso il sogno. Qualcuno al mondo d’oggi potrebbe pensare allora che Dio lo si possa incontrare solo in sogno. Ma Dio non è semplicemente un sogno ma colui che fa sognare. Senza chi è stato capace di sognare non ci sono stati rivoluzioni e cambiamenti nella storia”. Ecco allora le varie immagini richiamate da don Alessio: dalla Rivoluzione Francese, alla Rivoluzione Russa, dalla strage di Piazza Tienanmen, fino ai tre astronauti dell’allunaggio dell’Apollo 11 di 50 anni fa. O ancora persone quali don Pino Puglisi, come Elzéard Bouffier, l'uomo che piantava gli alberi, o il magistrato Rosario Livatino, il giudice ragazzino. Storie di chi non ha avuto paura, ma coraggio sì. Quello di sognare per gli altri, occuparsi del bene comune, alimentarsi di orizzonti più vasti. Quello di far nascere la speranza. “Quando nel 1944 il Papa ha voluto nascesse da una costola dell’Azione Cattolica il Csi, fu per dare speranza ai giovani che dovevano ricostruire dalle macerie, intuendo che lo sport è occasione per andare verso il cielo”. Profondo ed intimo infine l’ultimo passaggio che don Albertini ha offerto alla platea di Assisi. Direttamente collegato all’azzurro spettacolare del cielo odierno su Assisi, in contrasto con il bianco della pietra della basilica di San Francesco. Un azzurro “che ti appassiona e ti sovrasta e che non ti schiaccia mai. Guardare in alto vuol dire condividere uno sguardo con la storia, con la propria vita, riflettere, accorgersi che laddove tutto sembra consumato può nascere ancora qualcosa. Profezia… intuito. Ecco tornarmi il ricordo dell’ultima sera vissuta con mio padre. Era estate, avevo aperto la finestra per un po’ di fresco. Lui in carrozzina, accanto a mamma, mentre io rifacevo il letto. Gli chiesi: “papà che fai?”. La risposta breve fu anche la sua ultima espressione rivoltami in vita: “Vardilà” (Guardo là in dialetto brianzolo). Guardava il cielo. Ecco allora oggi che pensando a mio padre con speranza io guardo l'azzurro del cielo. E mi piacerebbe, Signore, rubarti un po' di azzurro per poi andare a combinarne di tutti i colori...”   

Meeting di Assisi. Nei valori fondanti c’è il nostro destino

Meeting di Assisi. Nei valori fondanti c’è il nostro destino

Nella pagina Stadium su Avvenire, il presidente nazionale Vittorio Bosio, fa "il punto" sul Meeting Nazionale Dirigenti Assisi 2018.
 

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