È tempo di essere decisi e decisivi nell’azione educativa
Futuro sembra diventato una parola difficile da sillabare eppure è, più che mai, la parola- chiave in questi mesi di orizzonti stretti, di preoccupazioni assillanti e di motivate paure. L’Unione Europea che sotto l’incalzare della pandemia e di populismi altrettanto virali prova a tornare Comunità di popoli ha fatto della preparazione di un futuro migliore di questo ferito presente il cuore del suo Next Generation Eu, il grande piano di investimenti pensato per rendere il “domani” della prossima generazione un tempo giusto e un luogo vivibile. Una prospettiva che dovrebbe chiamare a grande concordia, e forse anche in Italia arriveremo a trovarla pur lungo la via tortuosa di una crisi di governo difficile da capire. Ma il futuro prima ancora che sfida politica è dimensione generativa, un fatto di paternità e di maternità personali, sociali e morali, un grande e serio gioco per uomini e donne capaci di dare la vita e di farla buona. È una gioia e un compito da educatori.
Esattamente ciò che voi siete, cari amici e amiche del Centro Sportivo Italiano: educatori. Continuate a esserlo, resistendo alle avversità dell’oggi, per Generare Futuro assieme ai ragazzi e alle ragazze che vi si riuniscono attorno, oggi come 77 anni fa, per dare corpo e anima a quella straordinaria realtà che chiamiamo attività sportiva di base e sport sociale. Per questo, vorrei accompagnare la vostra fatica di riorganizzazione e di speranza mettendo nero su bianco un “grazie” in forma di duplice augurio.
Più o meno lo stesso che vi ho rivolto nell’edizione digitale 2020 del tradizionale e benedetto Meeting di Assisi.
Per prima cosa vi auguro di continuare a essere persone e luoghi che per amore e non per obbligo fanno crescere generazioni di giovani dentro la misura di una regola comune, utile e accettata, dentro la bellezza della disciplina che resta gioco e valorizza e coinvolge. Continuare a dare appuntamento a ragazzi e ragazze diversi tra di loro, anche molto diversi, e che altrimenti non si incontrerebbero facilmente e magari neppure felicemente. E contribuite a farne un popolo vero, libero e buono.
E, poi, vi auguro di essere altrettanto decisi e decisivi nell’azione per disincagliare quella parte della nostra gioventù che sta ai bordi del campo della vita, confinata nella condizione di Neet, di coloro cioè che non studiano, non si preparano e neppure lavorano. Giovani che non partecipano alla “gara” per riconoscere e amministrare con saggezza i propri limiti, cambiando se stessi e il mondo. L’impegno a Generare Futuro impone di non rassegnarsi mai, per noi tutti.