Welfare e Promozione Sociale
6 maggio 2021

Attenti agli abusi sui minori

All'indomani della giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, CSI, APG23 e AC rilanciano il progetto "SAFE" a tutela dei più vulnerabili

All’indomani della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia fanno ancora rumore i dati diffusi ieri 5 maggio circa questo fenomeno ormai dilagante. Con la pandemia in tutto il mondo si è registrato un incremento dei casi di violenza, online e offline. Internet ed i social hanno accresciuto adescamenti sessuali e abusi sui minori. Telefono Azzurro riferisce di una media di circa 6 casi al mese di abusi sessuali offline e 5 online (dati 2020). Il report (disponibile qui) reso noto dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni è ancor più agghiacciante.

Nel 2020 sono aumentati del 77% i casi in cui sono stati compiuti reati online a danno di bambini e ragazzi, condotti da adulti «in relazioni tecnomediate di tipo abusante », e nel 2021 tale andamento non accenna a diminuire. 

Secondo il Centro nazionale per il Contrasto alla pedopornografia i reati di sfruttamento sessuale dei minori commessi con social network, circuiti di file sharing e darknet sono in forte crescita così come la circolazione di immagini pedopornografiche: nell’anno del Covid i casi trattati sono aumentati del 132% e gli abusanti indagati del 90%. Impressionante che i più “ricercati” sul web siano bimbi di fascia 0-9 anni, età dove ogni agenzia educativa - dalla famiglia alla scuola, dagli oratori alle società sportive - dovrebbe invece mantenerli sempre al sicuro, protetti dalla famiglia e accompagnati dalla supervisione adulta.

In risposta a ciò serve allora proporre accessi sicuri (anche sul web), relazioni responsabili, azioni preventive a tutela dei minori, delle persone vulnerabili, vittime di ogni tipo di abuso, in special modo quelli collegati all’infanzia e all’adolescenza. Sono questi solo alcuni dei traguardi delle piste di lavoro percorse dal Progetto “Safe – Educare e Accogliere in Ambienti sicuri”, progetto co-finanziato dall’Unione Europea. Qui la prevenzione sulla persona e sulla community avviene mediante la formazione di associati e responsabili delle tra associazioni interessate: la capofila Comunità Papa Giovanni XXIII, in rete con l’Azione Cattolica, ed il CSI.

Sono circa mille gli operatori già coinvolti nel progetto che intende dunque liberare i più piccoli, operando scelte, verifiche, progetti di educazione sicura e tutelante per persone, relazioni e ambienti. Per un mutamento di mentalità ed un cambio di prospettiva: mettersi sempre dal punto di vista dei minori.

LA PAROLA AI CORSISTI

L’AVVOCATO

«Ho curato la formazione sotto il profilo giuridico di coloro che hanno contatti regolari con minori e persone vulnerabili, anche con ruoli di leader, al fine di prevenire, individuare e segnalare abusi sessuali. L’intera formazione si è svolta on line, e l’aver previsto una parte frontale ed una con gruppi di lavoro su casi concreti, ha reso fruibile la proposta, consentito ai partecipanti un approfondimento costruttivo e fattuale e per la sottoscritta è stata fonte di arricchimento umano e professionale».

Antonella Perricelli, avvocato, parte giuridica del percorso formativo per una comunità del safeguarding nella tutela dei minori e delle persone vulnerabili.

 

L'ANIMATORE

«Durante il percorso del progetto Safe abbiamo approfondito con esperti del settore la definizione di una relazione sana e funzionale, comprendendo quando invece essa diventa abusante, prestando particolare attenzione ai diversi fattori di rischio e a quelli di prevenzione. Come aderenti di Azione Cattolica ci siamo ritrovati nella comune missione di cercare relazioni accoglienti, nell’attenzione da rivolgere a ogni ragazzo, e in uno stile di corresponsabilità, formazione e verifica».

