“Non pensate che noi giornalisti abbiamo qualche torto nell'occuparci solo delle vite sbagliate, trascurando i tanti esempi positivi che la cronaca ci offre? Certe volte mi viene voglia di fare un giornale fatto solo con belle notizie”
Partendo da questo ultimo sogno del “capitano di tutti i direttori” Candido Cannavò, ha preso spunto ieri a Milano il Forum sulla Comunicazione, un incontro suddiviso in due sessioni. Nella prima si sono confrontati i direttori delle maggiori testate sportive nazionali, le più prestigiose firme del giornalismo italiano.
Il secondo momento è stato invece strutturato come una tavola rotonda tra redattori ed opinion makers.
Dopo il saluto iniziale di Gabriele Tacchini, che ha ricordato la sua storica amicizia con Candido Cannavò, Jacopo Volpi ha introdotto le voci migliori del giornalismo sportivo italiano, intervenute a questo convegno. Nel suo discorso d'apertura Massimo Achini, presidente del Csi, si è detto molto soddisfatto della partecipazione a quest'incontro, promosso dal Csi con la consapevolezza di correre un piccolo rischio nel tentare di mettere insieme voci tanto prestigiose. Lo scopo di questo Forum, ha spiegato Achini, è quello di fare piccoli passi, partendo da due fatti oggettivi: lo sport è un portatore sano di buone notizie, di storie di umanità che ogni giorno si realizzano sui campi di gioco, ma allo steso tempo l'informazione si scontra con la difficoltà di farle emergere, dovendo fare i conti con esigenze di vendite ed ascolti.
“Il Csi lancia oggi un concorso giornalistico per premiare la notizia “più bella dell’anno” ed una pubblicazione che raccolga i 20 articoli migliori dedicati a storie positive dal titolo emblematico “Un giornale di solo buone notizie”.
Credo però – ha continuato il presidente Achini – che sia solo nel confronto con gli opinion makers degli organi di informazione che si può trovare la via più idonea e duratura per rendere meno utopico il sogno di Cannavò. Questo è il senso dell’incontro che abbiamo voluto realizzare oggi.”
La figura di Candido Cannavò è stata al centro di tutta la mattinata ed è stata ricordata particolarmente da Carlo Verdelli, suo successore alla guida della Gazzetta dello Sport. Verdelli ha sottolineato che Cannavò non amava i paradossi, quindi la sua idea era concreta: un giornale di speranza e di speranze, senza lordure. Al di là della fattibilità di questo progetto, quello che è importante sottolineare è la fiducia nella bontà di fondo dell'uomo, che va coltivata e la convinzione che questo possa avvenire a partire dallo sport, che Cannavò considerava come un microcosmo, nel quale si mantengono la trama e l'ordito della società. Pur essendo entrato in contatto con molteplici realtà, lo storico direttore della rosea era persuaso che lo sport potesse avvicinarle e rappresentarle tutte.
In questa direzione si è espresso anche Paolo De Paola, direttore di Tuttosport, che ha descritto il contatto con le "buone notizie" come una sorta di oasi, un momento di sollievo dalla frenesia ansiogena della realtà quotidiana e, per questo, ha invitato i colleghi ad uscire dalla polemica a cui sono abituati per raccontare non solo lo sport in maniera diversa, ma soprattutto le emozioni diverse che lo sport è in gradi di regalare.
Nicola Calathopoulos ha definito il "Giornale di solo buone notizie" come una meravigliosa utopia, che porta però con se un messaggio morale e filosofico di grande significato. L'occasione, ha suggerito il vice direttore di Mediaset Sport, potrebbe essere la candidatura dell'Italia agli Europei 2016, che potrebbe portare ad una sostanziale modifica degli stadi di calcio, con l'abbattimento delle barriere e la loro smilitarizzazione, che sarebbero un'opportunità per iniziare un percorso di educazione sportiva.
Riccardo Cucchi, che ha recentemente festeggiato i 50 anni di "Tutto il calcio minuto per minuto" ha voluto immaginare di accendere la radio ed ascoltare questa notizia "Splendida rete di Balotelli a Torino, che strappa l'applauso spontaneo della curva juventina". Cucchi ha sottolineato la necessità di impegnarsi per mettere a fuoco le buone notizie, non nascondendo le cattive, ma imparando a considerare le prime con pari dignità rispetto alle seconde.
La prima sessione si è chiusa con l'intervento di Italo Cucci, che ha testimoniato le sue numerose esperienze in tutti i settori del giornalismo sportivo, concludendo che per portare a galla gli aspetti positivi legati alla pratica sportiva sarebbe sufficiente che i giornalisti fossero competenti ed informati, obiettivo meno scontato di quello che si potrebbe pensare.
Il dibattito tra redattori ed opinion makers è stato vivace e produttivo ed ha lasciato emergere temi di rilievo, ma soprattutto la necessità di far andare di pari passo informazione e progettualità, migliorando anche la collaborazione tra addetti ai lavori, mettendo da parte il narcisismo e puntando sulla concretezza.
Il minimo comune denominatore delle riflessioni emerse in questa seconda parte dell'incontro è stato il tentativo di trovare una via per avvicinare lo sport soprattutto ai giovani. Don Bosco andava a prendere i ragazzi fuori dalle carceri, si dovrebbe imparare a farlo anche attraverso lo sport, smettendo di considerarlo come un privilegio di pochi.
Lo sport ha in sè la capacità di trasformare il dramma in "buona notizia", anche grazie alla sua capacità di aggregazione. Ne è un esempio la vicenda legata a Stefano Borgonovo, nella quale il dolore di un uomo si è trasformato in solidarietà, o nella vicenda degli ex giocatori del Verona, caduti in povertà ed aiutati dagli ex compagni di squadra.
Nella comunicazione sportiva l'unico mezzo per aprire la via al "Giornale di solo buone notizie" è imparare a scegliere, sacrificando le storie che attraggono i lettori per privilegiare quelle che danno un segnale positivo, che dimostrano come superare le problematiche, ad esempio legate alla disabilità, coltivare un'alternativa. Una scelta che può essere realizzata anche attraverso il linguaggio, enfatizzando la positività ed abolendo tutti quei termini che offendono le minoranze, le diversità, le fragilità o che possono istigare alla violenza.