Sport e COVID-19: facciamo chiarezza
Il DPCM del 4 marzo scorso, a seguito del quale si sono verificate pesanti ripercussioni sullo sport in tutto il Paese, non ultima la sospensione delle attività CSI almeno fino al 15 marzo, ha però ulteriormente chiarito le condizioni necessarie che devono verificarsi affinché una attività sportiva sia svolta in regime di massima sicurezza per sé stessi e per gli altri. Purtroppo il linguaggio “tecnico” lascia qualche spiraglio interpretativo, soprattutto nelle persone che, scioccamente, cercano sempre una scappatoia ad ogni norma impositiva. La decisione della Presidenza Nazionale di fermare tutte le attività sportive CSI, però, ci dice che questo non è il momento delle scappatoie e delle furbizie, che puntualmente si rivolterebbero contro chi le attua e chi si affida con fiducia a costoro.
Un forte aiuto ad interpretare le norme sono le nuove F.A.Q. che nella giornata di ieri, anche su input del CSI Nazionale, l’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha aggiornato e rese pubbliche. La lettura coordinata del DPCM, delle FAQ e delle linee guida della Federazione Medico Sportiva Italiana, ci danno complessivamente un quadro molto più chiaro, anche se non esaustivo, delle misure da adottare e delle cose che si possono o non si possono fare.
Sospensione di eventi e competizioni sportive
Il DPCM chiarisce che sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato; su questo, almeno, vi è totale chiarezza. Il CSI ha scelto di fermare tutto in via cautelativa fino al 15 marzo; tuttavia, nel caso in cui non dovessero mutare le cose, il decreto si estende fino al 3 aprile e la Presidenza Nazionale sarà perciò chiamata a rivalutare la situazione.
Il caso delle “porte chiuse”
Il Decreto consente comunque, nei comuni diversi da quelli della cosiddetta “Zona Rossa”, lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all'interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico. Ma chi sono gli atleti agonisti? Anche qui una ridda di interpretazioni fantasiose, alcune delle quali anche da fonti più o meno ufficiali, ha creato confusione e false aspettative. Giungono però le FAQ dell’Ufficio Sport del Governo a chiarire in maniera inequivoca, partendo dal Decreto del Ministero della Sanità del 18/02/1982 e dalla successiva circolare esplicativa n. 7 dello stesso Ministero del 31/01/1983, che “sono atleti agonisti gli sportivi tesserati alle Federazioni sportive nazionali e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI che, dopo essersi sottoposti agli accertamenti sanitari, hanno ottenuto la certificazione di idoneità agonistica”. In sintesi, secondo la legge, ogni Federazione ed ogni Ente di Promozione ha l’obbligo di definire cosa intende per pratica sportiva agonistica (quali discipline e quali fasce di età, i cui tesserati dovranno poi ottenere la idoneità specialistica). Per maggior chiarezza, il CSI pubblica annualmente tali disposizioni sulle proprie Norme di tesseramento (pag. 32 e 33) reperibili su questo portale al seguente link.
Questo sembrerebbe aprire uno spiraglio per calciatori, pallavolisti, ginnasti e tanti altri agonisti che potrebbero riprendere ad allenarsi o anche a giocare, purché “a porte chiuse”; ma è tuttavia sufficiente escludere il pubblico per poter dire di aver escluso il contagio? La legge ci dice di no, poiché in una competizione o in un semplice allenamento è letteralmente impossibile mantenere sempre una distanza minima di 1 metro tra tutte le persone, e siccome potrebbero essere contagiosi uno o più fra gli stessi atleti (si sono già avuti diversi casi, infatti), è indispensabile che le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, effettuino i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano. A queste condizioni, si è esentati dall’obbligo della distanza minima di 1 metro, che sarebbe pressoché impossibile da mantenere. Quali sono questi controlli? Non sono del tutto chiari, e da qui nasce una certa difficoltà applicativa. Sicuramente un primo accorgimento è il costante controllo della salute degli atleti ogni volta che si accede all’impianto sportivo, nonché la adozione di tutte le misure di prevenzione che la FMSI indica in un elenco di utili suggerimenti. Ne consegue la forte difficoltà di applicazione (nonché l’ipotesi di costi elevati per chi si deve dotare di un medico sociale), che ha indotto la Presidenza Nazionale del CSI a disporre il divieto assoluto di attività fino al 15 marzo in attesa che si chiarisca e si stabilizzi la situazione.
Lo sport di base e le attività motorie
È ammessa la pratica dello sport di base e delle attività motorie in genere (cioè quelle che non rientrano tra le attività agonistiche già citate), sia svolte all'aperto che all'interno di palestre, piscine e centri sportivi di ogni tipo, esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della raccomandazione di mantenere sempre la distanza di almeno un metro tra le persone. Questa distanza minima di sicurezza va sempre mantenuta sia durante l’attività che all’interno degli spogliatoi e di tutti i locali della struttura; può essere utile contingentare l’accesso dei partecipanti ed evitare l’ingresso di persone estranee, anche se parenti dei partecipanti. Il Governo raccomanda ai Comuni e agli altri Enti territoriali, nonché alle associazioni culturali e sportive, di offrire attività ricreative individuali alternative a quelle collettive interdette dal decreto, che promuovano e favoriscano le attività svolte all'aperto, purché svolte senza creare assembramenti di persone ovvero svolte presso il domicilio degli interessati.
Le prospettive
In questo momento la Presidenza Nazionale del CSI sta lavorando insieme alle Istituzioni e al Forum del Terzo Settore, che è in contatto con la Commissione Bilancio del Senato, per inserire provvedimenti a sostegno del mondo sportivo, soprattutto delle centinaia di migliaia di giovani e meno giovani che quotidianamente si impegnano per garantire opportunità di sport, educazione, aggregazione, gioco, socialità, benessere personale e collettivo alle nostre comunità.
Questo è il momento della responsabilità e del sacrificio per il bene comune; le normative sono un po’ più chiare e, se seguite, contribuiranno in maniera decisiva a contenere il contagio verso ciascuno di noi e le persone che ci sono più care, siano esse i famigliari, i nostri atleti o compagni di squadra oppure i nostri colleghi di lavoro o di studio. Se ogni persona infetta ne può contagiare in media altre tre, ogni persona responsabile ne può invece salvare altre 5 o forse 10. Ecco perché è fondamentale essere responsabili e far sì, con l’esempio, che chi è attorno a noi lo sia altrettanto.
Anche FiscoSport è uscito con un numero speciale sui provvedimenti di legge (n. 5/bis del 5 marzo 2020); le società affiliate possono scaricare gratuitamente la newsletter dalla propria area riservata del tesseramento online del CSI.
Infine ricordiamo che su questo portale è disponibile una pagina informativa costantemente aggiornata sulla situazione italiana dello sport in relazione al contagio da Coronavirus SARS-CoV2 che causa la infezione COVID-19.