Stefano Civardi Azione Cattolica dei Ragazzi diocesi Piacenza-Bobbio

L'ALLENATRICE

«Ho frequentato il corso sulla policy per approfondire l’argomento. I temi trattati sono stati molto trasversali e mi hanno fatto riflettere su come alcune situazioni, che potrebbero venir date per scontate, rischiano di degenerare o diventare dannose per i bambini. Purtroppo le violenze sui minori continuano ad esserci e a volte non ce ne accorgiamo nemmeno. Per questo è bene aggiornarsi e comprendere come agire, soprattutto in un ambiente sportivo, in cui si incontrano numerosi bambini e adolescenti in un contesto dinamico e bisogna essere bravi a gestire qualunque avvenimento».

Patrizia Giannone Istruttrice di pallavolo Asd PlayAsti

Ghizzoni: «Un lavoro di squadra a custodia dei ragazzi»

A quasi due anni dall’approvazione delle nuove “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili” il lavoro nei mesi del Servizio nazionale per la tutela dei minori, non si è mai fermato. A fare il “punto” di quanto fino ad oggi realizzato è il presidente del Servizio CEI, mons. Lorenzo Ghizzoni, a sostegno anche delle azioni promosse dal progetto Safe.

«Le linee guida della CEI spiega l’arcivescovo di Ravenna- Cervia – sono state approvate dal giugno 2019 e da allora è partita una rete che coinvolge tutte le diocesi. Abbiamo chiesto di nominare un referente diocesano per un servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Al referente dove possibile si affianca un’equipe di collaboratori che si dovrà occupare prevalentemente della formazione e della sensibilizzazione di tutto il personale ecclesiastico (preti, diaconi, catechisti, allenatori, educatori e tutti coloro che lavorano a contatto con i bambini e con i giovanissimi) per aiutarli a prevenire qualunque forma di violenza, di abuso e di maltrattamento ed anche per dare loro il senso del rispetto dell’altro, del corpo altrui. Un aspetto molto importante, un percorso dove devono essere coinvolti oltre a tutti gli educatori anche i genitori e le famiglie. In molte diocesi italiane è stato quindi aperto il centro di ascolto per la tutela dei minori dove si raccolgono le segnalazioni, le notizie, le denunce di abusi che possono essere avvenute o che potrebbero avvenire nelle strutture ecclesiali. La rete c’è. E c’è anche la formazione, per accompagnare la quale sono stati pubblicati e resi disponibili online sul sito istituzionale https://tutelaminori.chiesacattolica.it tre sussidi. Nel secondo sussidio, che riguarda in particolare anche l’ambito sportivo si ricordano Le buone prassi di prevenzione nella parrocchia: vi sono citati per gli educatori, i luoghi e le attività che hanno bisogno di una nuova cultura dell’attenzione della custodia dei più piccoli da parte degli adulti. L’obiettivo è far nascere atteggiamenti nuovi e una nuova coscienza, nonché dare origine a pratiche efficaci da applicare negli ambienti ecclesiali. Per dare garanzia alle famiglie che c’è protezione ed un patto di corresponsabilità. È importantissimo il lavoro della prevenzione perché riparare dopo un abuso è assai doloroso e applaudo al gioco di squadra che stanno facendo tre nostre realtà associative, come il CSI, l’Azione cattolica e APg23. Chi ha responsabilità deve essere sempre valutato dai referenti dell’organizzazione e ci deve essere un discernimento riguardo alle persone. Nel caso degli allenatori, per esempio nel mondo sportivo, devono essere delle persone scelte e formate sui pericoli e sulle situazioni a rischio. Non è affatto permessa ambiguità. Il progetto Safe deve andare avanti, perché purtroppo, lo dicono le indagini, anche nell’ambiente sportivo avvengono degli abusi. Quindi occorre ancora operare in gruppo, stringere un patto di alleanza, un accordo in favore dei minori, lavorare insieme per evitare dei seri guai ai nostri ragazzi».