9 marzo 2020

Nord Italia: chiuso lo sport anche agli agonisti, ferme palestre e piscine

Il nuovo Decreto del Governo, uscito ieri mattina ma improvvidamente divulgato in bozza nella serata di sabato, ha ulteriormente stretto fino al 3 aprile le misure di sicurezza in buona parte del Nord del Paese, portando al massimo le restrizioni per gran parte delle attività al pubblico e tra queste le attività sportive. Infatti, in tutta la Lombardia, in Emilia-Romagna (ad esclusione di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena) e nelle province di Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia, è stato fermato tutto lo sport. In questi territori non sono consentite né gare, né eventi di ogni tipo e neppure più gli allenamenti di atleti agonisti, consentiti solo agli atleti professionisti, delle nazionali ed olimpionici, purché a porte chiuse. Sono stati chiusi anche tutti gli impianti sciistici, le palestre, le piscine, i centri sportivi, i centri natatori, i centri benessere, i centri culturali, sociali e ricreativi; quest'ultimo provvedimento è stato poi esteso, con rispettive ordinanze regionali, anche a tutto il resto dell'Emilia Romagna e a tutto il Lazio.

Vietate anche tutte le manifestazioni e gli eventi in luoghi pubblici o privati anche se sono svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali quelli di carattere culturale, ludico, sportivo, religioso, fieristico, pubbliche assemblee, corsi formativi e riunioni. Sono da evitare gli spostamenti di persone in entrata e in uscita da questi territori, salvo che gli spostamenti per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute.

Un’altra mazzata sulla socialità e l’economia di un vasto territorio, dettata però dalla necessità, assolutamente prioritaria, di contenere al massimo la diffusione del Coronavirus, salvaguardare la salute di tutti i cittadini e non sovraccaricare il servizio sanitario già giunto al massimo della sua capienza. Le scene della “fuga dall’infezione” viste nelle scorse ore sui social network, sono comportamenti irrazionali di persone (alcune delle quali potenzialmente contagiate) che rischiano di veicolare il virus dalle zone dove è molto presente verso quelle dove è limitato o assente; lo stesso dicasi, al contrario, per le scene di impianti sciistici sovraffollati che danno la misura di una certa inconsapevolezza, se non di una grave superficialità. La Presidenza Nazionale del CSI resta assolutamente convinta della bontà delle proprie scelte di fermare l’attività sportiva di ogni genere su tutto il territorio; può sembrare una misura drastica, pesante e per qualcuno egoisticamente inaccettabile, ma che in realtà è il frutto dell’amore e del rispetto verso le persone. Il CSI è e resta sempre più convinto che la prima arma per difendere la salute di tutti, non siano né il panico né l’indifferenza, ma la consapevole prevenzione e comportamenti saldi e maturi, per tutto il tempo che sarà necessario.

In questi giorni, il CSI Nazionale rivolge un pensiero a tutte le popolazioni e a tutti i nostri associati, atleti, dirigenti, arbitri e le loro famiglie, che sono sotto le fatiche di questo contagio, ed una preghiera affinché l’amore di Dio le conforti e le sostenga nella solida speranza di una felice ripresa. Cerchiamo di vivere serenamente questo momento e, se possibile, di non smettere mai di sorridere perché, come dice il nostro Assistente Ecclesiatico Don Alessio Albertini, "il sorriso riesce ad essere più contagioso del Coronavirus".