Quando, nel luglio scorso, abbiamo sottoscritto il protocollo d’intesa con Operation Smile avevamo promesso che avremmo partecipato quanto prima ad una loro missione.
La prima “praticabile” era la Giordania. Detto fatto.
Circa quattro ore di volo per atterrare ad Amman e trovarsi immersi nella capitale di un Paese che risulta essere tra i piu’ moderati del medioriente dove giordani, palestinesi, iracheni, libanesi convivono serenamente.
Con noi, gli amici di “Petit velò” un’associazione di ciclisti affiliata al Centro Sportivo Italiano.
In queste occasioni l’impossibile si trasforma naturalmente in “cose di vita quotidiana”. Così 14 medici chirurghi  (3 dei quali italiani) si sono dati appuntamento ad Amman per operare in 5 giorni circa 100 bambini afflitti da malformazioni al palato ed al labbro.
Per loro giornate no stop con colazione alle 7 e poi “dritti dritti” in ospedale per uscirne alla sera intorno alle 18 . Una bella doccia, una serata tra amici in allegria, una bella dormita e poi di nuovo pronti per una nuova giornata in sala operatoria.
La prima mattina abbiamo assistito alle visite. Una marea di bambini assiepati nella sala d’aspetto dell’ospedale e affidati all’animazione e all’assistenza di “decine di volontari” reclutati tra gli studenti universitari di Amman. L’amore è amore in tutto il mondo.
Bastava guardare gli occhi di questi giovani studenti per vedere una tenerezza infinita verso i bambini, bastava guardare gli occhi dei genitori carichi di una speranza che per loro aveva il sapore di un miracolo, bastava guardar gli occhi di questi deliziosi bambini per provare un’emozione da far paralizzare il cuore.
La seconda giornata l’abbiamo trascorsa tra i corridoi delle sale operatorie. Quattro tavolo attrezzati da Operation Smile dove, senza sosta, si susseguiva un’operazione dopo l’altra.
Indimenticabili anche le serate in allegria nei locali tipici, dove sembrava di “stare insieme” a gente che conoscevi da anni. Così, tra un piatto arabo e l’altro, veniva spontaneo chiedere ad Ugo, chirurgo di Vicenza: “ma come sei capitato qui?”
“Sembrerà banale, ma questo è il modo migliore per spendere le mie ferie e poi fare tutto questo mi fa stare bene”
Altro che banale. In quelle poche parole c’è dentro il senso vero della vita.
Nei giorni trascorsi ad Amman non è mancata l’occasione per sperimentare l’universalità dello sport.
Gli amici di “petit velò” si erano portati le biciclette dall’Italia. La prima sera a cena hanno invitato il responsabile di un’associazione ciclistica locale. Detto fatto. Il giorno dopo erano insieme tutti insieme (italiani e giordani) per un giro sulle rive del Mar Morto. Come sempre è bastato parlare di una pedalata per azzerare in pochi secondi “distanze e differenze” con un Paese ed una cultura lontana da noi.
Operation Smile, lo scorso anno, in tutto il mondo è riuscita a realizzare ben 12994 operazioni nel corso di circa 80  missioni in 42 Paesi.
Siamo tornati a casa con un sogno ed una preoccupazione.
Il sogno è quello di affiancare Operation Smile in altre missioni, occupandoci sostanzialmente di due aspetti. L’animazione nei confronti dei bambini che vengono operati ed il fatto di “portare il sorriso” a tutta la città che ospita la missione occupandoci dei bambini che vivono in situazioni di disagio. Ad Amman, ad esempio, c’erano orfanotrofi e campi profughi palestinesi.
La preoccupazione è quella di riuscire a centrare l’obiettivo che ci siamo dati all’inizio dell’anno: regalare ad Operation Smile almeno 100 sorrisi. Che, tradotto in euro, vuol dire raccoglierne  almeno 18 mila.
Sappiamo bene che tanti Comitati e tante società sportive sono già impegnati in numerose iniziative di solidarietà. Lo sappiamo e siamo orgogliosi di quello che fanno.
A quelli che invece sono ancora al palo, vorremmo rivolgere un appello: non accontentatevi dell’ordinario.  Abbiate la forza di sognare, di allargare l’orizzonte, di credere nell’impossibile. Abbiate la consapevolezza che attraverso lo sport e la vostra società sportiva potete fare un mare di bene… tanto dietro l’angolo di casa quanto in luoghi infinitamente lontani.
Non fate giocare a centrocampo la vostra voglia di fare del bene… Lasciatela libera di “giocare in attacco” seguendo semplicemente lo schema del cuore.
Se potete dateci una mano a sfondare e superare quel muro dei sorrisi che ci siamo prefissi. Se aveste visto gli occhioni di questi adorabili bambini sdraiati sul lettino della sala operatoria, credeteci, non resistereste alla tentazione.